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Da qui al 2035: il Mercedes-pensiero sull’elettrico

Il Gruppo tedesco ha chiarito la sua posizione sulla definitiva ratifica del Parlamento EU sulla transizione che dovrebbe portare alla fine delle immatricolazioni dei veicoli a combustione interna, abbiamo voluto riportare quanto espresso da Stoccarda, commentando alcune delle argomentazioni espresse

Le intenzioni dell’Unione Europea sullo stop definitivo, nel 2035, ai veicoli termici sono sempre state chiare, se non draconiane, e questo nonostante diversi costruttori e stakeholder avessero sin dall’inizio espresso dubbi su tale tempistica sperando in una proroga e auspicando comunque  una mitigazione dei contenuti benché alcuni osservatori siano convinti che, in fondo, 12 anni per rivedere le proprie posizioni sono un tempo più che sufficiente. 

La Casa della Stella a Tre Punte ha accolto sì la decisione con favore, ma ha nel contempo sottolineato di essere pronta alla transizione elettrica “ovunque le condizioni del mercato lo consentiranno” (e il quando queste lo consentiranno sembrerebbe implicito). 

La chiave di lettura sta proprio in questa espressione ricercata e lineare, che esprime a nostro avviso l’unica posizione assumibile in quanto convinti che, da qui al 2030/2035, ciò che dovrà essere determinato per ogni veicolo è l’effettivo carico inquinante durante il suo intero ciclo vitale (dalla produzione all’approvvigionamento dei materiali, dal ciclo di produzione alla connessa attività commerciale e post vendita, dalla sua circolazione al suo smaltimento) per non parlare poi degli impatti sull’economia e sulle dinamiche sociali.

Giova poi ricordare che Mercedes-Benz ha anche voluto sottolineare, da un lato, che la risoluzione comunitaria obbliga le istituzioni politiche a fornire, nei singoli Paesi, le infrastrutture necessarie (grosso problema non solo per l’Italia) e, dall’altro, che per salvaguardare il clima il mondo dei trasporti non deve soltanto subire il divieto delle tecnologie tradizionali, bensì essere incoraggiato – certo non solo a parole – ad accettare «il nuovo che avanza».

Da parte nostra, mentre non possiamo che condividere entrambe le ipotesi, ci chiediamo cosa intenda il Gruppo tedesco con “il nuovo”: forse il Mercedes-pensiero – azzardiamo – spazia al punto di spingersi fino all’eventuale introduzione di carburanti ecologici, così da rendere i motori endotermici totalmente (o quasi) non inquinanti?

Facciamo un attimo il punto

Nel periodo compreso tra il 2030 e il 2035, l’Unione Europea ridurrà fortemente, a livello globale, il suo contributo ecologico. Sarebbe pertanto opportuno puntare a una coesistenza – o per meglio dire, una «convivenza» – fra elettrico e endotermico, intendendo quest’ultimo alimentato dai carburanti delle prossime generazioni, indicativamente nel periodo 2030-2050.

Una soluzione di questo tipo porterebbe certamente dei vantaggi di tipo sociale: per esempio, potrebbe allentare la pressione economica, e soprattutto emotiva su coloro che, non potendosi permettere l’acquisto – perlomeno ai prezzi attuali – di un veicolo elettrico, potrebbero decidere di utilizzare «carburanti innovativi» per i loro veicoli dotati di motorizzazioni convenzionali, e contribuire così al miglioramento ambientale.

L’on. Giulio Andreotti diceva che a “pensar male si fa peccato, però raramente ci si sbaglia” e il dubbio, in questo caso, sta nel fatto che il riposizionamento verso la commercializzazione esclusiva di veicoli elettrici (in pratica l’adesione alla UE 2035) si traduca per le Case nella semplificazione dei processi di produzione grazie alla minore complessità costruttiva dell’auto elettrica, agli inferiori costi di produzione ed ai conseguenti maggiori margini economico-finanziari. 

È senz’altro un interrogativo stimolante, rafforzato da un altro passaggio della dichiarazione di Mercedes, dove si sostiene che l’obiettivo del Gruppo è e rimarrà quello di una mobilità emission-free, sfruttando tutte le possibilità per ridurre le emissioni in modo rapido e sostenibile, e sviluppando nuove tecnologie di propulsione sempre più efficienti. 

Non resta dunque che attendere di capire quali siano queste altre tipologie di propulsione a «zero emissioni» (idrogeno a parte), cui si riferisce la Casa tedesca, a meno che a Stoccarda non abbiano già in avanzata fase di sviluppo una rivisitazione del motore ad aria calda o a combustione esterna e movimento alternativo, ovvero il motore Stirling.

L’ambizione nel voler assumere un ruolo guida nella transizione elettrica, non sembra mancare ai tedeschi, che si dicono pronti a passare da una concezione “electric first” a “electric only”, andando verso un futuro “emission-free” e “software-driven” forti dell’avere già oggi un portafoglio prodotti comprendente – smart esclusa – ben 9 modelli completamente elettrici della gamma EQ, tale da coprire tutti i segmenti dove il marchio è presente.

Dalle dichiarazioni in argomento, appare chiara la convinzione di Mercedes di poter abbracciare il radicale cambiamento al 2035 sul quale, già oggi, si addensano molte ombre ma, al tempo stesso, si mostra una netta apertura i propulsori alimentati da combustibili rigenerativi (i cosiddetti e-Fuels), che possono costituire un’alternativa per proseguire l’impiego di buona parte del parco circolante comunitario e che oltre a contribuire alla riduzione della percentuale di combustibili fossili, rappresentano una soluzione idonea anche per navi o aeroplani. Tuttavia, per motivi di efficienza energetica (che è penalizzata dalla conversione dell’elettricità «verde» in eFuels), è meglio caricare l’elettricità verde direttamente nella batteria.

D’altra parte, il fronte dei paesi contrari alla soluzione (imposizione) 2035, così come concepita dalle Istituzioni europee, va trovando ulteriori proseliti tanto che, riferito da ANSA, il  Ministro dei Trasporti della Repubblica Ceca, Martin Kupka, “ha convocato oggi 13 marzo a Strasburgo un vertice tra i ministri dei Trasporti di undici Paesi UE, tra cui l’Italia, contrari alla proposta di Bruxelles sui nuovi standard Euro 7 per le emissioni di auto e furgoni” . 

Le nazioni partecipanti a tale vertice (Italia, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia e Spagna) rappresentano una coalizione il cui collante è rappresentato “dallo scetticismo nei confronti delle nuove norme Euro 7, ancora in fase di negoziato a Bruxelles, che richiederebbero alle case automobilistiche ingenti investimenti per eliminare gli inquinanti come ossidi d’azoto e particolato, a fronte però dello stop ai motori termici previsto nel 2035″.

A questo si aggiunge lo stallo politico sullo stop ai motori diesel e benzina nel 2035 già causato dalla minoranza di blocco formata da Italia, Germania, Polonia rafforzata dall’astensione della Bulgaria cui poi si sono dopo aggiunti gli altri, più su citati paesi.

La Commissione, dal canto suo, segue l’evolversi della situazione e non va, al momento, oltre dichiarazioni di generica disponibilità ad esaminare ogni possibile soluzione per ricomporre la frattura in essere  come confermano le dichiarazioni del  Commissario europeo all’Industria Thierry Breton che consiglia ai Costruttori  “di mantenere entrambi i motori finché la decisione non sarà finalizzata  … Stiamo lavorando per il 2035 e ci arriveremo, perché ciò che è in discussione oggi è sapere se integreremo o meno i motori termici con carburante sintetico … Se andiamo verso la fine dei motori termici nel 2035, ciò non significa la fine dei motori termici sul pianeta. Siamo 440 milioni di abitanti nella UE su un pianeta che presto sarà di 9 miliardi di abitanti”, e tutte le Nazioni “non diventeranno elettriche contemporaneamente, siano esse in Africa, in Sud America, in India” … “Ci sarà ancora il 70% dei motori termici sul pianeta perché le Nazioni non hanno la nostra stessa velocità sull’elettrificazione. E mi auguro che l’industria europea continuerà a essere esportatrice netta di auto elettriche ma anche di auto termiche” (Fonte: intervista concessa all’emittente francese BfmTv).

Come si fa da una parte a voler mettere al bando l’endotermico in Europa (principale sbocco di tutta l’industria automotive europea) e dall’altra augurarsi la prosecuzione della produzione per la sola esportazione? Siamo sicuri che il resto del mercato automobilistico mondiale accoglierà le nostre auto a braccia aperte? Riteniamo che di ostacoli  ce ne sarebbero ben più di uno, dalla competitività dei listini agli eventuali dazi in entrata.

[ Tony Colomba ]

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