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Maserati: officina e famiglia. Gli anni ‘50-‘70

Dalla produzione di vetture per lo sport alla svolta industriale; dall’addio alla Formula Uno alla conquista di cummenda e jet set 

Dal ’50 al ’70: si vince un Mondiale di F1 e si va verso la produzione di serie

Nel 1950 si disputa il primo Campionato mondiale di F1 cui Maserati partecipa, svantaggiata, con una monoposto di F2; il regolamento del neonato Campionato della massima formula cambia nel 1952 e nuovamente nel ’54 per conoscere poi periodi di relativa stabilità.

Torniamo a questo punto alla serie A6 («A» per Alfieri e «6» per il numero dei cilindri) le cui vetture vennero costruite dal 1947 al 1956. Le origini del propulsore da 1.500 cc, allora montato sulla 6CM, risalivano al periodo pre-bellico, ma il progetto conservava una validità tale da essere ripreso e ovviamente aggiornato. Questo motore mosse prevalentemente vetture Sport (le famose barchette) come la 6CS/46, ma anche auto GT come la A6 1500 (berlinetta 1947 e cabrio, del 1948); poi, conservando la medesima architettura venne portato a due litri (120 cv) per equipaggiare la sport biposto A6 GCS, (G = ghisa del monoblocco; CS = Corsa & Sport) prodotta anche in versione monoposto dotata di parafanghi di tipo motociclistico e di un solo faro incastonato al centro della calandra.

Alcune auto pertinenti alla serie A6G, vennero convertite all’uso stradale e prodotte sia in versione coupé che spyder, carrozzerie disegnate dai maggiori stilisti dell’epoca quali Zagato, Pininfarina, Frua, Bertone, Allemano e Vignale.

Dalla successiva A6GCM (monoposto 2 litri con potenze siano a 190 cv prodotta dal ‘51 al ’53 in 12 esemplari, uno dei quali vinse il GP di Monza pilotata da Fangio) discesero le A6GCS/53 e 54 preparate per disputare, nella categoria 2 litri, il Campionato Mondiale per vetture Sport; dell’auto, una barchetta concepita da Gioacchino Colombo e costruita da Fantuzzi e Fiandri, furono costruiti fra il 1953 ed il ’54, 15 esemplari. Grazie ad una potenza di 170 cavalli e piloti del calibro di Sergio Mantovani e Luigi Musso numerose furono le vittorie acquisite fra le quali due GP d’Italia (1953 e 1954). 

La presentazione nel 1954 a Parigi della A6GCS/54 fu l’ultimo capitolo del periodo «A6»: disponibile sia come barchetta che (in versione depotenziata a 150 cv) come le spyder che vennero vestite da Frua, Ghia, Allemano e le 4 berlinette da 170 cv che vennero carrozzate Pininfarina. 

Intanto, nel 1953, Adolfo Orsi aveva suddiviso le sue aziende fra i vari componenti del suo clan famigliare mantenendo per se ed il figlio Omar il controllo delle Officine Alfieri Maserati.

Nel 1954 Fangio debutta sulla 250 F portandola immediatamente alla vittoria al Gran Premio d’Argentina e ripetendosi poi a Spa, dopodiché lascia la casa del Tridente per passare (in realtà si tratta di un ritorno) prima alla Mercedes, da questa alla Ferrari per rientrare infine, nel 1957, alla Maserati con la quale vince il Campionato mondiale con 4 successi, vecchio Nürburgring compreso. In 8 gare riesce a conquistare il suo quinto titolo mondiale dopo di che si ritira definitivamente.

Ma ai successi sportivi del 1957 fa da contrappunto una situazione finanziaria non brillante che impone ad Adolfo Orsi l’abbandono delle competizioni per potersi concentrare sullo sviluppo del prodotto stradale. Siamo agli albori del boom e tutti costruttori di auto di lusso non debbono affrontare impreparati un mercato montante ed ecco quindi arrivare la 3500 GT, in risposta alle 250 GT di Maranello. 

La 3500 GT è meno nervosa dei bolidi del Cavallino perché meno estrema, ma più rifinita e più fruibile quotidianamente. Questo messaggio di «diversa esclusività» viene colto dalla Scià di Persia, grande appassionato di auto veloci che richiese alla Maserati – proprio partendo dalla 3500 GT – qualcosa di esclusivo sia come lusso che come prestazioni. Il particolare committente ricevette il modello «Scià di Persia», ovvero un’auto esclusiva basata sul telaio della 3500 GT, opportunamente modificato per accogliere il motore 8 cilindri della 450 Sport (con cui Fangio aveva vinto la 12 Ore di Sebring) aumentato nella cilindrata ma depotenziato per garantire maggiore fruibilità nell’uso stradale, il tutto contenuto da un corpo vettura in alluminio della Touring.


L’auto era caratterizzata, con gusto un po’ ridondante in base alla personalizzazione richiesta, da finiture in oro e legni pregiati: era nata la 5000 GT che, consegnata allo Scià nel corso del 1958, fu la prima di una serie di 34 vetture prodotte sino al 1965. 

Dal 1960 al ’70, un decennio prolifico

Prosegue la produzione delle 34 Maserati «5000 GT», 22 delle quali carrozzate da Allemano, 3 da Frua, 2 da Monterosa, ed una ciascuno da Pininfarina, Ghia, Michelotti e Bertone

Erano ovviamente auto d’elite, destinate ai potenti della terra di allora, da Gianni Agnelli a Ferdinando Innocenti, da Adolfo López Mateos (Presidente della Repubblica messicana) all’Aga Khan Karim (da questa vettura del 1962, carrozzata da Frua, derivò la linea della «Quattroporte» del 1963) ed alla casa reale Saudita che nel ’65 ricevette il 34° ed ultimo esemplare della serie.

Nel 1961 arriva l’evoluzione della 3500 GT, ossia la «3500 GTI», prima auto a iniezione diretta ad essere prodotta in Italia, mentre, contemporaneamente, Giulio  Alfieri realizza la  celeberrima

Sport Birdcage Tipo 60 che non verrà iscritta alle gare ufficiali direttamente dalla Maserati, ma concorrerà in veste privata cogliendo peraltro importantissimi successi quali le due vittorie del ’60 e ’61 alla 1000 km Nürburgring ed altre, più numerose e non meno importanti per la popolarità del marchio, negli USA.

Nel 1962 arriva la Sebring, naturale evoluzione della 3500 GT sia nelle soluzioni tecniche che di comfort (sono disponibili, come optional, trasmissione automatica, ruote a raggi ed aria condizionata). Firmata da Vignale (e molto amata da Pavarotti), venne prodotta in 348 esemplari sino alla fine degli anni ’60 con cilindrate di 3.500, 3.700 e 4.000 cc.

Al Salone dell’Auto di Torino del 1963, viene presentata la Quattroporte come la berlina più veloce del mondo, frutto del lavoro congiunto di Giulio Alfieri e Pietro Frua. L’auto, dal 1978 al 1985 vettore ufficiale del Quirinale, fece sensazione e fu l’antesignana della berlina ad alte prestazioni oggi presente nei listini di quasi tutti i più prestigiosi produttori mondiali.

Nel 1963 la Maserati diviene la Casa dei venti…, a partire dal Mistral che diede il nome al modello carrozzato Frua (Salone dell’Auto di Torino – 1963); venne prodotta dal 1964 al 1970 in 955 esemplari (830 coupé e 125 spyder) ed ebbe 3 motorizzazioni diverse: 3.500 (235 cv), 3.700 (245 cv) e 4.000 (255 cv); fu l’ultima Maserati a montare un sei cilindri in linea derivato dalla 250 F di F1.

Altra auto come il vento: nel 1966 arriva la Ghibli, con la quale inizia il sodalizio fra Maserati e Giugiaro. Fu un successo ben superiore alle aspettative (1.295 esemplari fra coupé e spyder, prodotti dal ’66 al ’72, contro una previsione iniziale di un centinaio di vetture).

 Giovanni Notaro

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