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Nino Todaro: una vita da corsa

Il Museo Storico dei Motori e dei Meccanismi dell’Università degli Studi di Palermo e l’Associazione Culturale Amici della Targa Florio hanno organizzato una mostra fotografica in onore del grande pilota siciliano

FOTO 1

La mostra verrà inaugurata venerdì 5 dicembre alle ore 18.00, presso il Museo dei Motori, in Viale delle Scienze, Scuola Politecnica, Edificio 8 (Macchine) e, come è costume degli organizzatori, offrirà sicuramente spunti fotografici inediti sia sulle imprese sportive del protagonista e sia, indirettamente, sulla Targa Florio, della quale Nino Todaro disputò ben 11 edizioni di velocità, oltre a quella del 1957 di regolarità conquistando in diverse occasioni posizioni di assoluto rilievo al volante di vetture meno potenti di quelle che lo precedevano (come affermava Nuvolari: le curve sono le risorse del pilota e la Targa, quanto a curve e selettività del percorso, non era seconda a nessuna). 

Chi era Nino Todaro 

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Il bagherese Nino Todaro, palermitano d’adozione, fu un eccezionale stradista ed uno dei più forti piloti siciliani del secolo scorso; scorriamone, velocemente e probabilmente per difetto, la carriera sportiva.

La Targa Florio

Non possiamo che iniziare da qui «’A Cursa» costituisce infatti nella vita agonistica di ciascun pilota un capitolo a parte. Todaro dal 1958 al 1971 prese parte a ben 11 edizioni della Targa Florio di velocità, spesso con eccellenti risultati (fra gli altri il 3° posto assoluto del 1964 su Alfa TZ in coppia con Roberto Bussinello, o il 4° assoluto del 1966 su Alfa TZ2 in coppia con Enrico Pinto dietro a due Porsche Carrera 6 ed una Ferrari Dino 206, tre vetture sport con caratteristiche di potenza, telaio e gommatura ben differenti).

Sfortunata la partecipazione alla Targa 1965, sempre su Alfa TZ2 in coppia con Bussinello dove la coppia si classificò 39° assoluta a causa di un incidente di gara occorso al 6° giro; identica sorte nel 1971, quando al volante però di un’Alfa 33/3 Sport, che divideva con il palermitano Ferdinando Latteri, uscì di strada nel corso del 5° giro, ritirandosi.

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1959/60 – La Ferrari 250 GT 3000

Per affrontare al meglio la stagione agonistica 1959 Nino Todaro acquistò una Ferrari 250 GT (12 V, 3.000 cc) con la quale, correndo con i colori della palermitana «Scuderia Mediterranea» si aggiudicò nello stesso 1959 cinque vittorie assolute (Coppa della Sila, Coppa Nissena, Frascati-Tuscolo, Fasano-Selva e nel 2°Trofeo Ettore Bettoja), un 2° assoluto alla Avola-Coppa Bruno Belmonte a soli 3/10 di secondo dal vincitore La Pira, un 2° di classe e 4° assoluto alla Monte Pellegrino, un 1° di classe e 2° assoluto alla Valdesi-Santuario Monte Pellegrino ed un 1° di categoria e 3° assoluto alla Monte Erice.

Sempre nel ’59, e sempre con la 250 GT, partecipò ma ritirandosi per noie meccaniche – alla Targa Florio in coppia con Gennaro Altiero.

Nel 1960 il «trio» Nino Todaro-Gino Munaron250 GT partecipò alla 1000 Km di Buenos Aires, prima prova del Campionato Mondiale 1960 riservato alle vetture Sport; lì il veneto Munaron ed il Siciliano Todaro dimostrarono le potenzialità di un asse Nord-Sud conquistando una significativa vittoria di classe – e relativo 9° posto assoluto – subito dietro ben più performanti vetture Sport quali Ferrari 250 Testa Rossa 59/60, Porsche 718 RSK, e Maserati 300S; ma c’è anche da precisare che i due, prima ancora che essere piloti, erano entrambi, nell’animo e non solo, due veri signori che – in quanto tali, non si pascevano di luoghi comuni.

1961/62/63 – La Maserati «Birdcage» Tipo 60 

FOTO 3

Il primo contatto di Todaro con la Birdcage avvenne in occasione della Targa Florio del 1961; l’auto apparteneva alla Scuderia Serenissima che la iscrisse con l’equipaggio Todaro Boffa che, purtroppo, completò solamente 4 giri (Mennato Boffa al volante) a causa di un calo della pressione dell’olio.

Evidentemente l’auto piacque a Todaro che, dopo la breve esperienza di cui sopra, ne acquistò un esemplare con il quale disputò ben tre stagioni agonistiche caratterizzate da numerose vittorie assolute (Fasano-Selva del 1961, la Valdesi-Santuario Monte Pellegrino nel 1962, la Palermo-Monte Pellegrino del 1963 e due edizioni della Trapani-Monte Erice nel 1962 e 1963) e diversi piazzamenti di prestigio quali il 2° posto assoluto alla cronoscalata Bobbio-Penice ed il 3° posto assoluto, questa volta in pista, nel Gran Premio Campagnano a Vallelunga, circuito al quale, qualche anno fa, hanno sottratto il punto di maggior pelo la curva cieca con dosso della Trincea che i piloti di allora, con quelle vetture, affrontavano a velocità prossime ai 200 km/h senza sapere, pur conoscendo la pista, quali sorprese avrebbe loro riservato l’uscita dal dosso prima della staccatona della curva del semaforo.

L’amore di Todaro per la Birdcage fu ben ricambiato ed il feeling fra uomo e macchina portò, nel 1963, alla conquista dei Campionati italiani assoluti di velocità in pista e salita, specialità profondamente differenti, a dimostrazione della poliedricità del pilota.

Seguirono altre stagioni ed altre auto come, ad esempio, l’Alfa GTA Gr. 2 che nel 1966 lo portò a conquistare (ex-equo col catanese «Gordon») la vittoria di classe ed il 5° assoluto a Monte Erice che già aveva vinto tre volte.  Ed ancora il Monte Erice lo vide al volante, nel 1971, di un’Alfa Romeo 33-3 Sport – vettura sovradimensionata per quel tipo di tracciato – con la quale arrivò 4° assoluto; quella fu la sua ultima partecipazione alla selettiva salita siciliana.

Nel corso della sua variegata carriera sportiva passò con disinvoltura dall’Alfa (Giulietta Berlina e Sprint Veloce, Giulia TZ1 e 2, Sport T33 e 33/3) alla Ferrari 250 GT come dalla Porsche (fra le altre 356 B e 911 T) alla Maserati Birdcage tipo ’60.

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Ugualmente ricca la lista di coloro con i quali divise l’abitacolo e la caratura personale di questi personaggi, fu diretta conferma della validità di questo pilota siciliano: Gino Munaron, Roberto Bussinello, Ferdinando Latteri, Lloyd Casner, Ada Pace, Enrico Pinto, Corrado Ferlaino, «Geki» Russo, Mennato Boffa per citare solamente i principali.

Riportiamo a questo punto l’episodio che un amico, parlando di Todaro, ci descrisse per sottolinearne il carattere ed il modo diretto con il quale quest’uomo, che alcuni anni fa ci ha lasciati, affrontava vita e corse.

Il posto non poteva essere che Floriopoli (box Alfa).

◘ Personaggi: lo stesso Todaro e Carlo Chiti (Direttore Generale Autodelta ndr).

◘ Occasione: prove ufficiali, pioggia battente e circuito molto pericoloso.

Chiti a Todaro:

“Nino, sicuro di voler provare con questo tempo? Sei assolutamente libero di decidere quello che vuoi anzi, se aspetti che spiova, siamo tutti più tranquilli”.

Todaro (al volante della sua Alfa TZ):

“Ingegnere, per favore si sposti, che se non chiudo lo sportello, non posso provare”.

(il tutto alla presenza della nostra fonte).

La foto che segue dimostra che, in tanti modi diversi, i miti non muoiono mai; in questo caso si tratta di un modello della TZ2 Targa Florio di Pinto /Todaro.

foto 9

E, a proposito di miti, ricordiamo – caso mai ce ne fosse bisogno – quello della Targa Florio che Giuseppe Pitrone molto bene illustra, a commento del suo libro intitolato, appunto, «‘A Cursa»; dal suo sito (http://www.giuseppepitrone.it/targa_florio.php) riprendiamo alcuni frammenti che ci sembrano rendere assai bene l’idea:

foto 11Che cos’è stata la Targa Florio? La più antica corsa del mondo? Certo. Una tra le più difficili? Certo. La più prestigiosa? Ancora certo. E tuttavia la denominazione di gara automobilistica …. è molto riduttiva…. È stata…. la festa…. per antonomasia. Quella che ha coinvolto un intero popolo per ben 61 edizioni…. I Siciliani vivevano per la creatura di Florio, aspettavano con ansia la primavera, facevano enormi sacrifici per assistere, partecipavano in prima persona. Sì, partecipavano. Sono molti i piloti che lo possono testimoniare. Per primo Sir Stirling Moss che, nel 1955, uscito di strada con l’Aston Martin, si era rassegnato a tornare in Inghilterra con le pive nel sacco. In testa, Castellotti con la Ferrari. Ebbene, il tifo, la passione e la generosità di un popolo gli rimise la macchina in carreggiata e solo così trionfò, con Peter Collins, nella 39° edizione, a discapito perfino di pilota e macchina italiani. Innumerevoli sono gli episodi similari, a testimonianza che la gente era protagonista a tutti gli effetti…

Escludendo malati, centenari, moribondi, puerpere, neonati e lavoratori bestemmianti inchiodati al dovere, tutti i Siciliani inondavano le Madonie per almeno due giorni. La strada non era più delimitata da muretti e guardrail, ma da doppie e triple file di appassionati che la trasformavano in un corridoio. E se ne fottevano altamente di vedersi sfiorare dalla morte, obbligando i piloti a modificare le traiettorie e a improvvisare numeri d’alta scuola per evitare carneficine.

Nelle vallate non pascolavano, in quei giorni dorati, le care, vecchie mandrie. Al loro posto, sterminati greggi multicolori di auto, che il miracolo economico aveva fatto moltiplicare come pani e pesci. Ogni spiazzo, stradella, anfratto o buco sopra e sottoterra era intasato di 500, 600, autobus, furgoni, motoapi, motorette. Alla vigilia delle prove ufficiali e la notte prima della domenica, i sentieri e le strade secondarie immettevano, come ossequiosi affluenti, centinaia di migliaia di tifosi nell’alveo principale dei 72 chilometri. Zaini in spalla, incolonnati o a gruppi, assomigliavano a soldati che avanzavano verso il fronte per vivere la battaglia dal posto di osservazione più spazioso, dall’altura migliore. Anche gli alberi – privati o del demanio non importava – erano assaliti e subivano potature non richieste. I più giovani si arrampicavano come scimmiette e, una volta conquistato il proprio posto, lavoravano d’accetta o di sega per tagliare fronde che avrebbero osato guastare la visione. Durante la gara, quelli che avevano guadagnato le cime, ci rimanevano dall’alba al pomeriggio. Anche volendo, non sarebbe stato facile scendere, sui rami sottostanti c’erano più teste che foglie.”

Ecco, questa era «‘A Cursa» le cui attuali testimonianze fisiche (Floriopoli in primis ed il busto di Vincenzo Florio) sono oggi abbandonate al degrado da parte di chi dovrebbe preservare un ricco pezzo della storia e del costume della Sicilia alla cui costruzione ha contribuito – nel suo «piccolo» – anche Nino Todaro.

Giovanni Notaro

 

 La mostra: dove e quando

Museo Storico dei Motori e dei Meccanismi

foto 8

Viale delle Scienze – 90128 Palermo

Da venerdì 5 dicembre (ore 18.00 / 23.00) – sabato 6 dicembre (ore 10.00 / 17.00)

Ingresso gratuito

   

Si ringraziano

◘ l’Associazione Culturale Amici della Targa Florio nelle persone di Salvo Careri e Carmelo Oliva per il supporto e le foto fornite.

◘ Il prof. Giuseppe Pitrone per il ricorso al suo sito. 

 

 

Parziale bibliografia sulla Targa Florio

  • A.F. Bradley «Il romanzo della Targa Florio» – «Targa Florio an authentic history».
  • Pino Fondi «La leggendaria Targa Florio» e «Targa Florio un’epopea del Novecento».
  • Gonzalo Alvarez Garcia: «La Targa Florio gattopardi, piloti e gentiluomini» e «Storia della Targa Florio»; Gianfranco Mavero «Targa Florio cronache di un mito».
  • David Owen «Targa Florio seventy epic years of motor racing».
  • Colin Pitt «Targa Florio 1949-1968» e «The Targa Florio race».
  • Vincenzo Prestigiacomo «L’Epoca pioneristica della targa Florio».
  • Salvatore Requirez «Targa Florio» e «I campioni della Targa Florio».
  • Franco Scafidi «Targa Florio corse di altri tempi» e «Mito mondiale».
  • Giuseppe Valenza «Targa Florio un mito».