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Citroën C4 Cactus: test su strada della 1.6 e-HDi da 92 cv

Dopo le prime impressioni di guida, che abbiamo raccontato in occasione della sua presentazione ufficiale, ecco l’approfondimento sulle doti stradali e di comfort di questo crossover decisamente fuori dagli schemi

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Fuori dagli schemi: è questa la definizione più ricorrente sinora scritta, sentita e letta a proposito di questo compatto crossover del quale vi abbiamo ampiamente riferito in occasione della presentazione ufficiale ad Amsterdam dell’anno passato. In quell’occasione abbiamo ampiamente trattato delle caratteristiche globali dell’auto, dalla linea all’abitabilità, dalla sicurezza all’innovazione e quindi ora ci concentreremo sul «come va e sul come la si vive».

Saliamo a bordo

A vettura ferma ci accomodiamo in 5: i due davanti di taglia ben superiore alla media, i tre passeggeri posteriori nella norma. A onor del vero dobbiamo sottolineare che 4 persone tutte sotto il metro e ottanta rappresenta comunque la situazione ideale per le potenzialità abitative dell’auto che, benché a passo lungo, misura solamente 4,16 metri.

E visto che parliamo di capacità di carico diciamo subito che il bagagliaio – che pure può contenere un set di tre valige rigide e qualche altra piccola borsa – offre maggiori possibilità di carico sfruttando al meglio la flessibilità di alcune sacche morbide (3 o 4 o più a seconda delle dimensioni); se poi si toglie la cappelliera il discorso cambia radicalmente; comunque il vano di carico ha una forma regolare ed una volumetria utile che va da 358 (schienale posteriore alzato) a 1.170 litri.

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Una volta al posto di guida, tirando indietro il sedile, lo spazio c’è, sia in lunghezza per braccia e gambe e sia in larghezza ed altezza per busto, bacino e testa. Stesso discorso per il passeggero anteriore che, anzi, può sfruttare a vantaggio dei passeggeri posteriori il vano portaoggetti incassato facendo scorrere in avanti il proprio sedile. Questo maggior spazio è dovuto ad una «genialata» (passateci il termine) dei progettisti Citroën che hanno trasferito l’airbag del passeggero dalla plancia al padiglione; questo «Airbag In Roof» – ideato da Créative Technologie Citroën e coperto da specifico brevetto – in caso di impatto fuoriesce seguendo il profilo del parabrezza, conservando le prestazioni di sicurezza di un Airbag tradizionale e, grazie al suo volume globale di 120 litri, copre anche la zona centrale della plancia.

Passando dietro, lascia un po’ perplessi l’apertura a compasso dei finestrini posteriori ma ci si consola grazie all’efficienza del climatizzatore. Bello il tetto in cristallo al quale manca però una tendina scorrevole mentre la panchetta posteriore è piuttosto squadrata e piatta ma, proprio per questo, totalmente sfruttabile.

Il volante, di diametro ed inclinazione adeguati, ospita a sinistra il cruise non adattivo e a destra i pulsanti di un infotainment facilmente gestibile; la visualizzazione dei dati «viaggia» su due schermi: il primo posto dietro il volante in sostituzione del cruscotto tradizionale ed il secondo, da 7”, collocato al centro della consolle dal quale possiamo facilmente gestire (a sfioramento) il climatizzatore automatico, la radio e il navigatore e che può contemporaneamente mostrare i dati ricavabili dal computer di bordo, autonomia e velocità media in primis.

Su strada

Dopo la breve prova in occasione della presentazione stampa internazionale, la Casa francese ci ha fornito, per il test vero e proprio, due diesel 1.6 e-HDi da 92 cavalli, con trasmissione automatica pilotata ETG6. Una di colore bianco con inserti ed airbumps color Chocolate e l’altra dalla livrea grigio piombo opaco con cerchioni nero lucido e finiture rosse che non passava inosservata. In particolare ancora oggi, a distanza di quasi sei mesi dal lancio, continuano a fare sensazione gli Airbump, altra esclusiva mondiale di questo particolare crossover, che rivestono gran parte delle portiere proteggendole dalle piccole toccatine di parcheggio e, a bassa velocità, anche da qualche disattenzione propria o altrui.

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Prima di girare la chiavetta e partire vale per prima cosa ricordare che la Cactus:

pesa 200 kg in meno rispetto alla C4;

è dotata di sospensioni (anteriori McPherson, posteriori a ponte torcente) morbide ma efficaci (attenuano decisamente le tante asperità stradali e la cosa produce, su curvoni autostradali con presenza di giunti, un leggero effetto rimbalzo che, per la sua progressività e morbidezza, è del tutto controllabile);

può quindi andare via in appoggio in tutta sicurezza e di utilizzare, se non si viaggia al limite, marce alte. Queste caratteristiche, unite alla complessiva sobrietà del motore, permettono di mantenere costantemente sotto controllo i consumi.

Sterzo: è abbastanza diretto e, grazie al servosterzo ad assistenza variabile, trasmette la giusta sensazione di controllo (in altre parole, non è mai gelatinoso come talvolta verificato su altre vetture di ben diverse pretese).

Freni: sempre pronti e validi e, grazie ai controlli efficaci e non invasivi, mantengono la loro affidabilità anche sul bagnato. Inoltre, in discese un po’ tirate…, non mostrano segni di affaticamento ma dobbiamo per onestà precisare che questa particolare prova è stata effettuata con il solo guidatore a bordo. Da notare infine che, malgrado la morbidezza delle sospensioni, il trasferimento di peso sull’asse anteriore (beccheggio) è sempre molto contenuto.

Cambio: nonostante la crescente diffusione dei «doppia frizione», l’ETG6 è un «robotizzato» che rappresenta comunque, rispetto al manuale 5 marce, un grande progresso sia come fluidità che come rapidità di funzionamento. La tradizionale leva è stata sostituita da paddles al volante per il controllo manuale delle marce, e dal sistema «Easy Push» ossia da un semplice comando composto da tre pulsanti (D – N – R), collocati nella parte bassa della plancia vicino al ginocchio destro del conduttore. La possibilità di utilizzare questo cambio in automatico non fa che aumentarne la piacevolezza.

Motore: il 1.6 turbodiesel riprende senza incertezze o sussulti da bassi regimi con marce alte ed il merito va ascritto tanto alla coppia (230 Nm a 1.750 giri) quanto alla potenza (92 cv) più che sufficiente in rapporto alla leggerezza del corpo vettura. Il discorso cambia se si va in salita – soprattutto se lo si paragona a certi diesel tutta coppia di vecchia generazione, magari aspirati, o agli attuali twin-scroll che a 800/1.000 giri/min vanno via in bella progressione ma anche il progresso (leggi consumi ed emissioni) ha il suo prezzo. Buone invece, per il tipo di vettura, le doti di accelerazione (11,4” nello 0-100 km/h) e di velocità massima, intorno ai 176 km/h.

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Consumi: la Cactus è dotata di start&stop, e questo ci fa percorrere con regolarità circa 16 km/litro in città, tra i 16 ed 18 in autostrada, in base all’allegria che ciascuno vuol mettere nella guida, e meno di 23 km/litro se si ha la costanza di rispettare i 90 km/h su superstrade dalle caratteristiche autostradali, a 110 orari. Al di là di tutti questi dati ricordiamo che le versioni a benzina stanno attorno ai 5 l/100 km che non saranno i 3,5 l/100 km delle versioni a gasolio ma, con tutto quello si dice debba accadere in Francia e tenuto conto del fatto di quanto i politici sfruttino e diano addosso all’auto, anche con scarsa cognizione di causa, il contagio è sempre possibile, e quindi ognuno, nel confronto benzina/diesel faccia i propri conti…

Pioggia: anche se si va allegri nessun problema di tenuta a patto di non esagerare, ma questo vale per qualsiasi vettura. Una cosa «simpatica» da far rimarcare è la presenza del «Magic Wash», un’innovazione PSA che permette di eliminare il disturbo visivo dovuto al lavaggio del parabrezza e di abbattere drasticamente il consumo di liquido lavavetri grazie al fatto che i diffusori sono stati integrati nelle estremità delle spazzole tergicristalli, in modo da erogare solo un sottile strato di liquido ben inferiore alla portata (ma non all’efficacia) dei vecchi getti a spruzzo che partivano dai diffusori posti alla base del parabrezza.

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Ricordiamo infine che la C4 Cactus è stata nominata «Hatchback of the Year» (Berlina dell’Anno) dal Magazine BBC TopGear succedendo peraltro alla C4 Picasso, che lo scorso anno si era guadagnata il premio «Car of the Year» sempre della BBC TopGear per la categoria «Miglior auto per la famiglia».

[ Tony Colomba ]

 

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