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Federauto: si a sacrifici ‘Salva Italia’ ma poniamo fine all’aggressione verso il mondo dell’auto

“I concessionari italiani faranno la propria parte per salvare il Paese, per noi è unico e indivisibile. A patto che venga posto un freno alla feroce aggressione verso un settore, quello dell’automotive che vale il 12% del PIL, con introiti per lo Stato italiano di circa 70 miliardi di euro l’anno, ovvero il 16,6% del contributo fiscale nazionale”. Così il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, ha commentato la manovra ‘Salva Italia’ presentata ieri sera dal Presidente del Consiglio Mario Monti.

Per Pavan Bernacchi: “Un ulteriore aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento, dal secondo semestre 2012, comporterebbe un surplus medio di quasi 500 euro per ogni auto acquistata, e di circa 700 tenendo conto anche del punto percentuale varato dal Governo Berlusconi. Questo è l’esatto contrario delle azioni che si dovrebbero fare per rilanciare lo sviluppo di un comparto fondamentale per il Paese. Settore, lo voglio ripetere con forza, che occupa 1.200.000 addetti tra diretti e indotto e investe in Ricerca e Sviluppo 2 miliardi di euro”.

“Sono certo”, ha proseguito Pavan Bernacchi, “che un Governo di professori ed economisti abbia in serbo misure compensative adeguate. Come ad esempio un immediato programma pluriennale volto al rinnovo di un parco circolante tra i più vecchi d’Europa. Ciò permetterebbe di garantire la vendita di centinaia di migliaia di auto in più, a costo zero per le casse dello Stato. Questo tenuto conto che, da nostri studi, per ogni vettura venduta l’Erario beneficia in media di 5.000 euro, senza contare i vantaggi in termini di occupazione, sicurezza e ambiente.”

Adolfo De Stefani Cosentino, presidente dei concessionari Mercedes, conclude: “Mi spiace che Monti abbia dichiarato di non voler aumentare Irap e Irpef per non fare pagare ‘i soliti noti’, e poi abbia pensato a un superbollo per le auto prestazionali. Così sì che a pagare saranno i ‘soliti noti’ e cioè il “mondo degli autoveicoli” che tra superbolli, accise, Iva, Imposta Provinciale di Trascrizione, uscirà devastato. Un settore che è già sotto la soglia di sopravvivenza dei 2.000.000 di pezzi l’anno essendosi attestato a 1.800.000.”