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Alla scoperta delle Langhe, dei suoi piaceri, delle sue bellezze e non solo

Prosegue il nostro giro con il nostro Opel Combo Life in questa piccola, storica, affascinante e vocata area del territorio piemontese

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3° giorno 26 ottobre | Trasferimento Torino-Verduno (70 km circa)[/caption]

Lungo il percorso ci siano fermati nel paesino de La Morra, caratterizzato, come tutto il territorio da dolci colline fitte di vigne «pettinate» in maniera perfetta.

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La Morra

Vale la pena lasciare la strada principale e prendere uno sterrato segnalato di circa 1 km a tratti un po’ stretto, per visitare la coloratissima e sconsacrata cappella della Madonna delle Grazie, decorata dagli artisti Sol LeWitt (statunitense minimalista che ha curato gli esterni) e dall’inglese David Tremlett per gli interni.

Costruita nel 1914 questa chiesetta sconsacrata era il rifugio degli agricoltori sorpresi da forti temporali durante il lavoro nelle vigne vicine. Nel 1970 venne acquistata dalla famiglia Ceretto che ne è tutt’ora proprietaria e che affidò la ristrutturazione dell’edificio alla già citata coppia di artisti Tremlett-LeWitt.

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Grazie a tale trasformazione questa chiesetta, caratterizzata da forme rettilinee spezzate da tratti concavi e convessi e dall’accostamento dei blu ai gialli e del rosso al verde ed al viola, è divenuta meta di numerosi turisti provenienti da ogni parte del mondo.

Arrivati a Verduno abbiamo preso possesso delle nostre stanze (ampie e ben curate) alla Locanda dell’Orso Bevitore, Via Vittorio Emanuele 47, BB rustico ma elegante che – caratterizzato da eccellenti colazioni self service – è stato base per tutti i nostri spostamenti in zona.

Questo paese pur non disponendo né di una farmacia e neppure di un negozio di alimentari e tantomeno un POS (comunque presente a La Morra, 2 km di distanza) ospita una decina di ristoranti e numerose cantine produttrici la cui più famosa ci sembra essere quella degli eredi del Commendator Burlotto, proprietari e gestori – fra l’altro – anche del «nostro» BB,  che produce, assieme agli altri vini tipici delle Langhe, come altre cantine locali, un vino tipico di questa sola zona, il Pelaverga, DOC dall’ottobre del 1995, la cui limitatissima produzione annua si aggira  sulle 140.000 bottiglie in buona parte  esportate in Germania, Norvegia, USA.

La curiosità

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Visitando il nostro BB, abbiamo del tutto casualmente scoperto che il Commendatore G.B. Burlotto venne nominato Unico Provveditore di vini della spedizione del Duca degli Abruzzi al Polo Nord (1899-1900); infatti lungo i corridoi del piano terra della locanda – il cui nome deriva da una vignetta che lo ritraeva brindare idealmente con un orso polare apparsa sul giornale satirico «La luna» – si possono ammirare numerose ed interessantissime testimonianze sia fotografiche che epistolari, sia della spedizione e sia del passato storico della famiglia.

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Nel pomeriggio ci siamo trasferiti ad Alba (12 km da Verduno) centro universalmente noto per l’omonimo tartufo e relative fiere, dove abbiamo visitato il Duomo di S Lorenzo a piazza Risorgimento costruito alla fine del 1400 in forma gotico-lombarda (bella la volta stellata ed il coro ligneo tipici del periodo).

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Bella la zona pedonale che ospita numerosi esercizi commerciali, la maggior parte dei quali dedicati a vini e tartufi cui è dedicato l’omonimo Museo; per poter ottenere un indirizzo accessibile ed affidabile nei prodotti al tartufo, abbiamo chiesto informazioni ad alcuni esercenti di bar e ristoranti (nonché ad un vigile urbano) e quasi tutti hanno indicato il negozio Tartufi Ponzio su Via Vittorio Emanuele che, da noi visitato, si è mostrato all’altezza del consenso riscosso.

Rientro in Hotel e cena a Casa Ciabotto, non solo osteria ma anche enoteca e cantina comunale del Paese; trattasi di un locale senza apparenti pretese, con apparecchiature essenziali e cucina basata sulla tradizione, un servizio educato e semplice ma non per questo meno professionale; scelta limitata ma più che valida; l’esperienza ci ha pienamente soddisfatto, tanto da essere replicata il giorno successivo.

4° giorno  27 ottobre

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Da Verduno siamo andati a Grinzane Cavour per la visita – in mattinata – dell’omonimo castello, tenuto in maniera eccellente con percorsi didattici e chiari pannelli illustranti la storia del luogo e delle singole stanze, alcune delle quali ospitano fedeli ricostruzioni degli ambienti dell’epoca con utilizzo di mobilio, suppellettili e quant’altro originali.

All’interno del Castello stesso è anche allestito il Museo Etnografico delle Langhe dedicato al tartufo ed agli oggetti rari della locale tradizione culinaria.

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Da Grinzane ci siamo trasferiti a Barbaresco dove abbiamo visitato l’Enoteca Regionale sita all’inizio del paese ed ospitata nella Chiesa sconsacrata di San Donato; pranzato con spuntino veloce al Koki wine bar (buoni primi caldi e taglieri e di salumi e formaggi accompagnati da vini locali (degustato un ottimo Barbaresco) serviti anche al bicchiere; dalla Torre Medievale di Barbaresco lo sguardo si apre su un panorama mozzafiato.

Da Barbaresco ci siamo spostati a Santo Stefano Belbo dove abbiamo non abbiamo potuto visitare la casa natale di Cesare Pavese (vista solo dall’esterno) ma ci siamo consolati con una puntata alla Cantina Coppo a Canelli, patrimonio dell’umanità riconosciuta dall’Unesco; visite solo su prenotazione ma per noi hanno fatto un’eccezione limitata però al solo spaccio aziendale.

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Cena a Verduno nuovamente a Casa Ciabotto  

5° giorno 28 ottobre

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Partiti di buon mattino da Verduno alla volta di Barolo, centro dell’omonimo e pregiatissimo cru (per definizione tradizionale «Re dei vini e Vino dei Re») la cui presenza è continuamente celebrata dalle insegne dipinte delle cantine e dai locali costantemente affollati (tantissimi gli stranieri, peccato che sia una presenza preponderante rispetto a quella degli italiani);  l’abitato circonda il Castello-Museo del vino Falletti, sito in posizione sovrastante il territorio ed il paese stesso, dalle cui terrazze si ha una splendida vista delle campagne e dei borghi circostanti mentre, abbassando lo sguardo, la vista di qualche inevitabile costruzione moderna e degli indispensabili parcheggi, disturba un po’ l’armonia del contesto.

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Pranzo consumato sugli allegri e chiassosi tavoli della Sagra della Trippa, sui cui banchi circostanti erano in vendita, a prezzi abbordabilissimi, alcuni eccellenti formaggi di malga che a Roma costerebbero almeno il triplo…

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Caratteristici gli enormi paioli circondati da pedane di legno alte un metro da terra da cui un paio di cuochi circondati da vapori danteschi mescolavano il “magma” rovente che, assaggiato più tardi, si rivelava ottimo sia al palato e sia per allontanare le conseguenze dell’umidità.

Nella piazza antistante la stradina che porta al Castello abbiamo trovato, scendendo sulla destra, un locale, purtroppo chiuso, dalla cui vetrina si notava una eterogenea collezione di mezzi agricoli, moto, modelli e varia automobilia il cui manifesto esistenziale, chi qui di seguito riproduciamo, è autoesplicativo.

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Da Barolo siamo arrivati a Castiglione Falletto, un paese noto per la produzione di Dolcetto, Barbera d’Alba e Nebbiolo da Barolo (come è noto quest’ultimo viene prodotto con uve Nebbiolo); il Castello, visibile da grande distanza e caratterizzato dalla presenza di imponenti torrioni cilindrici e di un maschio centrale, venne trasformato solo nel 1880 da fortezza in residenza privata della famiglia Falletti.

Da Castigione Falletto ci siamo spostati a Serralunga d’Alba dove, da Roma, avevamo prenotato una visita alla Cantina Massolino, vinificatori dal 1896, rivelatasi estremamente interessante sia per le spiegazioni circa la morfologia e la composizione dei terreni delle Langhe in genere e più in particolare di quelli di impianto della cantina stessa e sia per la visita nei locali di lavorazione e stoccaggio, cui è seguita una degustazione per l’eventuale acquisto dei vini testati.

Poco fuori dall’abitato, in direzione Verduno, abbiamo cercato la Cantina Cappellano, detentrice della formula originale del 1895 del Barolo chinato (vino aromatizzato ottimo come accompagnamento al cioccolato) ma, purtroppo, era giorno di chiusura.

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Rientro a Verduno e cena, a 20 metri dal nostro BB, da «Falstaff» (via Comm. Schiavino 1 – 12060 Verduno (CN) –  tel. 0172 470244 /  www.ilfalstaff.com /  ilfalstaff@libero.it );

ambiente molto curato, pochi tavoli, ottimo servizio; il proprietario cura il menu in base alle giornaliere disponibilità di mercato ed a quel che gli viene quotidianamente fornito; esperienza da ripetere in occasione di una prossima visita in zona.

6° giorno 29 ottobre

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Unica giornata scandita da una pioggia battente che non ci ha impedito di visitare, sia pur parzialmente, Cherasco, gioiello barocco e bandiera arancione TCI, caratterizzato da un centro storico il cui fulcro è via Vittorio Emanuele II, ospitante esempi di barocco piemontese oltre a pregevoli testimonianze del periodo medievale (da visitare la Torre civica e la Chiesa di S Pietro).

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Chiusa alle due estremità da due eleganti archi, quello di belvedere a Nord, del 1600, e a Sud dall’Arco di Porta Narzole costruito un secolo dopo e rimasto incompiuto, Cherasco è anche noto come luogo in cui Napoleone firmò nella primavera del 1796 l’omonimo armistizio.

Da Cherasco a Neive, pochissimi chilometri, con visita al Palazzo Borgese e relativo giardino, sempre sotto la pioggia, e quindi rientro a Verduno.

Cena all’«Agnulott»  (agnulot.com – via Pasquale,1 – 12060 Verduno Cuneo tel. +39 333.999.9601 – eat@agnulot.com)  che, nonostante il nome piemontese, è gestito da Mirella (inglese (è la chef inglese e plurilaureata che prima si occupava in patria di tutt’altra attività) e Shira, newyorchese che, dopo un’esperienza a Las Vegas, si è anch’essa stabilita a Verduno; una dimostrazione di ciò che può l’innamoramento di un territorio e di uno stile di vita agli antipodi rispetto al vissuto sino al momento della scelta.

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Il locale prende il nome dal tipico agnolotto piemontese le cui minuscole dimensioni si riflettono in quelle di questo piccolo ristorante (a colpo d’occhio i tavoli da 4 non superano la decina) la cui cucina a pienamente vista è separata dalla piccola sala da una grande vetrata che permette di seguire ogni fase della preparazione dei singoli piatti.

Minimal-chic con evidente ricerca in ogni singolo elemento di arredo, mette i suoi ospiti immediatamente a proprio agio; la simpatia delle due padrone di casa e la qualità di un cibo che colpisce per sapori, profumi e colori, fanno il resto.

Avrete quindi capito che, nella nostra personalissima graduatoria fra i soli tre locali sperimentati a Verduno, questo è quello che più ha preso il nostro cuore e, perché no?, i nostri sensi; non citiamo i piatti né il vino che abbiamo gustato perché, avendo attentamente osservato le espressioni e ascoltato i commenti degli altri ospiti del locale (tutto occupato, quindi prenotare!) di fronte a pietanze differenti dalle nostre, risultava evidente il piacere tratto dal singolo boccone degustato e, a questo punto, non resta altro da dire se non che il conto si è rivelato contenuto rispetto alla qualità del servito.

Va comunque per onestà intellettuale sottolineato che i 3 locali «vissuti» nelle quattro serate verdunensi, si sono tutti dimostrati – nel rispetto delle loro differenti caratteristiche – più che validi e questo è un commento condiviso anche dagli altri partecipanti a questo breve tour.

7° giorno 30 ottobre

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Rientro su Roma, direttamente da Verduno con sosta per pranzo e rifornimento al Cantagallo di Bologna; tempo complessivo di percorrenza 8 ore trascorse in tutta souplesse grazie al nuovo Opel Combo Life 1,5 D 2018 (fornitoci per l’occasione nella ricca versione Innovation) ed al suo vivace 4 cilindri turbodiesel da 131 cavalli con cambio manuale a 6 velocità che ha fatto registrare al computer di bordo una media fra i 6 ed i 6,4 km/litro in un percorso 60% autostradale, 25% strade provinciali e locali tortuose e 5% in città; consumi a nostro avviso comunque ottimi nonostante quelli medi dichiarati siano di 4,5 litri per 100 km = 22,2 km/l anche perché registrati con 4 persone, non pochi bagagli al seguito e condizioni meteo a volte non favorevoli.

Alla fine di questo tour possiamo confermare la grande utilità, viste le generose dimensioni del mezzo, dei fendinebbia con funzione cornering, dei sensori di parcheggio posteriori e della telecamera posteriore a 180°, presenze che ci hanno sempre permesso di parcheggiare in spazi anche ristretti: non solo una grande comodità ma anche «un’assicurazione» – complice  l’alta posizione di guida – sui piccoli urti e relative conseguenze anche assicurative..

[ Giovanni Notaro ]