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Sosta in area di servizio: quanto mi costi?

I risultati della ricerca sulla ristorazione autostradale, presentati in una conferenza dell’Unione Nazionale Consumatori


Chi si trova spesso in autostrada, lo nota in prima persona: sono sempre più numerosi coloro che, durante un viaggio più o meno lungo, preferiscono rifocillarsi alla “vecchia maniera”. Ovvero, portandosi il cibo da casa, consumando panini e bibite all’aperto, e limitando l’utilizzo delle strutture di servizio (bar, ristoranti, negozi, ecc.) allo stretto indispensabile, al massimo per un caffè e per l’inevitabile uso dei servizi igienici.

Il prezzo fa la differenza

Al di là delle contingenze storiche, inevitabilmente correlate al grave momento dell’economia a livello mondiale, ci sono 25 milioni di persone che, ogni anno, si fermano nelle aree di servizio della rete autostradale e stradale italiana. E sono pause irrinunciabili che, specialmente quando si viaggia per vacanza o per svago, sono un valore aggiunto che si acquista volentieri. Ma se essere accolti in locali gradevoli, luminosi e con un’ampia offerta di beni e servizi è un piacere, non è detto che pagare oltre quattro euro per un panino lo sia. Il prezzo, giova dirlo e ripeterlo, fa sempre la differenza, e l’Unione Nazionale Consumatori ha così commissionato all’Istituto Piepoli un’indagine sulla soddisfazione dei consumatori sulla ristorazione autostradale.

“Una sosta di qualità?”

Il risultato dell’indagine, condotta fra l’11 e il 18 marzo su un campione rappresentativo della popolazione italiana, è stato presentato il 28 marzo a Roma: il 37% degli intervistati ha dato un voto compreso tra 1 e 5 (su un massimo di 10) alla convenienza dei prezzi (quei famosi panini da oltre quattro euro…), mentre il 46% la valuta tra il 6 e il 7.

Le offerte promozionali risollevano la valutazione per l’offerta economica, ma non nel Sud del Paese. Dove il voto medio alla varietà e alla convenienza delle offerte si attesta su 5,7, a fronte di un valore medio di 6,1. Il 40% dei consumatori ritiene “parzialmente adeguata” l’offerta, mentre per il 44% è “adatta alle proprie esigenze”.

Nicola Piepoli, Presidente dell’Istituto di ricerca coinvolto nell’indagine, considera “gli italiani generalmente felici di fermarsi nelle aree di servizio, ma c’è da correggere il tiro sui prezzi e, nelle aree del Sud, sulla qualità dei servizi. La capacità di rinnovarsi è invece il cammino su cui dovrebbero incamminarsi tutti i gestori: perché è proprio questo che i consumatori italiani chiedono loro”.

Massimiliano Dona, Segretario Generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), ha sottolineato come i consumatori ritengano la sosta in autostrada troppo cara e come, in base ai dati “sono soprattutto i viaggiatori professionali (quindi, coloro che si spostano per lavoro, o i pendolari) ad essere scontenti del servizio”. Ci sono, ovviamente, quelli che si ingegnano nel trovare alternative: “c’è chi si porta il pranzo da casa, altri preferiscono uscire dall’autostrada e mangiare in un posto tipico e chi, infine, seleziona i punti vendita in base alle offerte più convenienti”. E per chi si sposta occasionalmente, quando si reca in vacanza? “È probabilmente rassegnato – spiega Donaa dover spendere in area di servizio come se si trovasse in una costosa località turistica!”.

Il Direttore per la Tutela del Consumatore dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Giovanni Calabrò, si è invece soffermato sul tema della trasparenza: “dall’indagine si evidenzia un miglioramento del servizio di ristorazione autostradale: miglioramento che, in parte, è senz’altro da attribuire all’impegno dell’Autorità che, con i suoi continui interventi, ha contribuito a creare un’effettiva concorrenza nel settore”. Fino a pochi anni fa, come molti ricorderanno, esisteva di fatto un solo grande operatore – la società Autogrill – cui si contrapponeva un’offerta frammentata di piccole aziende. “Oggi siamo passati ad una pluralità di operatori attivi nella ristorazione autostradale: a tutto vantaggio dei consumatori, che possono beneficiare di questo costante confronto competitivo, sia in termini di prezzi, che di qualità dei servizi”.

L’effetto “Cattedrale nel Deserto” è infine quello paventato da Maurizio Caprino, giornalista del Sole 24 Ore ed esperto del settore; “il giudizio dei consumatori che emerge dalla ricerca mi sembra in linea con quello che è stato fatto negli ultimi dieci anni: gli investimenti nelle strutture hanno sensibilmente migliorato il servizio in autostrada, anche se non dovremmo dimenticare che certi oneri si riversano, inevitabilmente, sui prezzi”.

Un circolo vizioso che, in questi tempi di crisi, è assolutamente deleterio e che si riversa sull’igiene degli impianti. Per far quadrare i conti, spesso, si riduce il personale, trascurando di conseguenza anche la pulizia dei servizi: l’effetto che ne deriva è simile, pertanto, alla “Cattedrale nel Deserto”, al quale contribuisce anche il calo del traffico.

Alessandro Ferri