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Toyota FT-1: una dream-car dalle alte emozioni

Puro concept o rinascimento prossimo venturo?

In tanti l’hanno già vista ma quanti saranno andati oltre la sensazione del momento? Alcuni si saranno meravigliati per la linea, altri (tutti?) avranno desiderato almeno per un momento di averla nel proprio box; qualcuno infine sarà andato oltre l’oggetto per capirne concetto e messaggio e proprio in questo sta, in effetti, l’essenza del progetto ed il significato di questa dream-car realizzata però in maniera molto real.

Sogno o futura realtà?

“Waku doki” è un’espressione ben cara al Presidente Akio Toyoda e significa accelerare il battito del cuore: ebbene se questo – ma non solo – era l’obiettivo del progetto FT-1, non si può dire che non sia stato raggiunto. Ma c’è di più: riprendendo la silhouette della GT-86, concettuale erede della Supra, la FT-1 anticipa il futuro e lo sviluppo della sua sigla lo conferma: F = Future, T = Toyota, 1 = primo prototipo delle future auto emozionali del colosso nipponico.

In molti si chiedono se dal sogno si passerà nel 2016 alla produzione ma questo ovviamente non è dato sapere; quel che è certo è che questa FT-1, frutto del lavoro del Calty Design Research, il centro stilistico nipponico efficacemente operante da tempo negli USA, è stata concepita e realizzata per “assicurare non solo alte prestazioni ma anche alte emozioni”, come è stato sottolineato nel corso del 25mo North American Auto Show di Detroit che ha visto il debutto di questo gioiello.

Lo stile

Nell’osservare quest’auto viene naturale sottolineare il “niente compromessi” che la caratterizza: chiaro è il richiamo al recente passato di Formula 1 della Toyota, espresso dall’andamento centrale del muso, incastonato in due grandi prese d’aria laterali evidenziate dal complesso spoiler inferiore che non solo abbraccia l’intero muso, ma si estende all’esterno di esso con due alette verticali che affiancano parzialmente i parafanghi anteriori ed ancora dal non meno complesso diffusore posteriore in fibra di carbonio.

Per non parlare dell’aerodinamica attiva, grazie all’alettone posteriore estraibile il cui meccanismo di apertura/chiusura è – di per sé – poesia meccanica e potremmo continuare, sempre in tema di mancanza di compromessi espressa dall’auto, con la bombatura dei parafanghi e con il design dell’intera coda. Insomma pare chiaro che l’auto, ricca anche di altri particolari racing, come ad esempio i grandi dischi freno baffati ed i grandi terminali di scarico, piace e ci piace parecchio.

Meccanica misteriosa

La tradizionale configurazione meccanica – motore anteriore, trazione posteriore – è un altro chiaro segno della volontà di ritorno ad auto prima di tutto emozionali, volontà oggi sottolineata dalla GT-86 che di tale impostazione è vitale testimonianza regolarmente a listino.

Non è dato al momento sapere che tipologia di motore verrà installata sulla versione definitiva di quest’auto. A Detroit si è visto un propulsore a quattro cilindri, esibito senza alcuna informazione tecnica che si dice far parte di un più complesso e sofisticato powertrain ibrido con cambio sequenziale ovviamente a gestione elettronica.

Gli interni

La collocazione dell’abitacolo in posizione arretrata, come sulla GT86, oltre a migliorare la distribuzione dei pesi “condiziona” in particolare l’architettura dell’abitacolo caratterizzato da un posto guida che comprende il particolare cruscotto a forma di delta (le cui informazioni essenziali vengono proiettate, come su molti velivoli da caccia e qualche altra vettura, su uno schermo trasparente davanti agli occhi del pilota).

Questa parte dell’abitacolo, avvolgendo il pilota, lo fa sentire un tutt’uno con l’auto e la sensazione viene esaltata, sia dal fatto che tutti comandi sono immediatamente a portata di mano, e sia dalla seduta bassa ed arretrata che permette al pilota (o meglio alle sue nobili parti basse) di percepire immediatamente ogni vibrazione vitale del retrotreno, capendone e, se necessario, anticipandone le reazioni con pedali e volante; quest’ultimo è un multifunzione che si rifà chiaramente a quelli della Formula Uno.

Quanto al resto siamo nel regno del minimalismo spinto ma questo non significa, nel caso concreto, scarsa accuratezza nelle rifiniture presenti; d’altra parte la leggerezza è, in questo caso, uno dei pregi di un progetto che non vuole considerare l’auto solamente un prodotto ma un mezzo che ancora oggi emoziona e che, contro un generale appiattimento, dovrà farlo ancora di più domani. La conferma è anche nelle immagini dei filmati che seguono.

Giovanni Notaro

http://www.youtube.com/watch?v=Hl78JgdyT3U

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