Manca davvero poco all’edizione 2013 del Tourist Trophy, sicuramente la gara motociclistica su strada più famosa del mondo. Le prove inizieranno sabato 25 maggio, mentre il via ufficiale è previsto per il 1 giugno
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È una piccola isola situata tra l’Inghilterra e l’Irlanda, con una superficie di appena 572 km2, ma l’isola di Man è famosa in tutto il mondo grazie al Tourist Trophy, una corsa motociclistica di 37,73 miglia, che si corre lungo il perimetro dell’isola. Il tracciato ufficiale, dove nel corso degli anni si sono verificati numerosi ed anche fatali incidenti, è denominato Snaefell Mountain Course ed era riservato alle moto più performanti mentre per le classi minori era in origine previsto un circuito più corto chiamato Clypse.
Il “percorso” storico della gara
La prima edizione risale al 1907, quando dalla località di St John, partì la gara con un percorso a triangolo ed una lunghezza di 15 miglia. Le moto erano divise in due categorie, mono e bicilindriche: la prima venne vinta da Charlie Collier, mentre la Norton di Rem Fowler dominò tra le bicilindriche.
Il Tourist Trophy riscosse da subito un buon successo, rispondendo a quell’immagine di trofeo che i suoi ideatori avevano voluto imprimergli attraverso la corsa contro il tempo.
La fama della corsa stava in breve iniziando a crescere. Nel 1911 venne aperto il tracciato definito Mountain (così chiamato perché passava fin sotto il monte Snaefell), utilizzato ancora oggi. Sempre nello stesso anno vennero istituite altre due categorie con lo scopo di allargare il numero di iscrizioni tra i piloti. La Junior TT comprendeva monocilindriche da 300 cc, mentre la Senior TT, che fu vinta quell’anno da Oliver Godfrey su una American Indian Motor-Cycle, prevedeva bicilindriche fino a 340 cc (da 500 cc l’anno successivo).
Le prime apparizioni degli italiani si registrarono quasi subito: Ernesto Gnesa partecipò alla seconda edizione con una una Rex Acme bicilindrica, che purtroppo lo lasciò a piedi. Nel 1913 fu la volta di Ernesto Vailati su Rudge 500 e Giovanni Ravelli su Premier 500, ma anche loro ebbero poca fortuna. Nel 1926 toccò a Luigi Arcangeli, Mario e Pietro Ghersi, Miro Maffies ed Erminio Visoli. 9 anni dopo il tricolore sventolò finalmente nei cieli dell’Isola: la Moto Guzzi, grazie all’irlandese Stanley Wood, conquistò le classi Lightweight TT con la 250 monocilindrica e SeniorTT con la 500 bicilindrica. Un risultato straordinario per la casa di Mandello, ripetuto due anni dopo da Tommaso Tenni (detto Omobono), che grazie ad una prestazione perfetta riuscì a tenere testa ai maghi inglesi, profondi conoscitori del TT.
Dopo la Guerra nuove regole e nuovi record
Dopo l’interruzione a causa del Primo Conflitto Mondiale, nel 1920 si riprese a correre. Vennero introdotte alcune regole di sicurezza come l’obbligo del casco e l’utilizzo di carburante normale al posto dell’alcool, giustamente ritenuto troppo pericoloso. Il percorso venne modificato leggermente, ma senza scostarsi dal tracciato di base. La lunghezza definitiva arrivò a 60,723 km con 256 curve. Iniziarono a registrarsi i primi record: già nel 1924 Jimmy Simpson, in sella a una AJS 350, compì un giro alla media di 60 miglia all’ora, una velocità che lo stesso Simpson nel 1931, portò a oltre 80 miglia all’ora.
Una sfida, quindi, che suscitava sempre maggiore interesse e voglia di cimentarsi con gli avversari. Una voglia di confronto che crebbe ancora di più dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando agli inizi degli anni 50 il TT venne riconosciuto dalla Federazione Internazionale di Motociclismo come prova ufficiale del Campionato Mondiale Grand Prix. Era appena iniziato il periodo d’oro del Tourist Trhopy. Vennero introdotte le categorie Ultra-Litghtweight TT e Sidecar TT, oltre all’arrivo in massa di case come Ducati, Mondial, MV Agusta, Gilera e Honda (una delle case più vittoriose), prima moto giapponese a comparire al TT (1959). Sono anni importanti, in cui campioni come Mike Hailwood e Giacomo Agostini iniziarono a far parlare di se.
Nel decennio successivo al Tourist Trophy si registrarono alcune novità: nuove categorie (Production TT) e nuove norme sulla sicurezza (utilizzo dell’elicottero per il soccorso dei piloti). Le Case italiane vinsero moltissimo, la MV Agusta con i suoi 34 successi era in testa alla graduatoria delle Case più vincenti seguita dalla Moto Guzzi con 11, mentre la Ducati trionfava per la prima volta nel 1969 con una Mach 1, grazie a Mike Rogers. Questo periodo magico, soprannominato “The Golden Era”, venne bruscamente interrotto nel 1972, quando sotto una pioggia battente, il trevigiano Gilberto Parlotti ebbe un tragico incidente.
TT verso un tramonto, solo apparente
Già verso la fine degli anni ’70 il TT iniziò a registrare un calo di popolarità. Sicuramente il fattore sicurezza, o meglio la scarsa sicurezza, era diventato un grosso problema tanto che molti piloti, capitanati da Giacomo Agostini (grande amico di Parlotti), decisero di non gareggiare più sull’Isola di Man. A questo dobbiamo aggiungere che il TT perse nel 1976 la titolarità mondiale ma, ciononostante, mantenne intatto il suo fascino, in parte dovuto proprio alla sua pericolosità, ed il pubblico continuò ad assistere a competizioni esaltanti; in molti ricordano la gara di Mike Hailwood che nel 1978 – 11 anni dopo essersi ritirato – riuscì a trionfare in sella ad una Ducati NCR nella gara di F1 ripetendosi l’anno successivo in sella ad una Suzuki RGA 500 XR22.
Dagli anni Novanta ad oggi molto è stato fatto sul fronte sicurezza. Rigide selezioni tra i piloti, numero limitato di iscritti, utilizzo di barriere di gomma nei punti critici e più volontari lungo il percorso. Grazie agli sforzi degli organizzatori i grandi piloti hanno sempre continuato a battagliare lungo lo Snaefell Mountain Course regalando forti emozioni agli spettatori. Memorabile rimarrà il duello tra Hislop e Fogarty nel 1992 o quello tra Dunlop (detentore del maggior numero di vittorie, 26) e Yefferson l’anno successivo.
Oltre un mese fa si è svolta presso la Villa Marina di Douglas (capitale dell’isola) la presentazione all’edizione di quest’anno, in occasione della quale due curve del tracciato sono state rispettivamente dedicate a John McGuinness (19 volte vincitore al TT e attuale detentore del giro più veloce a 131 mph di media) e Dave Molyneux (16 volte vincitore nella categoria Sidecar), esperti piloti del TT tuttora in attività.
Molti i piloti presenti all’evento e, fra gli altri, John McGuinness, Conor Cummins, Bruce Anstey, Michael Dunlop, Michael Rutter, James Hillier, Tim Reeves e Simon Andrews. Tutti hanno assistito all’ufficializzazione dei numeri di gara con una presentazione in grande stile trasmessa anche in diretta web.
Lorenzo Gentile