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Elaborazione dell’Alfa Romeo Duetto 1600 Hachette in scala 1/8: quarta puntata

In questo quarto articolo la trasformazione della Duetto 1600 de «Il laureato» nella 1750 competizione portata da Musumeci-Barbante al traguardo della 57° Targa Florio (ed. 1973)

 

Motore

I componenti forniti dal kit Hachette riproducevano il propulsore di serie che quindi necessitava, per riprodurre quello da competizione, di una serie di modifiche di una certa rilevanza.

Dopo aver eliminato la scatola del filtro dell’aria di serie e le relative canalizzazioni inclusa la «proboscide» ossia il tubo corrugato che collega il condotto di adduzione al cassoncino dei carburatori con la scatola stessa si è provveduto alla realizzazione dei 4 tromboncini di aspirazione utilizzando delle sezioni di lunghezza e diametro appropriati di tubetto di alluminio.

La svasatura esterna è stata realizzata infilando nel tubetto di alluminio già tagliato a misura, una vite a testa svasata che poi è stata stretta avvitando un dado sulla filettatura che sporgeva all’estremità opposta; la compressione del lato svasato della vite sull’estremità del tubo di alluminio ha provocato l’allargamento a svasatura di quest’ultimo; l’operazione è stata replicata sugli altri tre tromboncini ottenendo l’effetto, decisamente realistico, che si può visualizzare nelle specifiche foto. I carburatori sono stati poi completati con i tubi di alimentazione, bulloneria e fascette.

L’impianto di scarico è stato ricostruito rifinendo mediante carteggiatura e successiva verniciatura i collettori di scarico il cui terminale, nel caso di questa versione da competizione autocostruito, si ferma a metà vettura e fuoriesce sotto la portiera sinistra.

I cavi dell’impianto elettrico del kit – semplicemente stampati a rilievo nella plastica – sono stati sostituiti con veri fili elettrici capillari o di minimo diametro rispettando, ove possibile, anche la loro colorazione.

Cambio

Poiché nel kit il supporto elastico inferiore che sostiene il cambio era stato realizzato in plastica, è stato riprodotto in metallo ricorrendo per il suo assemblaggio a bulloncini e gomma seguendo in pratica, l’esatto schema di montaggio adottato sull’auto reale.

Ogni qual volta possibile, sono stati montati veri bulloni in ottone sostituendo quelli riprodotti in plastica come, ad esempio, quelli del leveraggio ricostruito e della regolazione della frizione.

Questa operazione ha ovviamente comportato l’asportazione dei bulloncini riprodotti a rilievo sul cambio e la foratura della sede per l’inserimento sia delle viti filettate e sia degli stessi bulloncini.

Sistema frenante

Poiché nel modello Hachette il sistema di fissaggio delle ruote si basava su una semplice vite centrale successivamente nascosta dalla coppa coprimozzo, si è provveduto a eliminare la vite stessa per poi sostituirla con le canoniche quattro colonnette, riprodotte utilizzando delle barrette filettate tagliate a misura e relativi dadi; le colonnette sono state avvitate ed incollate al complessivo del gruppo freno previa foratura dello stesso.

DIDA:           la prima immagine ritrae il freno anteriore da scatola ed elaborato, la seconda il freno elaborato montato sull’avantreno completo; le due successive il freno posteriore

I dischi sono stati prima torniti per realizzare i classici solchi dell’usura e poi sporcati con vernici e pigmenti in modo da riprodurre l’usura reale; inoltre approfittando della grande scala del modello, sono stati realizzati anche i tubicini dell’impianto idraulico ed i tiranti del freno a mano posizionati sul ponte posteriore di cui tratteremo nel prossimo articolo.

testo Gianni Petta raccolto da Giovanni Notaro ]

Immagini Gianni Petta