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Motori esclusivi per barche particolari

Voglia di distinguersi, attività sportive e opportunità di marketing hanno spesso registrato l’unione tra propulsori di supercar e barche uniche e, in qualche caso, barche prendere il nome di Case automobilistiche

Solo un paio di mesi fa venne annunciato il lancio della «gran turismo» AM37, una nuova barca targata Aston Martin (da 44 nodi, che nella versione «S» tocca i 52 nodi) che nascerà dalla collaborazione della Casa inglese con la compagnia olandese Quintessence Yachts e lo studio Mulder Design.

Ad oggi siamo ancora a livello di progetto ma i nomi in ballo sono importanti e la notizia ha fatto il giro del mondo, anche grazie alle immagini diffuse per l’occasione: barca splendida, ovviamente potente, lussuosa e carica di personalità come ci si attende da un mezzo che porti un nome di così nobil schiatta anche se i motori sono in realtà dei Suzuki che comunque spingono lo scafo alla bella velocità di 60 nodi.

Un piccolo salto indietro nel tempo – a fine 2011 per l’esattezza – e fu ancora la Casa inglese che fece parlare di sé per l’AM Voyage 55, uno scafo che, progettato dal noto designer di yacht Luiz De Basto, prendeva spunto da alcuni elementi delle famose auto inglesi come, ad esempio, i fari, lo spoiler posteriore, il parabrezza e la griglia anteriore mentre lo scafo, stando alle immagini, sarebbe stato dipinto in british green, ovvero il colore ufficiale delle auto da corsa inglesi.

Sempre nel 2011 fu la Bugatti Veyron Sang Bleu (un concept ideato da Ben Walsh, ex designer GM, poi passato al gruppo PSA Peugeot-Citroën ad ispirare il quasi omonimo Bugatti Veyron Sang Bleu Yacht Concept, uno speedboat da 9 metri con ossatura in fibra di carbonio ed un sottile scafo in alluminio caratterizzato da una profilatura concepita per sfruttare tutti i 1.000 cavalli erogati dal W16 quadri-turbo ovviamente Bugatti; e comunque è proprio vero che non c’è mai nulla (o quasi) di nuovo sotto il sole se si pensa che già negli anni ’20 del secolo scorso, l’eclettico Ettore Bugatti realizzò uno scafo per traversate oceaniche.

E gli esempi proseguono attraversando tempo, Case automobilistiche e Cantieri e facendoci quindi fare un salto all’inizio degli anni ’50, periodo in cui vide la luce il Berlin III BMW Speedboat disegnato da Kurt Gersch, un’imbarcazione monoposto pensata per la prestazione e non per il comfort al punto che il suo era il motore 6 cilindri in linea della BMW 328 che, tra le altre corse, vinse la Mille Miglia del 1940.

Sempre negli anni ’50 vide la luce, e qui si arriva in Italia, la Arno XI, un’imbarcazione da record realizzata in un solo esemplare per il grande appassionato di motonautica Achille Castoldi che con la complicità di Alberto Ascari e Gigi Villoresi convinse Enzo Ferrari a fornire il V12 che equipaggiava le monoposto 375 F1; questo propulsore – denominato «G.P. 52/1 Nautico» – venne dotato di due compressori volumetrici che portarono la potenza ad oltre 600 cavalli.

L’imbarcazione venne costruita nel 1953 dai Cantieri Timossi di Azzano di Tremezzina in provincia di Como ed il 15 ottobre dello stesso anno nel corso del «Gran Premio d’Italia» Trofeo Campari raggiunse la velocità record di 241,708 km/h (pari a 130,51 nodi) pilotata dall’argentino José Froilán González. Dopo varie peripezie ed un lungo periodo di abbandono, l’imbarcazione venne maniacalmente restaurata e dal 2013 è esposta al Museo Ferrari di Maranello (MO).


Quattro anni più tardi – 1957 – il Cantiere navale San Marco (MI) realizzò il racer Ferrari per la categoria «3 punti» KD 800 kg su richiesta del Conte Guido Monzino che intendeva partecipare alla prima edizione del Raid sul Po Pavia-Venezia che si sarebbe disputata lungo il Po nel 1958. Monzino acquistò un motore Ferrari V12 4.500 cc precedentemente montato sulla Berlinetta 375 che nel 1953 aveva partecipato alla Carrera Messicana. Lo scafo venne studiato da Oscar Scarpa dei Cantieri San Marco per incentivare l’ingresso di nuovi piloti nella categoria «scafi economici» per la quale vennero realizzate quattro imbarcazioni. Il Racer Ferrari, nella versione biposto, partecipò al Raid nel 1960 (ritirato) e nel 1966 pilotato, in entrambe le occasioni, da Monzino che come copiloti ebbe prima Maurizio Allione e poi Olof Wallen.


L’agonismo che all’epoca caratterizzava i rapporti fra Ferrari e Maserati non si limitò all’asfalto ma si estese, sotto il profilo delle motorizzazioni, anche all’acqua ed ecco quindi comparire nel 1963 il runabout Maserati-San Marco che Mario Bernocchi ordinò in versione biposto «Turismo Veloce» con motorizzazione 6 cilindri Maserati 3800 GTI che, per le caratteristiche di erogazione della coppia e la potenza espressa, si adattava alla motonautica da competizione e a questo proposito va anche considerato che Giulio Alfieri, il dinamico progettista Maserati, aveva iniziato la sua carriera proprio nel settore marittimo e potrebbe darsi che questa circostanza abbia in qualche modo influenzato, ovviamente in positivo, le sue future realizzazioni.
I due runabout si sono tre anni fa ritrovati fianco a fianco nel 2013 al Museo Casa Enzo Ferrari in occasione della mostra «Le Grandi Sfide Ferrari-Maserati».

Sempre nel 2013, Piero Ferrari, vice-Presidente della Ferrari e figlio del «Drake», entra a far parte del team strategico di prodotto del gruppo Ferretti (facente capo al cinese Weichai Group) proprietario dei celeberrimi Cantieri Riva con i quali «Ferrari Engineering» collaborò negli anni ’90 per la realizzazione dei motoscafi «Riva Ferrari 32» e «Riva Ferrari 32 Special» (con motorizzazioni BPM Volcano).

In grado di raggiungere i 90 km orari, questi scafi vennero disegnate da Mauro Micheli, oggi designer alla guida di «Officina Italiana Design» di Bergamo.

Restiamo, una volta di più, in Italia, sempre negli anni ’60 e ancora a casa Riva per parlare di un Aquarama del tutto speciale, l’esemplare unico a suo tempo personalmente ordinato da Ferruccio Lamborghini che lo volle ovviamente motorizzato con due suoi V12 da 4 litri di cilindrata della 350 GT. Nel 1993, dopo la morte del fondatore della Casa automobilistica di Sant’Agata Bolognese, di questo leggendario motoscafo si erano perse le tracce, ritrovate solamente pochi anni fa da un collezionista olandese che ne ha affidato il complesso e rocambolesco restauro all’olandese Riva World (titolare però l’italiano Sandro Zani) che in tre anni di duro lavoro lo ha riportato alle condizioni originali.

Per rendersi conto di ciò che è stato mobilitato attorno a questo restauro, basti pensare al fatto che Riva World ha reperito i due motori terrestri della 350 GT negli USA che ha poi dovuto «marinizzare» ricorrendo all’expertise di Lino Morosini, storico ex Direttore della divisione motori di Riva e «padre» dell’Aquarama Lamborghini. Altrettanto impegnativi sono stati i lavori per ripristinare legni ed interni ma il risultato finale, con i suoi motori da complessivi 700 cv che gli fanno raggiungere 48 nodi invece dei 40 del modello di serie.


Concludiamo questo escursus, ampiamente incompleto, saltando idealmente sulle altre sponde dell’Atlantico per scomodare un mito dell’automobilismo sportivo yankee, la Chevrolet Corvette del 1963 nelle sue vesti di musa ispiratrice del designer svedese Bo Zolland e della sua ultima Corvette Boat Concept: muscle on the Mediterranean.

Dalla sportiva americana – fra l’altro famosa per essere stata la prima vettura al mondo con carrozzeria interamente in fiberglass – Zolland ha ripreso molti particolari qualificanti quali lunotto posteriore sdoppiato, cofano cromato, la linea del tetto rastremata posteriormente, parabrezza e finestrini arrotondati e persino il tappo per il rifornimento del carburante con le 2 bandiere incrociate esattamente come l’originale.

Questo concept ha fatto ricorso al passato anche per le portiere d’accesso, ad ali di gabbiano come quella della celebre Mercedes 300 SL «Gullwing», attraverso le quali si accede ad un lussuoso interno con 5 posti a sedere; materiali attuali per lo scafo, in fibra di carbonio, e per i motori che possono essere a scelta o dei Mercruiser (496 o 502) oppure dei Volvo Penta Diesel; in ogni caso la potenza complessiva installata non potrà superare i 550 cv.

[ Giovanni Notaro ]

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