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Ferrari Testarossa «Barchetta». Magia d’autore!

La scuderia Baldini, dopo tre anni di appassionato lavoro, presenta una Ferrari Testarossa in versione «Barchetta», esemplare unico al mondo. È la prova d’amore dell’Azienda romana per il Cavallino rampante, oltre che una dimostrazione di grande professionalità e competenza. «Motori360» ha il piacere di mostrarvi in anteprima mondiale questo capolavoro stilistico

  

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Trentasei mesi di lavoro. Il coinvolgimento di una platea di artigiani tanto misconosciuti (perlomeno ai più) quanto bravi; innumerevoli tentativi, ostacoli e delusioni ed altrettante ripartenze, perfezionamenti, piccole conquiste e poi… il traguardo: la soddisfazione di aver realizzato un esemplare unico al mondo, senza intenzioni di replica. Un esemplare che appaga il sogno più ambizioso del sognatore più audace. Signori, una Ferrari Testarossa in versione Barchetta! 

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Pezzi… d’autori

Ma innanzitutto, chi sono e cosa fanno questi maghi della carrozzeria e della meccanica? Prima di addentrarci nell’ultima esclusiva realizzazione, occorre spendere due parole sulle speciali «creazioni» dell’«atelier rampante», come sono definiti a Roma i reparti officina e carrozzeria della scuderia Baldini. In questo laboratorio dei miracoli, nato nel lontano 1973, si forgiano – con mani dalle straordinarie capacità ed ingegno di eccezionale valore – modelli che hanno la stoffa delle fuoriserie, vetture che sono già miti ma alle quali si osa pensare di poter dare un tocco in più. Non sono solo vetture del cavallino rampante. A rifarsi il look sono qui giunte prestigiose Aston Martin, Lamborghini, Maserati, BMW, Mercedes e Porsche. E proprio un esemplare di quest’ultima fece guadagnare a Giordano Baldini (poliedrico personaggio ex pilota, autore e compositore e, ovviamente, mago carrozziere) il plauso della Casa madre di Stoccarda, quando trasformò una Porsche «911» in una «959» (un gioiello di – all’epoca – 1 miliardo di lire tirato in soli 200 esemplari). La Porsche capì l’artista e non considerò la realizzazione di Giordano Baldini un misero «falso». La lodò, invece, come il risultato del lavoro appassionato e professionale di un grande artigiano. L’esito finale, effettivamente, era stupefacente. Come stupefacente è la «Barchetta» di oggi…

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Si è ripartiti… da un mito!

Per l’ultimo capolavoro di Baldini, il modello di partenza è stato una Ferrari Testarossa «monodado» seconda serie del 1987 con soli 33.000 chilometri di percorrenza. L’occasione: la richiesta del proprietario della vettura, caro amico della famiglia Baldini, in vena di avventurarsi in un mare di incognite che sono il primo problema da affrontare quando si procede ad un restauro radicale di un’auto, anche… «normale».

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Figurarsi quando si deve lavorare su una base importante come una Ferrari, senza oltretutto progettare la radicale modifica: si sa come e quando si parte ma non quando si arriva, e neppure come! Così i preventivi, per quanto prudenzialmente larghi, immancabilmente lievitano esattamente come i problemi, ed il solo «motore» che fa muovere il progetto e superare tutto, è un cocktail di competenza, pazienza, carattere e mezzi. 

La scelta della «barchetta» 

Proprio per la necessità e la voglia di restare nell’unicum: di Testarossa cabrio (autorizzate o meno che siano) negli USA se ne trovano diverse; in Italia la carrozzeria Pavesi ne ha fatta qualcuna mentre Pininfarina, con l’ovvio blessing della Ferrari, ne ha realizzato un esemplare unico per Giovanni Agnelli. La stessa scuderia Baldini ne ha create due.

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Il lavoro della «barchetta» è iniziato con il completo smontaggio dell’auto e la messa «su dima» del telaio; questo, privato del padiglione, è stato irrobustito con una serie di traverse saldate agli elementi centrali e laterali del telaio d’origine; ovviamente le caratteristiche dei trafilati in acciaio impiegati erano conformi a quelle degli acciai utilizzati a Maranello; tutte le saldature sono state effettuate con il telaio della TR saldamente bloccato sulla dima in modo da evitare che lo shock termico potesse torcere qualche elemento.

La meccanica, per quanto ancora «fresca», è stata integralmente revisionata e lo scarico originale sostituito con altro in acciaio inox più performante dell’originale e con un sound dedicato… L’assetto è stato rivisto un paio di volte: la prima è risultato troppo rigido, quasi pistaiolo, mentre nel corso del secondo tentativo sono stati lasciati gli ammortizzatori montati in precedenza, piuttosto rigidi sia in compressione che in estensione, adottando però molle più morbide. Il risultato, affermano i Baldini, è stato sorprendente: la barchetta poco ha perso della precisione derivante da una ciclistica quasi da competizione guadagnando però, in maniera considerevole, in comfort.

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Virtù che abbiamo decisamente apprezzato nel corso del nostro test, effettuato – senza troppi scrupoli – anche su percorsi caratterizzati da avvallamenti e alcuni dossi dove la barchetta ha filtrato perfettamente le asperità, mantenendo una stabilità impeccabile nell’affrontare anche curve veloci con inserimenti molto rapidi e con un’ottima aderenza al suolo. 

Ricercata… carrozzeria

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E veniamo alla carrozzeria, le cui forme determinano il primo impatto con l’auto! I tecnici della scuderia Baldini hanno cercato innanzitutto di non stravolgere la favolosa linea della Testarossa, capolavoro del maestro Pininfarina.

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Eliminato il padiglione, si è posizionato il fascione orizzontale in lamiera fra abitacolo e cofano motore, incorporandovi i poggiatesta carenati che, proprio nello stile «barchetta», si interrompono a filo cofano per proseguire – senza soluzione di continuità nella linea – sul cofano stesso che ne assorbe le estremità a circa metà della sua lunghezza; naturalmente, prima di pervenire alla forma definitiva dei due cupolini, che ospitano due roll-bar di sicurezza, sono stati effettuati diversi tentativi sino a che la forma ideale è stata individuata «copiando» l’andamento rettangolare del poggiatesta vero e proprio.

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L’andamento discendente del cofano motore ha comportato la ricerca del giusto tipo di cerniere ad espulsione delle quali, prima di individuare quella ad hoc, ne sono state testate una ventina di versioni. Sono stati inoltre allestiti dei specchi retrovisori esterni con una linea molto tondeggiante, abbinati perfettamente al design dei due cupolini posteriori.

Azzurro «summer»

 

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La scelta del colore merita una specifica citazione in quanto alla definizione dell’azzurro metallizzato che si può osservare nelle fotografie, si è pervenuti tralasciando l’iniziale beige ed il successivo verde metallizzato. La tonalità di azzurro è stata individuata lavorando con il tintometro e sottoponendo alla fine il prodotto ottenuto alla Lechler, scoprendo non solo che quello artigianale «copiava» al 95% la specifica colorazione a catalogo per Ferrari ma che il matrimonio fra vernice ed auto era, perlomeno nei nomi, predestinato: quale miglior connubio, infatti, fra «Barchetta» e «azzurro summer»?

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La sfida degli interni

Altro ostacolo da risolvere è stato la finitura di profili e parabrezza, all’inizio trattati in nero opaco, successivamente in argento cromo, ed infine, soluzione definitiva, in argento lucido.

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Anche il colore degli interni è stato oggetto di più tentativi cromatici prima di individuare il definitivo color panna che ben si sposa con l’azzurro della carrozzeria; per i rivestimenti – realizzati da una tappezzeria della provincia romana a cui hanno preso parte anche alcune esperte signore – è stato fatto ricorso a pellami idrorepellenti per nautica (per intenderci del tipo, attualizzato, che rivestiva gli interni di alcuni dei famosi Riva Aquarama che non per niente venivano definiti le Ferrari del mare…) in modo da evitare, vista la tipologia di carrozzeria, eventuali danni da agenti atmosferici.

Note di ricercatezza sono date dalla colorazione argento delle cinture di sicurezza, in nuance con l’argento lucido dei profili, dall’impianto audio Alpine a scomparsa volutamente non sofisticatissimo e dalle alette parasole che, sollevate, assumono indiretta funzione di frangivento.

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Un esemplare unico che, prima di tutto, sottolinea il grande amore per le vetture del Cavallino e poi rimarca la capacità di tutta la filiera coinvolta, italiana, fiera di esserlo!

 [ Tony Colomba ] 

 

 

 

 

SCUDERIA BALDINI & Co.

40 anni di Ferrari, e non solo…

Nei pressi dell’autostrada Roma-Fiumicino, al principio di via della Magliana, inizia nel 1973 l’attività di Giordano Baldini. Si tratta di una carrozzeria e piccola officina interna che ben presto si specializza in marchi prestigiosi, come Ferrari, Porsche e Lamborghini. E diventa un luogo di culto per gli appassionati poiché numerose sono le Ferrari sempre presenti in officina ed in carrozzeria. Dalla metà degli anni ‘80, il favorevole momento economico accompagna l’espansione dell’attività, in cui la maestria di Giordano gioca un ruolo fondamentale: di quel periodo, si ricorda ancora la magistrale ricostruzione della rara Porsche 959, partendo dalla base di una 911 SC.

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Nel 2003, Giordano si ritira dal lavoro e passa il testimone al figlio Fabio, già con molta esperienza tecnica ed imprenditoriale, che trasferisce l’attività nell’attuale sede di via delle Idrovore della Magliana n. 49. Qui, nuovi e ampi locali consentono di stare al passo con i tempi: nella carrozzeria si riparano i particolari realizzati in composito, come carbonio e kevlar, e si interviene anche sulla complessa parte elettronica delle vetture.

Nel 2008, la struttura si amplia ulteriormente e prende il nome di «Scuderia Baldini»: i reparti di carrozzeria e meccanica vengono affiancati dall’esposizione e vendita di vetture supercar e dal reparto pneumatici. Inoltre, grazie all’esperienza paterna come pilota di F.3, viene inaugurato il reparto corse, che porta in pista, con ottimi risultati, tre Ferrari 430 Gt Cup.

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Sotto la direzione di Fabio vengono realizzate sia la riuscita trasformazione di una Ferrari 512 TR in versione cabrio, sia una “superba ricostruzione” (così Fabio ama definirla – ndr) della Ferrari 250 GTO degli anni ‘60.

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Realizzata sulla base del modello 250 GTE del 1962, è stata ricostruita dagli stessi artigiani dell’epoca seguendo le specifiche originali. Inoltre ulteriori costruzioni e personalizzazioni sono in fase di ultimazione. Tra la sua folta clientela, spicca il nome di un ferrarista particolare: “Si, Little Tony era un nostro cliente”, racconta Fabio. “Da tanti anni si rivolgeva a noi per le sue auto. Oltre che cliente appassionato era ormai diventato un amico di famiglia, come tra l’altro tantissimi altri personaggi dello spettacolo e dello sport che ci vengono a trovare”.

La «Scuderia Baldini», nonostante abbia ottimi rapporti con la Ferrari, pur amando e rispettando le regole del marchio del cavallino rampante, non ha mai richiesto l’autorizzazione della casa del Cavallino, in modo da operare senza restrizioni nel settore in cui sono specializzati, quello delle supercar.

Nonostante il momento economico difficile, la diversificazione del lavoro ci consente di lavorare ancora bene”, spiega Fabio. “Stiamo pensando di ampliare i nostri locali e riprendere l’attività sportiva nel 2014 con le Ferrari 458 Gt3”. Tenendosi però nel frattempo in allenamento con la partecipazione quest’anno, e con successo, ad alcuni eventi sportivi, apripista per una perfetta stagione 2014,

Intanto, proprio in questo 2013 la SCUDERIA BALDINI raggiunge lo storico e prestigioso traguardo dei 40 anni di attività aziendale.

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SCUDERIA BALDINI & Co.
Via delle Idrovore della Magliana, 49

00148 Roma – Italy

Tel. +39 06.65790002 / +39 06.96043915

www.scuderiabaldini.com

info@scuderiabaldini.com