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Assassinio alla Targa Florio, di Carlo Barbieri

La presentazione di un insolito giallo e l’incontro con la storia dell’automobilismo siciliano: Vaccarella,  Starrabba e Floridia

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Il 5 e 6 maggio prossimi si correrà la centesima edizione della Targa Florio (ora Rally) celebrata da una significativa e ricchissima catena di eventi «collaterali» come la Targa Florio Historic Rally, la Targa Florio Classica ed infine la Targa Florio Historic Speed, passerella dinamica dalle tribune di Floriopoli alle strade delle Madonie.

Tutto questo dimostra come la Targa Florio trascenda l’aspetto agonistico per sconfinare tanto nel sociale (indiscusso il suo potere aggregante) quanto nel costume, nella cultura e nella leggenda locale ed ecco che, in questo filone, si innesta l’ultima fatica di Carlo Barbieri.

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È un giallo che con gradualità sempre più coinvolgente trascina il lettore in un’azione cronologicamente ampia che include vicende umane, storiche e, in misura non predominante nonostante il titolo, sportive. Intendiamoci la «Targa» e quanto ruota attorno ad essa rimane il punto di riferimento del romanzo ma il filo conduttore è l’assassinio, o per meglio dire, gli assassini di cui il commissario Mancuso e la sua squadra sono chiamati a dipanare il mistero.

Amori, motori, probità e corruzione morale in un cocktail ben dosato che impegnerà il lettore anche in situazioni forti, talvolta spietate senza mai coinvolgerlo nella violenza gratuita spesso presente in questo genere di romanzi; in questo caso si tratta piuttosto di crudezza, inevitabile quando riferita ad episodi realmente vissuti nella storia e nella cronaca locale, mista a momenti di humor e di sicilianità in grado di alleggerire la tensione e regalare un sorriso.

Il racconto fa viaggiare il lettore nel tempo: dai giorni nostri, all’occupazione tedesca in Sicilia e da questa ad un dopoguerra caratterizzato dall’attesa della prima edizione post-bellica della Targa Florio (la 38esima nonché 8° Giro di Sicilia) in un flashback noir che terrà viva la voglia di «capirci qualcosa» sino alle ultime pagine del libro la cui validità si deve anche all’importante lavoro di ricerca svolto dall’autore che inizia il racconto con l’eliminazione di un cagnolino che l’anziana signora Elena Ventimiglia aveva chiamato Targa… più Florio di così…

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Carlo Barbieri, classe 1946, è nato a Palermo ed ha diviso la sua vita, capoluogo siciliano a parte, fra Catania, Teheran, il Cairo e Roma dove ora risiede mantenendo comunque saldi i legami con la sua terra d’origine tanto da curare rubriche sulle testate web Malgradotutto, SiciliaJournal e Nitronews.

Sue precedenti fatiche sono state l’opera prima «Pilipintò – Racconti da bagno per siciliani e non», seguita dai gialli «Il morto con la zebiba», «La pietra al collo» (pubblicato anche nella collana Noir Italia de Il Sole 24Ore), la raccolta di racconti «Uno sì e uno no» e «Il marchio sulle labbra» pubblicati da Dario Flaccovio Editore.

Ad alcuni dei suoi lavori sono stati assegnati premi quali l’Umberto Domina 2013, il Città di Cattolica 2014, il Città di Sassari 2014, l’Efesto-Città di Catania 2014 e lo scorso 2015 il Giallo Garda ed il Premio Nazionale di Arti Letterarie Città di Torino; un’altra sua opera è stata segnalata alla VIII edizione del Premio Antonio Fogazzaro.

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In questa occasione Carlo Barbieri era affiancato da due piloti che occupano a buon diritto posti importanti nella storia non solo dell’automobilismo siciliano ma del motorismo mondiale: «Ninni» Vaccarella ed il Principe Gaetano Starrabba di Giardinelli, che hanno arricchito l’incontro con aneddoti sulla «Targa» ed episodi della loro carriera sportiva con particolare riferimento ad alcune delle più significative auto da loro pilotate fra cui:

■ Ferrari 250 GTO: entrambi sono stati concordi sul fatto che la Ferrari 250 GTO era ed è considerata la più bella ed efficace Gran Turismo di quei tempi sia su strada, sia in competizione. Certamente un purosangue la cui condotta al limite richiedeva doti di coraggio e sensibilità non comuni (allora andava di moda il ponte posteriore rigido…) e che si permetteva il lusso, nelle mani giuste, di mettersi dietro vetture Sport e Gt anche di superiori caratteristiche tecniche, perlomeno sulla carta…; non è stato certamente un caso se questa vettura alle Targa Florio del 1962 e ’63 arrivò, in entrambe, 4° assoluta e 1° GT, mentre nel 1965 fu sempre 1° della categoria GT ma «solamente» 5° assoluta.    Ovviamente si guidava più di acceleratore che di sterzo e proprio in questo era la differenza tra i piloti onesti e i fuoriclasse come il Professore ed il Principe. Infatti va ricordato che se il Palmares del primo non abbisogna di commenti, il secondo si permise di battere, in una gara di Formula 2, un «pilotino» come Jim Clark.

■ Alfa GTA, TZ1 e TZ2: vetture tutte pilotate dal Professore che alla richiesta di illustrare la differenza di resa telaistica in presenza di propulsori sostanzialmente simili, ha avuto una lieve espressione di sorpresa, cortesemente dissimulata; evidentemente tali progressive differenze erano per lui talmente ovvie da meritarne solamente la conferma pur sottolineando l’eccezionalità della GTA con cui vinse, in coppia con Lele Pinto, il Giro d’Italia 1966 che allora si chiamava Rally dei Jolly Hotels.

■ Ferrari P3/P4 e Ford GT40: anche in questo caso chi ha pilotato queste due grandi avversarie è stato il Professore che al riguardo ha detto trattarsi di auto ovviamente non facili da condurre al limite; del resto le caratteristiche sostanzialmente diverse erano figlie di una diversa concezione tecnica: la famosa scuola europea contrapposta a quella yankee che metteva la cilindrata avanti a tutto e solo allora iniziava a ragionare su telai e ciclistica. Questo comunque non impedì a Vaccarella di vincere anche con la GT40 (Pergusa 1967).

Altra presenza da citare è quella di Armando Floridia che – in coppia con Amphicar – vinse l’ultima vera Targa Florio (1976); all’amico Armando non abbiamo potuto riservare (tempo tiranno!) l’attenzione che merita e di questo ci scusiamo.

[ Giovanni Notaro ]