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Ferrari F1: la vedremo un giorno così?

Pur rappresentando il futuro, fa ricordare in alcune particolarità sia la Formula Uno Sigma Pininfarina del 1969 e sia la LF1 del 2009, due studi di F1 sicura che fecero molto scalpore

La Ferrari ha diffuso due render ufficiali dai quali si può evincere quelle che potrebbero essere linee e forme delle future monoposto di Formula 1. Sembra peraltro che anche altri team della massima formula si siano impegnati, o lo stiano facendo, in esercizi analoghi e ciò potrebbe essere messo «forse» in relazione con una prossima riunione della commissione di Formula 1 nella quale si dovrebbe iniziare a discutere delle nuove regole.

Come si sa la Formula Uno non è pura esperessione di sport ma attorno ad essa ruotano interessi multimiliardari che vanno dalle sponsorizzazioni ai compendi di scuderie e piloti, dalle dirette TV ai diritti televisivi ed ancora allo sfruttamento dell’immagine della stessa F1 e dei singoli team e via dicendo.

Non è neppure un mistero che negli ultimi anni la F1 ha perso un po’ di appeal e quindi è necessario dare una rinfrescata all’immagine globale, rendere le auto più accattivanti e fare in modo che Miss Monotonia – che spesso l’ha fatta da padrona nelle dirette TV – le abbandoni; va anche detto, per obiettività, che su quest’ultimo aspetto un certo recupero, grazie all’introduzione dei nuovi regolamenti tecnici, c’è stato.

Poi c’è l’aspetto sicurezza che per quanto si faccia mai troppo si fa e qui ci riallacciamo alle immagini del teaser Ferrari che affianchiamo ad alcune immagini della Sigma Pininfarina e della LF1 di Fioravanti.

Si noteranno dei tratti comuni sorprendenti soprattutto se si considera che tra la Sigma e la LF1 corrono 20 anni giusti giusti e che quest’ultima e la F1 raffigurata nell’attuale teaser Ferrari sono trascorsi altri 7 anni questo sottolineiamo non per sminuire i contenuti, ovviamente di altissimo livello concettuale ed estetico, del teaser di Maranello ma per sottolineare la visione del futuro che già nel 1969 avevano la Ferrari (che a Pininfarina cedette pari pari un rolling chassis di una F1 312 V12 3 litri) e la stessa Pininfarina che attorno a questo progetto riunì delle asolute eccellenze quali Robert Branschweig, Sergio Pininfarina e Ernst Fiala (Politecnico di Berlino) e Paul Frere, ingegnere, giornalista e pilota – vincente – anche della Casa di Maranello nelle gare di durata.

Ferrari (Lui, per intenderci) pretese il rispetto delle misure di passo e carreggiata, nonché il mantenimento della meccanica, delle sospensioni e delle ruote d’origine del rolling chassis omaggiato alla carrozzeria torinese mentre questa progettò una struttura composta da un nucleo centrale indeformabile che costituiva il cuore di una struttura esterna deformabile che fosse in grado di assorbire e dissipare le energie derivanti da un eventuale urto prima che queste avessero a ledere il nucleo centrale stesso.

Da questa ridottissima descrizione si può capire, se si pensa alla struttura di una moderna F1 il cui nucleo centrale è costituito da una «vasca» in fibra di carbonio indeformabile, quanto avesse Pinifarina precorso i tempi.

Identica sensazione si ricava dall’osservazione della parte posteriore delle due monoposto, entrambe dotate di una struttura di protezione, e della posizione estremamente protetta del pilota, tutti tratti facilmente riconoscibili anche nella F1 di Fioravanti: una catena per la sicurezza iniziata nel 1969 che, speriamo, mai finirà.

[ Giovanni Notaro ]

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