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Abarth 695 Burago scala 1/18 [ seconda puntata ]

[ 2 ] Come personalizzare e migliorare un modello die-cast di serie. Prendiamo in esame il motore

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La volta scorsa abbiamo visto come costruire il collettore di scarico; oggi vedremo come arricchire il resto del motore.

Aspirazione e dintorni

A sinistra in alto il complessivo di aspirazione del modello di serie, a destra il carburatore DCOE preso dalla solita banca dei pezzi ed incollato al collettore di aspirazione autocostruito; sotto a sinistra il monoblocco di serie al quale è stato asportato il carter del filtro dell’aria e a destra il lavoro finito; i cornetti di aspirazione, che nella foto sono ancora da ritoccare, provengono dalla banca dei pezzi; il foro sulla sinistra, creatosi con l’asportazione del filtro dell’aria dal carter motore ed illustrato nella foto sottostante

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è stato chiuso con una copertura metallica che, nel caso specifico, è una fotoincisione ricavata dallo smontaggio della tastiera di un vecchissimo pc, di quelli dove la componente meccanica era ancora consistente

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ed il risultato ottenuto è visibile nella foto che segue, sotto al carburatore doppio corpo

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Se non avete un pezzo del genere, disegnate un cerchio delle giuste dimensioni su un pezzo di plastica piana piuttosto sottile ricavato da un foglio di plasticard Evergreen oppure da un qualsiasi altro pezzetto di dimensioni sufficienti, ritagliatelo e limatene il profilo con carta abrasiva sottile, dopodiché verniciatelo in argento o del colore che avrete dato al carter ed il giuoco è fatto.

Per i (credo) pochi che non conoscono i prodotti evergreen raccomando una visita al sito http://www.evergreenscalemodels.com  ed alla pagina immagini di Google a tali prodotti dedicata;   qui riproduciamo per pronto riferimento due immagini di alcuni dei prodotti di quest’azienda americana:

Torniamo ora alla riproduzione della lastrina: se avete a disposizione un nastro di alluminio autoadesivo per marmitte (reperibile presso qualsiasi buon ricambista auto-moto: costa caro ma dura una vita), ritagliatene un pezzetto, asportate la carta che fa da supporto ed applicate il vostro cerchio di plastica sul lato autoadesivo del nastro stesso che avrete steso su un piano di lavoro ben pulito e senza residui (che intaccherebbero il sottilissimo nastro).

Dopo averlo incollato ritagliate con un cutter molto affilato la parte eccedente seguendo la circonferenza del tondo di plastica; tenete ben premuto il pezzo contro il nastro di alluminio perché la parte autoadesiva da tagliare tende ad incollarsi alla lama per poi strapparsi.

Il materiale con il quale Burago costruì il carter motore è insensibile all’acetone ed alle colle plastiche quindi per incollare il cerchietto di plastica (a maggior ragione se di metallo) dovrete servirvi di una colla epossidica bicomponente.

È il turno della basetta su cui incollare il collettore di aspirazione: la sua costruzione è semplicissima: si prende una lastrina rettangolare ottenuta ritagliando a misura un pezzetto di plastica più grande oppure – se si ha – si prende un profilato evergreen a «L», sempre tagliato a misura, da incollare con la solita colla epossidica sulla basetta ricavata dal pezzo originale cui abbiamo asportato il carburatore ed i collettori di scarico; una volta incollata si praticano tre fori: il più grande al centro e due più piccoli laterali; in questi ultimi inseriremo i cavi delle candele mentre quello al centro (foro grande) servirà a raccogliere la colla plastica eventualmente in eccesso.

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In realtà il foro centrale potrebbe non servire se si utilizza per l’incollaggio una normale colla liquida per plastica ma io, per dare maggiore solidità al tutto, rinforzo la colla facendo sciogliere qualche pezzetto di plastica in acetone per poi spalmare velocemente la mistura così ottenuta sul pezzo da incollare; in questo caso il foro è indispensabile A) perché raccoglie – come già scritto – la «colla» in eccesso e B) perché in questo modo lo spessore dell’incollaggio aumenta pur rimanendo invisibile; NON consiglio di utilizzare questo metodo se non dopo aver fatto un po’ di prove su pezzi di plastica da gettare in modo da rendersi conto della «spalmabilità» della mistura e dei suoi tempi (di solito molto rapidi) di essiccazione superficiale; comunque chi vuole provare dovrà spalmare la «colla» sulla superficie da incollare (poca lateralmente un po’ di più al centro visto che ci sarà il foro che accoglierà l’eccesso), farla asciugare per pochi secondi in modo da poter girare il pezzo senza che la mistura coli da tutte le parti, inumidire la basetta attorno al foro con poca colla plastica normale ed infine fissare velocemente il pezzo prima che la colla normale evapori; il rischio di imbrattare tutto è alto quindi attenzione: NON farlo se non si è sicuri ed utilizzare la colla liquida normale.

Torniamo al collettore di aspirazione; per la cui autocostruzione si può procedere in due modi:

► se non ci si vuole complicare (più di tanto) la vita si prende un quadrello pieno di plastica, lo si taglia senza eccedere la larghezza della basetta ottenuta asportando il carburatore di serie e poi lo si lima sia sulla parte lunga che sui due lati più corti in modo da dargli un aspetto coerente alle fusioni dell’epoca procedendo come da disegno sottostante

Una volta finito, il pezzo va incollato sulla basetta preparata come sopra descritto; ad asciugatura completata, incolleremo al collettore il carburatore e a questo i cornetti di aspirazione (tutto prelevato dalla nostra banca dei pezzi ed opportunamente adattato); si può anche procedere al contrario e cioè prima incollare il carburatore al collettore e, una volta asciutto, il tutto alla basetta; dopodiché si incolleranno le trombette di aspirazione al carburatore

► se si vuole ottenere un risultato migliore costruiremo il collettore di aspirazione seguendo lo schema di lavorazione adottato per quelli di scarico ma in questo caso il lavoro sarà decisamente più semplice poiché dovremo prendere solamente due pezzetti di sprue curvi, tagliarli a misura per poi incollarli fra loro con un pezzetto di plastica come da disegno e foto che seguono:

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Autocostruzione del carburatore orizzontale doppio corpo

Premetto che lo schema costruttivo è identico tanto per i carburatori orizzontali quanto per quelli verticali; ciò detto abbiamo bisogno di:

– due pezzetti di tubo evergreen (di misura pari o leggermente superiore al diametro dei due pezzetti di sprue utilizzati per realizzare il collettore di aspirazione) per costruire i due corpi aspiranti;

– un pezzetto di quadrello pieno evergreen per costruire il corpo superiore (quello che nella realtà ospita la vaschetta della benzina, il galleggiante, il giglé e via dicendo);

– una piastrina di plastica di dimensioni inferiori a quelle del corpo superiore;

– la punta di uno spillo tagliata a misura e piegata a 90° (fungerà da innesto per il tubo della benzina);

– il tronco di uno spillo o un pezzetto di filo di rame opportunamente piegato per costruire il leveraggio dell’acceleratore;

– una piccola molla ricavata dallo smontaggio di un accendino usa e getta (nella realtà sarebbe la molla di richiamo del cavo dell’acceleratore);

– un cavetto molto sottile di rame da utilizzare come cavo dell’acceleratore;

– due cornetti di aspirazione ricavati dallo smontaggio di due accendini usa e getta oppure due piccoli rivetti in ottone da merceria.

L’elenco ci fa capire quanto sia utile poter disporre di materiali riciclati che senza troppo sforzo si possono ricavare dallo smontaggio di vecchi computer, vecchi cellulari ed accendini usa e getta, vecchi orologi preferibilmente meccanici (tanto per citare alcune delle mie “fonti”) che ci daranno cavi elettrici capillari e non, minuterie metalliche, lastrine foto incise, ruote dentate, condensatori di varia foggia, materiale e misure da utilizzare per un gran numero di applicazioni come vedremo – ad esempio – un po’ più avanti e più in generale, elementi che torneranno utili nel lavoro di autocostruzione ed elaborazione.

Torniamo al nostro carburatore e partiamo al solito dal disegno e da qualche foto.

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La foto di cui sopra ritrae collettori e carburatore ancora grezzi e questo permette di vedere con chiarezza il risultato del lavoro di autocostruzione del carburatore meglio illustrato nello schema che segue.

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Le foto seguenti mostrano la corretta sequenza delle fasi di montaggio schematizzate nel disegno:

Mentre queste sotto illustrano il risultato finale:

Come si può vedere al carburatore è stato aggiunto il filo dell’acceleratore (guaina di un sottile cavo elettrico) innestato nel filo di rame e completato all’estremità con la molla di richiamo ricavata dallo smontaggio di un accendino usa e getta. L’estremità del tubo di mandata della benzina (altra guaina di un sottile cavo elettrico) è stata infilata nella punta del pezzetto di spillo piegato a 90°; sia il filo di ottone che lo spillo sono stati inseriti nei rispettivi fori praticati sul corpo del carburatore e fissati con una goccia di Attack a lenta presa; lo stesso collante è stato utilizzato per fissare le due guaine a spillo e filo di rame.

La costruzione dello spinterogeno è stata trattata nell’articolo precedente e quindi passiamo subito all’elaborazione della zona «cinghia dinamo».

In alto a sinistra una vista d’insieme del complessivo dinamo e pompa olio con il tratto superiore della cinghia (originale Burago) orrendamente cromata. Le altre 3 foto ritraggono lo stesso complessivo alla fine di un primo e più semplice tipo di elaborazione consistita nel taglio del pezzo di «cinghia» originale cromata e della sua sostituzione con una cinghia in vera gomma ricavata da una porzione di elastico (quadrello) nero, tagliato a misura ed incollato con la giunzione delle due estremità sotto alla puleggia di destra affinché, una volta montato il motore, la giunzione venisse nascosta dal fascione.

Per il filtro benzina a sinistra è stato utilizzato un piccolissimo condensatore in vetro ricavato da un circuito stampato miniaturizzato. Con l’occasione ecco una foto anche di altri particolari di simile provenienza, utilizzati per l’elaborazione di questi come di altri modelli:

La prima foto ritrae a sinistra il condensatore utilizzato come filtro benzina (una volta in situ acquista notevole realismo); al centro un’altro condensatore utilizzabile come filtro olio (basta forarlo superiormente ed applicare due punte di spillo piegate sulle quali innestare due guaine di filo elettrico; anche in questo caso l’effetto è assicurato); il condensatore più grande, ritratto nelle due foto è stato in questo caso utilizzato come serbatoio di recupero dei vapori dell’olio visibile sulla sinistra del vano motore della foto seguente:

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In queste due altre foto si nota:

sulla destra della prima foto l’innesto dei tubi (rossi) di mandata e ritorno del lubrificante al/dal radiatore dell’olio posizionato (foto a destra) sulla paratia parafuoco che separa il vano motore dall’abitacolo.

Nelle prossime puntate sarà la volta di assetto, interni, carrozzeria e finiture.

[ Giovanni Notaro ]