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Renault Trucks riscopre il Passo della Cisa

Il moderno camion Renault T520 HSC affronta la storica Statale. Per comprendere come l’evoluzione tecnica abbia cambiato il lavoro e la vita del camionista


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Questa storia si svolge lungo la Statale della Cisa. O meglio, il tracciato attuale di un percorso dove, da oltre due millenni viaggiano merci da e per la Pianura Padana al Mare Tirreno. Inizialmente, e in tempi immemorabili a dorso di mulo su precari sentieri, poi sui carri trainati da cavalli, sulla più veloce strada aperta dai Romani nel primo secolo avanti Cristo. Nel medioevo si aggiunsero i pellegrini provenienti dal Nord, diretti a Roma lungo la Via Francigena. L’attuale tracciato carrozzabile, croce degli automobilisti di un tempo, gioia e delizia dei motociclisti di oggi, è stato progettato da Napoleone: nel secondo dopoguerra, l’asfalto trasformò questo itinerario nella Statale 62, su cui arrancarono i camion della ricostruzione e del boom economico. Nel corso degli anni Sessanta, il traffico era divenuto talmente intenso che, fra Pontremoli e Fornovo, venne attivato un servizio ferroviario navetta, per consentire un agevole transito delle montagne alle auto del tempo. La galleria ferroviaria del Borgallo, lunga quasi otto chilometri, fu così il «nostro» Gottardo o Sempione o Lotschberg, almeno fino al 1975. Quando alla gloriosa Statale 62 fu affiancata la nuova, arditissima autostrada A15: lunghi tunnel e altissimi viadotti per attraversare l’Appennino, qualche centinaio di metri più a valle, evitando le ripide sequenze di tornanti che toccano i mille metri di quota del Passo della Cisa. Qualche anziano camionista ricorda ancora il lavoro di braccia e di gambe che richiedeva il passaggio da Sarzana a Parma, o viceversa, con autotreni privi di servosterzo, servofreno e sincronizzatore al cambio. Ed erano i camion di una volta, quelli con il cofano in cabina per intenderci: benedetto in invern,o perché era l’unico riscaldamento, e maledetto d’estate perché sommava il suo calore a quello del sole che batteva inesorabile sulle lamiere.

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È raro, oggi, che i camion si avventurino sulla Statale della Cisa: se accade, è per effettuare delle consegne nei pochi paesi che si affacciano sulla strada. Di quell’epoca eroica restano la grandi case cantoniere in rovina – ben undici in 35 chilometri – e alcune trattorie che servono soprattutto i motociclisti, che apprezzano l’alternanza di tornanti con pendenze che sfiorano il 9% a tratti più ariosi, e perfino pianeggianti.

Si parte per l’avventura

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Questa è la storia di un percorso di rievocazione: lungo un tracciato storico, ma con un veicolo moderno. Il Renault Trucks T 520 HSC con cui è stata effettuata la nostra avventura, si pone come un elemento anomalo in un paesaggio ancora selvatico, dove le curve sono ancora delimitate dai muretti, e i tornanti richiamano la memoria dei viaggi di una volta. Abbiamo deciso di portare sulla Statale della Cisa questo veicolo dell’ultima generazione per vedere in attività le nuove tecnologie dei camion in una strada secolare, che ancora oggi resta impegnativa.
015_RenaultDue parole sul veicolo della nostra prova, il Renault Trucks T 520 HSC. Senza retorica, è in pratica l’eccellenza dell’evoluzione del veicolo industriale, ed è il frutto di sette anni di ricerca, sviluppo, progettazione e test. La catena cinematica si basa sul motore DTI 13 Euro6, che sviluppa una potenza di 382 kW da 1.450 a 19.00 giri al minuto, e offre una coppia massima di 2.550 Nm da 1.050 a 1.400 giri al minuto. Al motore è connesso un cambio robotizzato Optidriver  a 12 rapporti (più tre in retromarcia) e un sistema di rallentamento formato dal freno motore Optibrake+ e dal rallentatore idraulico Voith. È una configurazione ideale per macinare migliaia di chilometri in autostrada, ma che può affrontare in modo sicuro ed efficace anche le strade secolari come la Cisa. Che il nostro viaggio sarà molto più confortevole di quello dei nostri nonni lo capiamo appena entrati nell’abitacolo, a motore ancora spento.

Comfort senza compromessi

011_RenaultLa cabina High Sleeper Cab, la più spaziosa della gamma, ha una sospensione a quattro cuscini pneumatici e un sedile del conducente pneumatico, aerato e termico. Il volante regolabile integra i comandi del regolatore di velocità e del telefono. Tutto quello che serve per tenere sotto controllo il veicolo è a portata di mano, a partire dal comando del cambio robotizzato, posto sulla parte destra del piantone del volante, mentre il camion comunica attraverso due display HD da sette pollici, uno al centro del cruscotto e uno sulla parte destra della plancia. Un altro elemento che distingue questo veicolo dai predecessori è l’elevata visibilità in tutte le direzioni, offerta non solo dall’ampio parabrezza e dai cristalli laterali, ma anche da ben cinque specchi: due retrovisori per ogni lato (principale e grandangolare) e uno antevisore. 

Su strada

L’avvicinamento alla Cisa avviene dalla Pianura Padana, deviando a Parma dall’autostrada A1, che ha un andamento apparentemente pianeggiante. Apparentemente, perché ogni attraversamento di fiume richiede un viadotto che comporta una lieve salita, seguita da un altrettanto lieve discesa. Già in questo tratto, il Renault Trucks T mostra alcune importanti innovazioni per il risparmio di carburante e la sicurezza.

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Il sistema Optiroll fa in piena sicurezza quello che le precedenti generazioni di camion non potevano fare, ossia viaggiare sulle lievi discese senza marcia inserita. La sua gestione è completamente automatica quando è inserito il regolatore di velocità e ci accorgiamo del suo innesto, anche nelle brevi discese dei cavalcavia o nei falsopiani, solo da una spia sul cruscotto e dalla rapida discesa quasi a zero della lancetta del contagiri. Quando lavora, l’Optiroll apre il cambio, sfruttando completamente l’inerzia del veicolo con un consumo di carburante praticamente nullo. L’Optiroll si disinserisce immediatamente ogni volta che l’autista interviene, toccando il pedale freno o quello dell’acceleratore.

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Per la sicurezza, Il Renault Trucks T offre una tecnologia che i camionisti che guidavano sui tornanti della Cisa non potevano neppure immaginare: il regolatore adattivo di velocità che, grazie a un radar montato sul frontale, gestisce in modo automatico la distanza di sicurezza con il veicolo che precede, rallentando o addirittura frenando se il sistema ritiene che vi sia il rischio di tamponamento. Un equipaggiamento che può salvare numerose vite, visto che le statistiche dimostrano come il tamponamento sia l’incidente più frequente e mortale tra veicoli industriali. L’autista, tuttavia, può anche disinserire il rallentamento automatico, permettendo comunque al veicolo di avvertirlo (con un segnale acustico) della distanza insufficiente rispetto all’automezzo che lo precede.

Verso il Passo

È il momento di affrontare la Statale della Cisa: usciamo così dalla comoda, veloce autostrada A15 allo svincolo di Fornovo e, appena passato il casello, attraversiamo il ponte sul Taro e iniziamo la salita verso il passo. Le rampe sono dapprima lievi, quasi timide, ma poi, chilometro dopo chilometro, diventano sempre più decise. Da qui in poi, il camionista di un tempo iniziava il lavoro coordinato tra la gamba sinistra, che premeva e rilasciava il pedale della frizione, e il braccio destro, che muoveva la leva del cambio, lavorando con le ridotte per sfruttare al meglio le potenze limitate e utilizzando, al massimo, la coppia disponibile. Una sorta di danza simbiotica tra uomo e macchina, che durava qualche ora, visto che il camion procedeva a velocità molto bassa. Se poi incontrava un collega ancora più lento, non restava che accordarsi, perché superare su questa strada è praticamente impossibile. A meno che il collega decidesse di accostare per dare strada al mezzo più veloce. Era il fair play di un tempo.

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Cambio elettronico

010_RenaultLa guida del Renault Trucks T è completamente diversa da quella, abituale, dei camion di un tempo. Il piede sinistro resta sempre a riposo, perché il pedale della frizione non esiste più. Ma è sparita anche la leva del cambio, sostituita dal comando elettronico sulla parte destra del volante, che comunque si può ignorare, perché il cambio robotizzato Optidriver  cambia marcia da solo anche nelle situazioni più impegnative, sfruttando l’elevata potenza e coppia del motore. Le mani restano sempre sul volante, ma con scarsa fatica, grazie al potente servosterzo. E se bisogna arrestare il camion, ripartire è semplice, grazie allo Hill Start Aid, che impedisce l’arretramento del veicolo nella partenza in salita.

Oltre il valico

Rapido, sicuro e senza sforzo il Renault Trucks T raggiunge i 1.041 metri del Valico della Cisa, dove rende omaggio alla targa che ricorda il pilota della MotoGP Marco Simoncelli, segno inequivocabile che ormai i padroni di questa strada sono le due ruote. E non è un caso che la squadra sportiva creata dal padre del Sic, Paolo Simoncelli, abbia scelto proprio il Renault Trucks T per portare le moto sui circuiti di tutta Europa.
Anche in discesa, il cambio robotizzato Optidriver compie egregiamente il suo lavoro, ma in questo caso si fa aiutare dal freno motore Optibrake+, che fornisce una potenza frenante di 382 kW a 2.300 giri al minuto e, se necessario, dal rallentatore idraulico Voith, che offre altri 450 kW di potenza. Praticamente, si può scendere dalla Cisa senza toccare il pedale del freno. E in questo caso, non si tratta solo di risparmiare fatica, ma soprattutto di aumentare la sicurezza.

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La discesa, infatti, preoccupava i vecchi autisti più della salita. Lavorando solo sul freno, il camion doveva avanzare molto lentamente, per ridurre l’uso dei tamburi e, quindi, evitare il loro surriscaldamento che ne riduce, o perfino annulla, l’efficacia frenante. Andava meglio ai veicoli dotati di freno motore, la cui potenza non era però neppure lontanamente paragonabile con quella dell’Optibrake+. E anche quando il Renault Trucks T deve frenare, i freni a disco integrali ventilati, controllati dal sistema elettronico EBS, assicurano sempre la massima efficacia. Grazie all’uso integrato di questi sistemi di rallentamento e frenata, il nostro autoarticolato può affrontare la discesa della Cisa a una velocità media ben superiore a quella dei suoi predecessori, pur offrendo un margine di sicurezza molto più elevato.

Bilancio positivo

La nostra rievocazione sulla Cisa si è svolta durante una bella giornata di sole: cosa che ci ha permesso di apprezzare lo splendido panorama dell’Appennino che divide la Toscana dall’Emilia. Ma i nostri nonni affrontavano il valico anche di notte, con nuvole basse o il maltempo. Insomma, in condizioni di visibilità molto scarsa. E anche in questo caso, il nostro Renault Trucks T offre un equipaggiamento allora impensabile. I fari allo Xeno offrono un’elevata illuminazione in profondità e ampiezza, ma un particolare fa veramente la differenza sulla Cisa: il faro di svolta.; è un fanale che illumina il lato in cui gira il camion, azionandosi sulla base del movimento del volante. Ideale proprio nei tornanti e nelle strette curve di montagna, perché fornisce all’autista la piena visibilità lungo il ciglio della strada. E grazie ai sensori dietro al parabrezza, i fari si accendono automaticamente al calare dell’oscurità.

Inerpicandosi sulla Statale della Cisa, a volte si aprono suggestive panoramiche verso l’autostrada, posta più a valle, dove viaggiano continuamente decine di autoarticolati. Vedute che inducono a una riflessione. Perché solo stando quassù, sulla vecchia strada della Cisa, si comprende con chiarezza che cosa ha portato il progresso delle infrastrutture e dei veicoli e di quanto sia diversa la vita e il lavoro dei camionisti di oggi, da quelli di solo cinquant’anni fa.

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L’autista di camion resta sempre un mestiere impegnativo, ma ora sappiamo che se veicoli come il Renault Trucks T rendono meno faticose e più sicure le curve della Cisa, saranno ancor più efficaci sulle moderne autostrade.

[ Alessandro Ferri ]