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Audi: i 4 anelli lasciano a fine anno il Mondiale Endurance

Dalle Sport alla Formula E: i propulsori endotermici da corsa Audi cedono all’avvento dell’elettrico

Audi ha annunciato ufficialmente che alla fine del Mondiale 2016 si ritirerà dalle gare di durata; un fiero colpo l’immagine di un Campionato che, come dice il suo nome, poggia sulle gare di durata come la leggendaria 24 Ore di Le Mans (vinta ben 13 volte negli ultimi 18 anni proprio dall’Audi) o la 12 Ore di Sebring, tanto per citare le due che affondano le loro radici in quelle dello Sport automobilistico.

Pochi ci volevano credere ma è stato lo stesso gran Capo di Audi Motorsport, Wolfgang Ullrich, a sottolineare come la conclusione di una “gran bella avventura” sia stata ufficializzata alla fine di un processo decisionale sofferto e difficile che, dal punto di vista strategico, sperimentale e di marketing ha spostato l’ago della bilancia a favore della Formula E, il campionato mondiale riservato alle monoposto elettriche che – fortemente voluto dalla FIA di Jean Todt – sta ricevendo dopo un inizio in sordina sempre maggiori attenzioni da parte di più di una Casa. E così Audi stringerà ulteriormente la partnership con il team ABT Schaeffler Audi Sport (storico suo partner) in attesa dell’arrivo – a breve – anche della squadra ufficiale.

Le nostre auto di serie stanno diventando sempre più elettriche – ha sottolineato Rupert Stadler, il Presidente del consiglio di amministrazione Audie quelle delle competizioni, che sono la punta tecnologica di Audi, devono esserlo ancor di più“.

Conseguenze non secondarie di questa decisione sono l’eliminazione di una lotta fratricida all’interno del Gruppo (Audi vs Porsche) e l’allargamento della presenza del Gruppo su più fronti senza grandi variazioni di costi visto che il centinaio di milioni che Audi destina(va) all’endurance si sposta verso più ecologici lidi: come dire che al Motorsport tradizionale e rombante, si affianca ora quello assai più pulito (e silente….) della Formula E il che capita proprio a fagiolo, sotto il profilo del marketing, in vista del debutto della prima Audi interamente elettrica di serie, previsto per il 2018.

In casa Audi considerano il diesel, per quanto sia divenuto tanto raffinato quanto efficiente, all’inizio di un declino che non sarà veloce ma sarà incontrovertibile; una fase negativa cui ha concorso l’affaire Volkswagen che, non dimentichiamolo, è stato originato (a suo tempo e da altri uomini) dalla decisione di trovare facili scorciatoie alle restrizioni imposte dai regolamenti americani, e non solo, in tema di emissioni.

Tutto sommato un peccato, se si guarda alla storia del diesel da corsa sotto il profilo della sfida tecnologica e prestazionale, un guanto che la Casa dei quattro anelli ha raccolto e vinto alla grande come dimostrato, appunto, dalle sue 19 vittorie nella classica francese, a partire dalle 3 ancora a benzina della R18 (2000-01-02) a quella della Bentley (si scrive così ma si pronuncia Audi) del 2003 per saltare poi al 2006, anno in cui Audi fu la prima Casa a piazzare un turbodiesel (quello della R10 TDI che vinse poi – ovviamente aggiornata – anche nel .2008 e nel 2009), inciampando nel 2007 sulla transalpina Peugeot 908 HDi FAP.

I successi made in Ingolstadt proseguirono nel 2010, 2011, 2013 e 2014 rispettivamente una volta con la R15 TDI e la R18 TDI, e due con la R18 e-tron quattro (altro primato in campo tecnologico e sportivo visto che nel 2013 fu la affermazione di un’ibrida). Ci volle infine l’iperavveniristica 919 Hybrid della cugina Porsche per carpire la supremazia ai quattro anelli…

A Wolfgang Ullrich, la cui splendida e lunga carriera si sta avviando alla fine, va riconosciuto il merito sia di aver creato, con il reparto corse Audi, una vera e propria macchina da guerra e sia di aver valorizzato alcuni piloti italiani fra i quali Emanuele Pirro, Dindo Capello e, più recentemente, Marco Bonanomi.

[ Redazione Motori360 ]

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