Home > Automotive > Attualità > Easy Rider, il mito della motocicletta come arte alla Reggia di Venaria

Easy Rider, il mito della motocicletta come arte alla Reggia di Venaria

Una particolare mostra a più temi nelle Scuderie della Reggia torinese

motori360-f5-esayrid-10-018

Abbiamo visitato questa mostra – che raccoglie 50 motociclette prodotte dagli anni ’50 del secolo scorso sino quasi ai giorni nostri – nel corso di un recente viaggio a Torino e nelle Langhe, effettuato su un Opel Combo Life, il cui resoconto pubblicheremo a breve nella rubrica itinerari.

La mostra, minuziosamente curata da Luca Beatrice, Stefano Fassone e Arnaldo Colasanti ed alla cui realizzazione hanno fra gli altri collaborato il Museo dell’Automobile di Torino ed il Museo Nazionale del Cinema (ospitato nella Mole Antonelliana)  è dedicata alla motocicletta come simbolo di libertà, evasione e trasgressione non tocca solamente il lato tecnico-estetico del mezzo ma, come l’intitolazione suggerisce, le sensazioni  che questo mezzo suscita ed i diversi modi di esprimerle: dalla velocità alla ricerca di se stessi attraverso il viaggio ed ancora la moto protagonista di sport, di grandi raid, di cinema e letteratura.

Il percorso espositivo si snoda lungo la Citroniera delle Scuderie Juvarriane ed ospita 9 sezioni tematiche dedicate ai diversi temi della mostra stessa:

Stile, forma e design italiano: questa prima sezione è caratterizzata dal parallelismo fra la bellissima moto Guzzi GTW 500 F4 appartenuta al pittore Ligabue ed il suo «autoritratto su moto» in cui si ritrae, appunto, sulla Guzzi in mostra che convive con una piccola Vespa d’antan ed altre moto, belle e significative come la MV Agusta F4.

Il Giappone e la tecnologia: se si guarda a terra ci si accorge di calpestare uno degli Street Crossing di Tokyo su cui sono parcheggiate una Honda CB 750 Four ed una Kawasaki 500 mk III, moto che ai loro tempi l’hanno fatta da padrone, tecnicamente e commercialmente parlando, nella produzione di serie.

motori360-F9-esayrid-10-018

Mal d’Africa: qui ci troviamo veramente vis-a-vis con i deserti africani stigmatizzati da opere come l’installazione di Medhat Shafik «Sulle vie del Sahara» ed il «Miraggio» di Mario Schifano, opere che non possono che convivere con la Yamaha Teneré, la BMW R80 GS e l’Honda Africa Twin viste in più edizioni della vera Parigi-Dakar.

La velocità: sezione che ospita un grande schermo sul quale sono proiettate citazioni di grandi campioni del motociclismo «lette» dalla Yamaha YZR21 M1 di Valentino Rossi e dalla Agusta 500 GP di Giacomo Agostini.

motori360-f11-esayrid-10-018

Sì viaggiare: sezione il cui spirito è incarnato dalla Vespa PX 125 protagonista del Raid Roma-Saigon del 1992 e dall’Harley-Davidson del Raid Milano-Cape Town del 2012, circondate dalle carte geografiche realizzate da Emilio Isgrò.

London calling: ospita il meglio della tradizione britannica delle due ruote, dalle BSA alla Matchless e dalla Norton alla Triumph mentre alle pareti si possono ammirare dipinti di Paul Simonon, bassista dei Clash.

motori360-f10-esayrid-10-018

Il mito americano: le Harley-Davidson e Indian presenti si ricollegano prepotentemente al titolo della mostra, ai quadri di Robert Indiana e Glen Rubsamen ed al mito del vento che scompigliava le capigliature di belle ragazze abbracciate a rudi motard lungo la leggendaria Route 66.

Terra, fango e libertà: natura, polvere e fango erano gli elementi dominati da moto come le Ducati, Montesa e Husqvarna esposte.

motori360-F8-esayrid-10-018

La moto e il cinema: ed eccoci al grande schermo ed alle sue protagoniste a due ruote, ammirate in mitici film quali «Il Selvaggio» interpretato nel 1953 da Marlon Brando su Triumph Thunderbird, «Top Gun» del 1986 (Kawasaki GPZ900 R pilotata da Tom Cruise) ed infine il celebre Hydra Glide Chopper «Duplex» su base Harley-Davidson del film che ha dato anche il titolo alla mostra, Easy Rider del 1962 interpretato e diretto da Dennis Hopper, affiancato da Peter Fonda e Jack Nicholson.

Accanto alle moto alcune opere d’arte come quella che caratterizza la galleria d’ingresso alla mostra – Veio 2010, un bronzo di Giuliano Vangi a grandezza naturale raffigurante un centauro in tuta di pelle il cui casco raffigura un elmo di fattezze etrusche – o l’«autoritratto su moto» di Ligabue sulla sua Guzzi GTW 500, anch’essa esposta, meravigliosamente restaurata, vicino al ritratto.

Una mostra da vedere sino al 24 febbraio 2018. Bello in catalogo di Arthemisia.

[ Giovanni Notaro ]