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Sicurezza stradale e anziani, il punto dell’Unione Europea

Il Consiglio europeo per la Sicurezza dei Trasporti (ETSC) – (organizzazione indipendente e senza scopo di lucro impegnata a ridurre il numero di morti e feriti nei trasporti in Europa) – ha oggi pubblicato il rapporto «Reducing older people’s deaths on European roads – PIN Flash 45» 

Il documento si focalizza sulla necessità di migliorare – con infrastrutture sicure e ben protette – la sicurezza di pedoni e ciclisti anziani, e di garantire che gli automobilisti anziani non risultino discriminati a causa dell’età; di conseguenza tanto l’Unione Europea quanto i Governi nazionali devono adattare le politiche di sicurezza stradale alle esigenze di una popolazione che sta diventando, tanto per usare un eufemismo, sempre «meno giovane».

Più diretta è stata la dichiarazione di Jenny Carson, coautrice della ricerca: “Poiché la popolazione europea continua ad invecchiare, questo Rapporto sottolinea la necessità di un approccio globale alla sicurezza stradale degli anziani, che bilanci le misure di sicurezza con i vantaggi derivanti da una mobilità attiva ed indipendente”.

Il Rapporto (www.etsc.eu/pinflash45) sottolinea come lo stesso tipo di collisioni può comportare conseguenze fisiche lievi in utenti giovani, ma più gravi, se non addirittura fatali, in persone di 65 anni o più e questo può rivelarsi particolarmente gravoso proprio nel nostro Paese essendo l’Italia uno dei più longevi in ambito europeo, dove gli over 65 rappresentano, ormai, quasi un quarto della popolazione totale.

Nel solo 2022, sulle nostre strade sono deceduti 960 anziani (2,6 al giorno) mentre sono rimasti feriti 28.374 (77,7 al giorno: 3 ogni ora).

Età importante

Se si considera la distribuzione dei tassi di mortalità stradale per fasce di età si nota che a fronte di una media nazionale di circa 53 morti per milione di abitanti, tale valore sale a 86 nella fascia 80/84 anni e a 106 nella fascia 85/89 anni.

Evidente quindi la maggiore vulnerabilità delle persone più anziane alle quali occorre garantire una mobilità attiva, indipendente e sicura, sfida tanto difficile quanto rilevante.

Il Rapporto inoltre evidenzia:

  • una riduzione media annua del 3% della mortalità stradale degli anziani nell’UE25 negli ultimi dieci anni, in gran parte dovuta ai miglioramenti registrati complessivamente nella sicurezza stradale;
  • la presenza di variazioni significative nella sicurezza stradale tra vari i paesi (quello più sicuro per gli anziani è la Norvegia, seguita da Lussemburgo e Regno Unito, mentre Romania, Serbia e Bulgaria registrano la più alta mortalità stradale in questa categoria di cittadini);
  • la presenza di variazioni significative nella mortalità stradale degli anziani a seconda della modalità di trasporto, della fascia di età e della tipologia di collisione (una percentuale significativa costituita da anziani tra i pedoni e ciclisti uccisi in incidenti stradali: è fondamentale, quindi, comprendere le criticità presenti in queste tipologie di sinistro per elaborare misure efficaci di sicurezza stradale);
  • una popolazione europea che continua ad invecchiare e quindi la necessità che le politiche in materia si evolvano per rispondere ai requisiti di sicurezza specifici per questa fascia demografica.

Il Rapporto mette inoltre in risalto, il problema, spesso trascurato, delle cadute dei pedoni in strada, sottolineando l’importanza di monitorare tali eventi per favorire la mobilità attiva e migliorare la sicurezza di coloro che si spostano a piedi; nella maggior parte dei nostri centri abitati, in particolare dl centro-sud, lo stato di manutenzione di strade e aree riservate ai pedoni si presta a severe critiche.

Toccando poi la tipologia dei conducenti anziani, il Rapporto sottolinea come i controlli medici basati sull’età non consentano di prevenire adeguatamente le collisioni gravi e potrebbero indurre i conducenti anziani a utilizzare modalità di trasporto più vulnerabili quando smettono di guidare. Vari studi hanno comunque evidenziato che condizioni mediche specifiche, abuso di sostanze, disturbi mentali, epilessia e diabete sono fattori più importanti dell’età e colpiscono i conducenti in tutte le fasi della vita.

Sebbene la Commissione europea, nella bozza di revisione delle norme UE sulle patenti di guida, abbia recentemente proposto che tutti i conducenti siano soggetti a controlli medici regolari dopo i 70 anni (cosa che già avviene in Italia ndr.) ETSC sostiene però che questa regola sia discriminatoria, ritenendo preferibile che i medici di famiglia utilizzino un protocollo di screening per tutte le fasce d’età, in modo da segnalare (alle competenti Autorità? ndr.) quelle condizioni mediche che potrebbero influire negativamente sull’idoneità alla guida. Considerando i tempi della nostra burocrazia, quanto lungo potrebbe essere il lasso di tempo intercorrente fra l’accertamento di una condizione ostativa alla guida e l’effettivo ritiro della patente? Mesi probabilmente, con tutti i rischi che questo potrebbe comportare…

Il Rapporto sottolinea, infine, anche l’importanza di infrastrutture stradali sicure e ben mantenute, di misure di moderazione del traffico e di attraversamenti pedonali adeguatamente regolati da semaforo per migliorare la sicurezza degli utenti stradali più anziani.

[ Andrea Colomba ]

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