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Il mercato dell’auto chiude il 2023 a +19,0% (1.566.448 auto nuove immatricolate, 250.000 unità in più rispetto al 2022)

Nel 2019 le immatricolazioni di autovetture erano oltre 350.000 in più. Riuscirà il nuovo DPCM Incentivi a modificare la situazione? Le considerazioni di UNRAE, Anfia e Centro Studi Promotor

L’UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), nel comunicare che il Ministro delle Imprese e del Made in Italy  Adolfo Urso ha annunciato un prossimo DPCM per gli incentivi 2024 che sembrerebbe aver recepito le istanze dell’Associazione, ovvero:

Tuttavia, fa osservare il Presidente dell’UNRAE Michele Crisci: “Alla luce dei tempi burocratici di approvazione e ratifica da parte delle istituzioni coinvolte e della necessità di aggiornare la Piattaforma Invitalia, è molto forte e preoccupante il rischio che i nuovi incentivi non siano operativi in tempi brevi, situazione che porterebbe a un ulteriore rallentamento o alla paralisi del mercato”.

Sempre sul DPCM in itinere ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) dichiara che è “Fondamentale l’apertura degli incentivi a tutte le persone giuridiche, ad eccezione dei concessionari” e di essere inoltre a favore “sul fronte delle vendite, di una rimodulazione dello schema di incentivazione che renda più attrattive, anche dal punto di vista del contributo economico all’acquisto, le misure a sostegno delle vendite di auto ricaricabili (BEV e PHEV), in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione Europea e in modo tale da recuperare il ritardo dell’Italia sulla quota di mercato delle vetture elettriche, appena il 4% contro il 15% circa degli altri maggiori mercati europei”.

A quest’ultimo proposito vale rilevare che le cause del suddetto ritardo italiano oltre che dalla passata inadeguatezza degli incentivi dipendono dalla mancanza di adeguata e capillare rete distributiva e dai listini delle BEV e PHEV non alla portata di tutte le tasche, anzi; d’altra parte la modulazione degli scorsi incentivi, favorevole alle piccole, potrebbe aver favorito l’acquisto di seconde o terze auto da parte di benestanti piuttosto che la sostituzione della vecchia auto da parte dei meno abbienti; a tale riguardo lo Studio Promotor sottolinea che “Qualcuno potrebbe pensare e qualche altro potrebbe sperare che questa forte contrazione delle immatricolazioni nell’ultimo quadriennio fosse accompagnata da un calo delle auto in circolazione. Non è però affatto così! Anzi è successo esattamente il contrario. Le auto circolanti sono passate da 39.545.232 del 2019 a 40.839.063 del 2023 con la conseguenza che il tasso di motorizzazione privata del Paese è salito a 69 autovetture per ogni 100 abitanti, un livello record in ambito mondiale. Le ragioni di questa situazione sono identificabili sia nel fatto che una quota maggiore del passato delle auto nuove acquisite non è andata a sostituire auto già possedute ma ad aumentare il numero di auto possedute dai singoli proprietari e questa situazione potrebbe valere in particolare per le auto elettriche che molti ritengono non ancora in grado di far fronte a tutte le esigenze di mobilità dei loro proprietari e che quindi in una certa misura, quando vengono acquistate, non sostituiscono ma si aggiungono ad auto già possedute”.

Ecco quindi autorevolmente confermato il concetto che l’auto elettrica sia, spesso e ancora oggi, più un lusso che un rimedio; andrebbe poi da chiedersi, quesito scomodo per ambientalisti e politici, se inquini di più una Euro 4 o 5 che fa pochi chilometri l’anno o una Euro 6 o un’ibrida che di chilometri ne fa molti di più e l’argomento viene indirettamente toccato da Michele Crisci di UNRAE che “ricorda che, comunque, non è sufficiente agire solo sugli incentivi: I Decreti attuativi della Delega Fiscale rappresentano un’occasione immediata per prevedere una revisione del regime fiscale delle auto aziendali in uso promiscuo, agendo su detraibilità IVA e deducibilità dei costi in funzione delle emissioni di CO2 e riducendo il periodo di ammortamento a 3 anni. Ciò favorirebbe il rilancio di un settore utile anche ad un accelerato rinnovo del parco, considerato il veloce ricambio dei veicoli aziendali”.

Ovvio che il Presidente di UNRAE si riferisca alle emissioni di vetture da immatricolare ma il tema è comunque valido trasversalmente.

Tornando al tema immatricolazioni, su quelle «pulite» l’UNRAE dichiara che “sul fronte del progresso verso la transizione energetica il 2023 si conferma un anno perso come mostrano i dati sulle auto green: a dicembre le BEV hanno raggiunto quota 6,0% e le PHEV il 4,0%, ma l’intero anno ha chiuso con le BEV ferme al 4,2% e le PHEV al 4,4%, lontane dalle quote più elevate non solo dei Major Markets d’Europa ma anche di Paesi con Pil pro capite a parità di potere di acquisto inferiore rispetto all’Italia”; se chi ci governa si chiedesse perché dovrebbe interrogarsi su quanto più su espresso circa gli alti costi delle elettriche e sulla mancanza di una rete distributiva di respiro europeo… e infatti (Fonte UNRAE) “Tra le alimentazioni, il motore a benzina archivia il 2023 in crescita al 28,3% di quota (+0,8 punti) ed un mese di dicembre con 1/4 delle immatricolazioni in più (+4,7 p.p.). Il diesel scende al 17,8% di quota nell’intero 2023 (-2,1 p.p.), con un dicembre in calo di quasi 5 punti al 15,6%. Il GPL chiude il 2023 al 9,0%, in linea con la quota 2022 e con il risultato di dicembre. Le ibride guadagnano 2,1 punti e archiviano l’anno al 36,2% di share (35,2% in dicembre), con un 10,0% per le «full» hybrid e 26,2% per le «mild» hybrid. Le auto BEV, come anticipato, chiudono l’anno 2023 al 4,2% di share, mezzo punto in più del 2022 (6% nel solo dicembre), le PHEV retrocedono al 4,4% rispetto ad un anno fa (-0,7 p.p., 4,0% in dicembre)”.

Inoltre (Fonte UNRAE) “Le emissioni medie di CO2 delle nuove immatricolazioni in dicembre calano dell’1,3% a 117,4 g/Km; ma in crescita dello 0,7% nel totale anno, a 119,5 g/Km”; più in particolare “L’analisi delle immatricolazioni di novembre per fascia di CO2 riflette l’andamento nell’anno 2023 di auto BEV e PHEV: la fascia 0-20 g/Km rappresenta il 4,6% del mercato, il 3,9% la fascia 21-60 g/Km (rispettivamente 6,7% e 3,2% in dicembre). La fascia 61-135 g/Km rappresenta il 64,3% (62,5% in dicembre), mentre la quota delle vetture da 136 a 190 g/Km si porta al 23,3% e quella della fascia oltre i 190 g/Km al 2,0% (rispettivamente 23,2% e 2,0% nel mese di dicembre)”.

Guardando al futuro per il Centro Studi Promotor “la ripresa dall’agosto 2022 si sta esaurendo e il mercato dell’auto sta entrando in una sostanziale e non breve stagnazione con la prospettiva per il 2024 di un volume di immatricolazioni allineato a quello del 2023 e, cioè, di un volume di immatricolazioni di 1.573.000 unità, livello, questo, che il Centro Studi Promotor ha determinato grazie anche alla partecipazione dei concessionari alla sua inchiesta congiunturale mensile. Da questa inchiesta risulta, tra l’altro, che in dicembre i concessionari hanno previsto a larghissima maggioranza che nel prossimo futuro le vendite di auto si manterranno sui livelli del 2023”.

Per quanto attiene alle immatricolazioni per alimentazione, precisa che:

Sempre secondo ANFIA, “per garantire un fisiologico rinnovo del parco circolante – caratterizzato, a fine 2022, da un’età media di 12 anni e 6 mesi e da una quota di oltre il 50% di vetture ante-Euro 5 – è necessario raggiungere almeno 1,8 milioni di auto immatricolate ogni annoNella direzione del ricambio del parco vanno anche le misure del Tavolo Sviluppo Automotive, con l’obiettivo di raggiungere quanto prima e in maniera sostenibile il target di 1 milione di autoveicoli leggeri prodotti nel nostro Paese”.

[ Tony Colomba ]

 

 

 

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