Cresce la rete di distributori del gas naturale per auto. L’Italia al primo posto in Europa per numero di impianti. Restano tuttavia molte problematiche aperte. Soprattutto per quanto riguarda la burocrazia
Ancora qualche altra apertura e tra poco, in Italia, il numero dei distributori di metano per auto avrà superato la soglia del numero mille. A parte la soddisfazione numerica, e la gratificazione psicologica di avere più impianti di quanti ce ne siano in Germania (dove ve ne sono, in tutto, “appena” 918), è doveroso soffermarsi su alcune importanti, ineludibili riflessioni. Perché vi sono alcune regioni – come il Friuli-Venezia-Giulia, la Liguria, la Basilicata e il Molise, la Calabria e la Sicilia – dove gli impianti si contano sulle dita di ben poche mani. Perché vi sono diverse zone dove – a fronte di una motorizzazione tutt’altro che scarsa – vi è una notevole scarsità di impianti, come ad esempio la direttrice corrispondente alla via Aurelia fra Roma e Grosseto, e la provincia di Trento.
La diffusione dei distributori di metano è quindi avvenuta “a macchia di leopardo”, pregiudicando così la motivazione di molti utenti potenziali del gas naturale. Una situazione analoga a quella riscontrata sulla rete autostradale, dove la carenza di impianti è endemica, e i pochi distributori disponibili – oltre a essere spesso realizzati all’insegna del risparmio, immaginando un parco vetture limitato – sono spesso presi d’assalto dagli utenti, anche nelle ore serali, quando in molti escono con l’auto appositamente per rifornirsi.
A questo scenario, si deve aggiungere la mancanza, cronica, di impianti self-service per il metano, e che consentirebbero di avere impianti aperti 24h su 24h e con possibilità di pagamento mediante carte di credito o contanti. Propri come avviene per gli altri carburanti liquidi con la modalità self-service. Fantascienza? Sembrerebbe di no, visto che in Europa iniziano a diffondersi sempre più velocemente gli impianti automatici anche per il GPL, e che presto sarà possibile vederne anche per il metano (che, come noto, richiede procedure e tempistiche di rifornimento diverse, e del tutto particolari). Problemi burocratici per far sì che ciò avvenga? Sembrerebbe di sì, dato che la normativa – e il relativo decreto attuativo – che potrebbe essere presto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, grazie a una modifica al D.M. 11.9.2008 in cui si era introdotto il “self servito”, appare assai complessa. E non è detto, oltretutto, che con questa nuova normativa si riesca a porre rimedio a una situazione di arretratezza normativa consolidatasi negli anni. Una situazione che penalizza oltremodo quegli automobilisti che, scegliendo un’auto a metano, intendono viaggiare dando un contributo alla salvaguardia dell’ambiente, e al proprio portafoglio.
E non finisce qui: perché questa nuova regolamentazione non risolve nemmeno la delicatissima questione degli erogatori, ben nota agli addetti al settore, né la vicenda dell’adeguamento delle distanze. Ma andiamo con ordine, e partiamo dagli erogatori: negli ultimi anni, molti impianti dove si distribuisce anche il metano, aperti anche di recente, hanno ritenuto opportuno installare erogatori che, pur moderni e rispondenti a tutti i requisiti di sicurezza, non erano adeguati per il “self service” per il metano. E questo, benché le specifiche caratteristiche degli impianti fossero già state indicate nel citato D.M. di quasi 6 anni fa.
Morale della favola, l’adeguamento della rete alle nuove norme in uscita rischia di trascinarsi per molto tempo. Alle situazioni sopra descritte, rimane poi irrisolta la questione dell’adeguamento delle distanze minime italiane a quelle europee, in particolare a quelle tedesche, come del resto era stato raccomandato già nel 2009, nel «Libro bianco sul metano per autotrazione». Inoltre in Italia sono drasticamente vietati quegli impianti compatti, composti da compressore ed erogatori in un unico blocco che invece, nel resto d’Europa, vengono utilizzati in impianti situati in posti di dimensioni ridotte. Il tutto contornato da procedure burocratiche, al limite della pedanteria, e da un groviglio autorizzativo emblematico della notoria asfissiante burocrazia italica, che trascinano spesso per anni l’apertura di nuovi distributori di metano, se non addirittura ne impediscono l’apertura, come spesso capitato in passato. La strada delle riforme, a quanto pare, passa anche attraverso il distributore di metano. Il cui consumo, nel 2012, è aumentato del 2,4%, a fronte del consistente calo dei carburanti tradizionali (-10,8% benzina e -10,4% gasolio).
Alessandro Ferri