Home > Automotive > Decisioni sbagliate, l’auto come il telefonino?

Decisioni sbagliate, l’auto come il telefonino?

Errori di valutazione sia nel campo delle comunicazioni e sia in quello dell’auto non hanno fatto cogliere appieno i segnali di cambiamento, portando aziende di successo all’emarginazione. Partiamo dal «caso Blackberry» per arrivare all’auto ibrida e a quella elettrica

blackberry

A fine settembre 2016 BlackBerry (azienda canadese precedentemente nota come RIM, produttrice dell’omonima linea di smartphone) ha annunciato sulla propria pagina Facebook l’intenzione di interrompere la produzione di smartphone per concentrarsi su software, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza della tecnologia.

Il reparto marketing può girarla come vuole ma questo è di fatto la fine del marchio BlackBerry, l’ultimo (in ordine di tempo) dei giganti tecnologici a doversi defilare, più o meno ufficialmente, per decisioni aziendali sbagliate. Fra i tanti precedenti ne citiamo due, Nokia nel settore smartphone, e Kodak nel settore fotografie.

La tecnologia elettronica ed informatica, a differenza del mondo auto, corre in fretta e non c’è romanticismo né lealtà. Non esistono compratori malesi che ti tengono in vita (Proton con Lotus) o indiani che addirittura ti rilanciano con discreto successo (Tata con Jaguar-Land Rover), nel mondo elettronico, quand’è finita, è finita.E tanti cari saluti.

Negli anni ’90, i piani alti di Kodak sottovalutarono l’impatto della rivoluzione digitale, ritenendo che il boom fosse passeggero, e si decisero a seguire testardamente la linea che avevano sempre seguito, quella della fotografia stampata. La decisione fu scioccante. Kodak ha dribblato per miracolo la bancarotta in un paio d’occasioni e oggi vivacchia, con grandi sofferenze, e possibilità di ripresa vicine allo zero.

Nel 2009, all’apice del proprio successo con quasi il 50 % del mercato americano in mano, BlackBerry commise esattamente lo stesso errore, sottovalutò clamorosamente l’impatto dei social network integrati e delle applicazioni, continuando a focalizzarsi su prodotti pensati per il business. Il declino è stato inevitabile. Oggi il mercato smartphone se lo contendono Apple e Samsung, poi ci sono vari prodotti (tutti Android) che si spartiscono una fetta minore come LG e Huawei, e poi ci sono quelli che si spartiscono le briciole e (non sapete quanto chi scrive, fedelissimo “BlackBerryiano”, ne sia dispiaciuto) a BlackBerry erano rimasti gli avanzi delle briciole.

uk-used-blackberry-samsungnokia-sony-xperia-lg-dell-and-htc

L’errore è sempre lo stesso, un piano aziendale non può essere basato su gusti personali di chi è al comando, o su ideologie o su politiche del «giusto» vs «sbagliato». Le aziende devono anticipare, se sono brave, o seguire, se sono meno brave, tempi e tendenze di mercato, chi si impunta a fare il bastian contrario fallirà. Non è un rischio o una possibilità, è una certezza statistica.

Perdonate il giro largo e adesso arriviamo al punto. Elettrico e ibrido, noi Italiani dove siamo?
Se vogliamo racchiudere il tutto in piacevolissime, ma irrilevanti, chiacchiere da bar, possiamo sederci intorno a un tavolo e discutere per ore su come l’elettrico possa non essere la soluzione e su come le auto ibride siano solo un palliativo. Ok. Ma il mercato va in quella direzione e i marchi Italiani non la stanno seguendo.

Nel 1896 l’ingegnere Harry E. Dey sviluppò un prototipo, chiamato Armstrong Phaeton, alimentato a vapore in combinazione con una dinamo, e fu poi Ferdinand Porsche a creare la prima vettura ibrida vera e propria nel 1901(!), per qualche ragione la tecnologia venne praticamente messa nel cassetto per quasi 100 anni fino ad arrivare agli anni ’90.

 

BMW i8

BMW i8

I giapponesi furono tra i primi a proporre valide ibride in serie, Toyota vende la Prius da 20 anni, e gli altri si sono rapidamente adeguati. Oggi praticamente qualunque marchio e grande gruppo ha in gamma almeno un’ibrida e/o un’elettrica. La scelta è ampia in qualunque segmento. Si passa dalle piccole Mitsubishi i-MIEV/Citroën C-Zero/Peugeot iOn e Renault ZOE alle supercar come la i8 e la Porsche 918 Spyder, passando per le berline di rappresentanza come Tesla o le sportive di media fascia come Lexus RC. E poi ci sono i SUV e le «hatches».

E l’Italia? Ci sono la Fiat 500E disponibile solo per il mercato USA e LaFerrari del cavallino rampante, che è un’ibrida, che si distingue rispetto alle rivali Porsche 918 e McLaren P1 perché le altre due prevedono la possibilità di viaggiare solo in elettrico, mentre LaFerrari utilizza sia il propulsore elettrico che quello termico costantemente.
Forse è un po’ poco. Anche al recente Salone di Parigi, mentre tutti i principali gruppi hanno presentato ibride ed elettriche a volontà, i brand Italiani sembrano proseguire ignorando questa tecnologia.

la-ferrari

LaFerrari

Sì, sicuramente ci saranno alternative migliori e sì, la tecnologia ibrida ed elettrica è tutt’altro che perfetta ma il treno è partito. È ora di salirci a bordo.

Henry Ford disse, “se avessi chiesto alle persone cosa volevano, mi avrebbero risposto cavalli più veloci”. Citazione che era valida allora come lo è ora, ma il mondo è cambiato. Il consumatore non è più sprovveduto, sa cosa vuole ed è sempre più preparato. Ed è evidente che adesso il mercato vuole tecnologia ibrida ed elettrica. E che si tratti di telefonia o fotografia o automobili, per rimanere in piedi bisogna vendere.

[ Alessandro Renesis ]