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Un messaggio forte del Presidente filippino Rodrigo Duterte contro l’illegalità e il contrabbando

Già a marzo erano state distrutte con questo sistema 14 automobili, ora è stata la volta di altre 68 vetture di alta gamma, tra le quali alcune Porsche 911 e una Lamborghini Gallardo, più 8 motociclette sequestrate dalle autorità per importazione illegale, ad essere schiacciate dalle ruspe

 

Già prima di essere eletto Presidente delle Filippine nel 2016, Rodrigo Roa Duterte aveva promesso che avrebbe combattuto con tutti i mezzi il crimine, la droga e l’illegalità nel suo Paese. L’ultimo capitolo in ordine di tempo di questa battaglia si è perpetrato lunedì 30 luglio a Port Irene di S.ta Ana nella provincia di Cagayan, a nord dell’isola di Luzon, la più grande dell’arcipelago. 

Con una procedura già vista a marzo quando sono state distrutte 14 automobili, compresa una pregevole Corvette C3 e una Mustang, in uno spazio dedicato e ormai noto di Port Irene, sono state allineate 68 auto di pregio, tra le quali alcune Porsche 911 e una Lamborghini Gallardo, più 8 moto, per un valore di oltre 5 milioni di dollari, sequestrate dalla dogana, per essere schiacciate dai cingoli delle ruspe.

Uno spettacolo che rivedremo ancora considerando che finora sono stati sequestrati oltre 800 veicoli. Un dolore per ogni appassionato di auto, ma senz’altro incisivo nella lotta contro l’illegalità.

In un breve discorso prima della distruzione, il Presidente Duterte ha ammesso che sarà difficile sradicare completamente il contrabbando e la corruzione, ma vorrebbe creare un Paese in cui le imprese possano prosperare, sottolineando l’importanza della pace e dell’ordine affinché una comunità diventi progressista. A tal fine ha voluto spiegare le ragioni di questo drastico sistema di distruzione: “Affinché un Paese possa svilupparsi economicamente, praticabile per gli affari e valido per gli investimenti, bisogna innanzitutto stabilire la legge e l’ordine, in altre parole renderlo sicuro. L’insurrezione comunista è dannosa per il Paese perché ostacola la crescita economica, i ribelli comunisti non usciranno dalla povertà se continueranno a combattere il governo basandosi su un’ideologia della «bancarotta»“.

[ Paolo Pauletta ]