Home > Cielo > Aeronautica > Nespoli manda in orbita… l’AILA contro l’osteoporosi

Nespoli manda in orbita… l’AILA contro l’osteoporosi

L’astronauta, ospite d’onore della XVII edizione del Premio Aila «Progetto Donna», tra i protagonisti del docu-film «Expedition» di Alessandra Bonavina

 Motori360_Nespoli_AILA-nespoli-bonavina

La regista Alessandra Bonavina, regista e produttrice del docu-film «Expedition», è stata insignita del Premio AILA «Progetto Donna». L’importante riconoscimento, giunto alla XVII edizione, le è stato assegnato per il suo contributo alla sensibilizzazione sull’osteoporosi, una malattia che colpisce in particolare le donne e che, però, può essere adeguatamente tenuta sotto controllo se diagnosticata in tempo.

Motori360_Nespoli_AILA (5)

Nello spazio la perdita di calcificazione ossea procede assai più rapidamente che sulla Terra, ha spiegato al pubblico l’astronauta Paolo Nespoli, protagonista del documentario sulla missione Vita dell’ASI, e che ha accompagnato la regista sul palco al momento della cerimonia di consegna del premio con la straordinaria presenza dell’astronauta Paolo Nespoli che ha partecipato attivamente ai lavori sul set, in veste di co-protagonista. A consegnarle il premio la dott.ssa Daniela Prosperi, medico nucleare dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, mentre a condurre la serata Eleonora Daniele, che non ha mancato di ringraziare l’Agenzia Spaziale Italiana per aver promosso il progetto.

Gli altri premiati sono stati la violoncellista Giovanna Famulari, la cantante Gigliola Cinquetti, l’attrice Claudia Gerini, il cantante Dodi Battaglia. Da anni l’AILA – la Fondazione presieduta da Francesco Bove – è impegnata nella lotta all’artrosi e all’osteoporosi: due patologie cronico-degenerative in crescita per il sensibile allungamento dell’età media della vita. 

La motivazione

Questa la motivazione del Premio AILA «Progetto Donna cucita» intorno alla personalità, alla creatività e alla verve artistica di Alessandra Bonavina: «Genio «cosmico» quello di una regista capace di realizzare con «Expedition» il primo docu-film dedicato a un’impresa spaziale, conducendo lo spettatore dietro le quinte della Missione Vita dell’ASI. E riportando testimonianze degli astronauti sui vantaggi della ricerca sull’osteoporosi. 

La «Missione Vita» dell’ASI

Motori360_Nespoli_expedition_plef

Grazie a «Expedition» lo spettatore vive dietro le quinte della Missione VITA dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) rivelando un mondo tuttora ignoto al pubblico. C’è da dire infatti che nel docu-film della Bonavina non si assiste alle tradizionali riprese degli astronauti che gravitano sospesi nella navicella: viceversa con una dinamica serrata molto più vicina al dinamismo filmico che a quello, un po’ paludato, di stampo documentaristico: «Expedition» pone in luce tutto ciò che avviene prima del lancio, dagli addestramenti specifici e pesanti, a simulazioni di situazioni catastrofiche, esperimenti e la miriade di componenti che «assemblano» l’aspetto tecnologico della missione.

Motori360_Nespoli_AILA (7)

Anche se non c’è una guest è evidente che Paolo Nespoli sia stato scelto da Alessandra Bonavina quale elemento di spicco della narrazione. La parte conclusiva del docu-film (premiato) è stata girata in Russia, dove si è svolta l’ultima fase degli addestramenti prima del lancio. Ci dice Alessandra Bonavina: “Girando il Docufilm mi sono resa conto che la maggior parte della gente non sa nemmeno che esiste la stazione spaziale, che da anni gira attorno alla terra ed è un laboratorio scientifico. Allora mi sono chiesta: Come posso raccontare un argomento così complesso tecnico-scientifico in un modo semplice per essere compresa da tutti? La soluzione è stata di non informarmi prima, come si fa di solito, e di fare in modo che anche io apprendessi le cose così come mi si presentavano: se capisco io, capiranno anche tutti quelli che vedranno il film…”. 

Lunar City a Venezia 

Alle recente Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dopo la presentazione del film «First Man» sulla conquista, cinquanta anni fa, della Luna da parte del genere umano, il ritorno dell’uomo sul nostro satellite e la nascita di una colonia umana sono stati il tema del docu-film «Lunar City» di Alessandra Bonavina: un viaggio in un futuro non così lontano che vede impegnate le principali agenzie spaziali al mondo e tra queste l’americana NASA e l’italiana ASI, con gli astronauti Nespoli e Vittori che hanno compiuto ben tre missioni nello spazio. «Lunar City» è il secondo capitolo della trilogia «Expedition» di Alessandra Bonavina prodotta da Omnia Gold Studios Production in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e la NASA. Oltre a Vittorie Nespoli, alla presentazione hanno preso parte il responsabile Volo Umano ASI, Gabriele Mascetti, e il manager della comunicazione della Stazione Spaziale Internazionale per la Nasa, Dylan R. Mathis. Il ritorno alla Luna, sostiene l’ASI, vede coinvolti molti Paesi, non solo le potenze spaziali USA e Russia, ma Cina, Europa e l’Italia grazie ad una forte e avanzata compagine industriale.

La città sulla Luna

Il docu-film di Alessandra Bonavina vuole raccontare come potrebbe essere la vita degli astronauti nella Città sulla Luna: unità abitative, un vero e proprio laboratorio permanente con squadre di astronauti che si alterneranno nella gestione, Centri di ricerca per esperimenti, attracco per le astronavi ed estrazione mineraria. Insomma, “come in un film di fantascienza ma che invece è prossima realtà scandisce”, si è detta convinta l’Agenzia Spaziale Italiana.

Il Premio AILA

Prevenzione, metodi di approccio e cura sullo sfondo di una colonna musicale di spessore garantita dalla presenza di artisti che hanno fatto la storia degli ultimi cinquant’anni della musica italiana e che hanno ricevuto un riconoscimento importante, ieri sera, alla vigilia della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne: il Premio Aila «Progetto Donna» 2018, giunto alla diciassettesima edizione, andato in  scena all’Auditorium Parco della Musica in una «Sala Sinopoli» esaurita in ogni ordine di posti (1.100 spettatori) con grande soddisfazione del Presidente della Fondazione Aila, prof. Francesco Bove.

I Premi sono andati a Dodi Battaglia (che, dopo aver seguito un «medley» dei suoi successi, ha annunciato il concerto romano del 25 gennaio, ore 21.00, proprio nella Sala Sinopoli), Gigliola Cinquetti, e Lisa (anch’esse si sono esibite, la prima eseguendo «La Boheme» di Aznavour, la seconda cantando il suo ultimo successo «C’era una volta») Claudia Gerini, la celebre violoncellista Giovanna Famulari e Alessandra Bonavina.

Nel corso della serata, condotta da Eleonora Daniele – alla presenza di autorità del mondo scientifico, culturale, professionale e artistico, particolarmente apprezzata l’esibizione dell’Arpa Rock di Micol con brani dei Led Zeppelin, Dire Straits e Coldplay e il tradizionale concerto della «Affetti Collaterali Band» del prof. Bove (voce e chitarra) all’interno dell’iniziativa «Music&Science», con un quartetto di archi e di fiati per un omaggio a Lucio Battisti e un repertorio di brani storici dei Procol Harum, così come di Eric Clapton e di altri grandi artisti che hanno fatto la storia della musica blues e rock. 

Le finalità

Non mollare l’osso! Con un hashtag davanti: così, tanto per entrare più rapidamente nel mondo social e incidere sulla società. Il tutto nella dinamica del movimento e dello slogan che campeggia sull’attività della Fondazione presieduta dal prof. Francesco Bove: «Muoviti, metti l’Aila ai piedi». “La prevenzione è l’unico modo per difendersi e per frenare l’emorragia di costi: un miliardo di euro per la frattura delle ossa vertebrali. Un dato che deve far riflettere su sprechi e gestione scellerata dalla salute della popolazione, se si pensa che per curare l’Epatite C sono sufficienti «soltanto» 500 milioni – osserva il prof. Francesco BoveLe conseguenze della disattenzione nei confronti del proprio apparato osteo-scheletrico con le ricorrenti fratture del collo del femore, comportano abbassamento di statura e incurvamento, a fronte di risorse per la cura in netto calo nel nostro Paese”. Dunque, artrosi e osteoporosi sotto osservazione. “Per quanto riguarda la prima sindrome – ha proseguito il prof. Boveoccorre muoversi senza sollecitare troppo la macchina; sul secondo quadro clinico occhio alla vitamina D che viene monitorata con un esame del sangue. Poi, grazie alla MOC, otteniamo una sorta di «estratto conto» sulla quantità di calcio presente nelle nostre ossa Ma non basta, dobbiamo implementare la prevenzione con la dieta, facendo leva sul latte e sui suoi derivati”. Per passare a una riflessione: “I detti popolari sono nati prima della medicina ed è bene rivalutare la portata di certi insegnamenti che all’epoca erano sostenuti solo dalla pratica e dalla riflessione, senza strumentazioni scientifiche attendibili: così – fa notare il Presidente della Fondazione Aila – quando si sente ancora dire «prendi il sole sulla schiena» si rivela una grande verità in quanto quella parte del corpo è la più estesa, è in grado di recepire e catturare meglio i raggi solari, producendo vitamina D. Non è un caso che da Roma in su le condizioni climatiche non favoriscano tale processo con dati statistici che confermano ampiamente la «scientificità» del detto”. 

Sedentarietà nemico n. 1

Sin dalla sua nascita, l’AILA ha finalizzato la propria azione di ricerca e di sensibilizzazione su malattie degenerative di largo impatto sulla popolazione quali l’artrosi, con particolare attenzione ad anca e ginocchio. Da qualche anno il focus della Fondazione è incentrato sulla lotta alla sedentarietà, maggiore fattore di rischio correlato, insieme col fumo e l’uso dei farmaci. Il prof. Francesco Bove ha condensato su due quesiti l’approccio all’avvio di una soluzione del problema: ovvero, quello che si può fare; e quello che si può evitare. Dunque, «sì» alla lotta alla sedentarietà e alimentazione a base di calcio e vitamina D; «no» ad alcool e fumo. Nonché lotta alle magrezze patologiche e all’anoressia che pregiudicano il patrimonio osseo.

Emergenza mondiale

In generale 200 milioni di persone nel mondo soffrono di osteoporosi. Le fratture vertebrali sono una vera e propria emergenza e, nella maggior parte dei casi, non vengono diagnosticate: solo il 10 di esse risultano ospedalizzate. Non sempre sono associate a un trauma, quindi maggiormente risultano spontanee (crolli). Indicativo anche il dato sulle fratture del collo del femore: 1.700.000 casi, con un tasso di mortalità che oscilla tra il 10 e il 20 per cento. Nelle donne al disopra dei 45 anni l’osteoporosi richiede maggiore ospedalizzazione del diabete, dell’infarto miocardio e del cancro al seno. In Europa i Paesi più colpiti sono quelli Scandinavi. Per quanto concerne l’anca le proiezioni statistiche stimano entro il 2050 un aumento del 240% di fratture nelle donne e del 310% negli uomini: così, se nel 1990 le persone colpite nel mondo erano 1,6 milioni, fra 32 anni il numero supererà i 6 milioni. Sempre nel 2050, in base a una previsione dell’OCSE, l’Italia avrà la popolazione più «vecchia» del pianeta. Dal canto suo, l’EPOS indica in uno studio che in Europa una donna su tre oltre i 65 anni è portatrice di una deformità vertebrale, con un forte impatto negativo sulla qualità della vita (principalmente legato al dolore) e un aumento in termini di mortalità: infatti, il rischio per le donne portatrici di deformità è all’incirca 10 volte superiore a quello di coloro che non hanno mai avuto una frattura. 

Pesanti costi economici

Sulla scorta dei dati in possesso dell’AILA, in Italia le deformità vertebrali (o fratture vertebrali) sono di gran lunga le più diffuse complicanze dell’osteoporosi e rappresentano l’inizio della «cascata fratturativa»: infatti, il 25 dei pazienti riporta una seconda frattura vertebrale entro un anno mentre il rischio di frattura femorale aumenta di 4 volte. Inevitabile la ricaduta sui costi economici della sanità pubblica: 10mila fratture del collo del femore hanno comportato nel 2009 una spesa di un miliardo di euro (fonte AIFA): costi analoghi sono stati sostenuti nello stesso anno per quanto concerne 100mila fratture (fonti: AILA e IOS – International Osteoporosis Foundation). 

Gli ospiti

Come sempre nutrito e qualificato il parterre del Premio Aila che quest’anno sarà costituito tra gli altri da Lella Golfo, Presidente della Fondazione Bellisario, Margherita Boniver, Rosalba Giugni, Presidente di «Marevivo», Rosanna Lambertucci, Rita Dalla Chiesa,Gianni Rivera, Vira Carbone, il trapiantologo prof. Pasquale Berlòco, il prof. Massimo Volpe, Preside della Facoltà di Medicina del Sant’Andrea, il prof. Claudio Mastroianni, Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università La Sapienza, il prof. Giuseppe Familiari, Preside del corso di laurea in Medicina a La Sapienza, la dott.ssa Jessica Faroni, Presidente dell’AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata), la pierre Tiziana Rocca, il prof. Adriano Redler, il prof. Giorgio De Toma, il dott. Flaminio Galli, Presidente della IUL (Italian University Line), il dott. Mauro Natale, Presidente di Confindustria Molise, il Presidente della Fondazione Musica per Roma, dott. Aurelio Regina e l’Amministratore Delegato, dott. José Ramon Dosal. 

Prossimo appuntamento a Matera

Nel corso della serata, la responsabile culturale della Fondazione Aila, dott.ssa Cinzia Chiari, ha invitato sul palco il Presidente della Fondazione Matera 2019, il senatore dott. Salvatore Adduce, che ha annunciato la diciottesima edizione del Premio Aila, in programma il prossimo anno a Matera, Capitale Europea della Cultura. 

[ Marino Collacciani ]

(foto AILA: Giancarlo Sirolesi)