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Caterham-Alpine, addio!

Finita la «liaison» tra lo storico Marchio inglese e il brand sportivo di Renault. La causa va ricercata probabilmente tra i cambiamenti al vertice della Casa francese

APERTURA RenaultCaterham Megane RS

Il promotore di questa collaborazione è stato nel 2012 Carlos Taverès, allora numero 2 di Renault.

In seguito, alcuni equilibri ai vertici della Casa francese si sono incrinati, tanto da mettere il manager portoghese nelle condizioni di prendere in considerazione la proposta di diventare il numero 1 di PSA Peugeot Citroën, insediamento ufficiale avvenuto il 1° aprile 2014.

Poi c’è anche la rivalità dei due Marchi nella Formula 1, tanto che il patron della scuderia Caterham, il malesiano Tony Fernandes, ha pensato di localizzare la F1 in Medio Oriente e continuare a produrre le Seven nella sede inglese di Caterham Cars a Dartford nel Kent.

Per capire come stanno le cose, bisogna tornare indietro di un paio d’anni e ripercorrerne le tappe salienti.

Renault-Alpine A110-50 GP_Monaco 2012

In occasione del GP di Monaco del 2012, per festeggiare i 50 anni della Alpine, era stata presentata la A110-50, doveva rappresentare la rinascita del Marchio, mito dei rally negli anni a cavallo tra i ’60 e i ‘70. Doveva essere anche l’inizio di una joint venture o partnership se preferite tra il marchio francese e il costruttore inglese, collaborazione poi ufficializzata il 5 novembre 2012 con una società al 50% ciascuno. In quella occasione è stato detto che nello stabilimento di Dieppe verrà avviata la produzione di vetture sportive con marchio Alpine realizzate in collaborazione con Caterham.

È di questi giorni la notizia che Renault ha acquisto la quota del 50% di Caterham, divenendo unica titolare di questa società che si chiamerà Société des Automobiles Alpine Caterham.

A parte il doppio nome, l’unica cosa certa al momento è che Renault continuerà da sola e prevede di presentare entro il 2016 la sua vettura sportiva Alpine (senza la collaborazione di Caterham?) mentre Caterham da parte sua continua per la sua strada proponendo diverse varianti della mitica Seven, erede della capostipite Lotus Seven, la 2 posti con telaio tubolare voluta da Colin Chapman nel 1957.

Caterham Seven telaio

Da quel giorno poche cose sono cambiate sulla Seven, anche dopo l’acquisizione dei diritti di produzione della spartana spyder da parte dell’allora patron di Caterham, Graham Nearn nel 1973.

Caterham Seven R500

La più potente, la più performante e senz’altro anche la più divertente è senz’altro la Seven R500 Superlight del 2008. Motore Ford Duratec da 2 litri e 263 cv per una velocità massima di 250 km/h e lo 0-100 in 2,88 secondi.

Caterham Seven_CSR

Molto performanti anche la Seven CSR-175 che monta il 2 litri Ford da 175 cv, lo stesso della Mazda MX-5 e della Fiesta ST, che le consente di raggiungere i 225 km/h e fare lo 0-100 in 4,9 secondi e la più impegnativa la 485-R che monta lo stesso motore Ford ma con una potenza portata a 240 cv per uno 0-100 km/h in 3,4 secondi.

Caterham Seven_485-R

Accanto a queste due Super Seven, c’è anche la Seven 165 presentata al Salone di Francoforte 2013, spinta dal «piccolo» motore Suzuki a 3 cilindri turbo da 660 cc per 80 cv, non molti, ma quanto basta per regalare piacevoli sensazioni di guida grazie al peso in ordine di marcia di 577 kg e il conseguente favorevole rapporto peso/potenza di 7,1 kg/cv. Contenuto anche il prezzo inferiore ai 25.000 euro.

Caterham Seven_165

Ultima in ordine di produzione la Seven 250-R «Kamui Kobayashi Edition», una versione speciale dedicata al pilota giapponese e realizzata solo in 10 esemplari per il mercato del Sol levante. Deriva dalla Seven 250-R, ha un propulsore Ford Sigma da 1,6 litri e 125 cv per una velocità massima di 180 km/h. Questo motore realizzato da SIGMA, deriva dal 1.600 cc Ford che eroga 100 cv ed è disponibile anche nel secondo step da 150 cavalli.

Caterham Seven 250-R e Kamui Kobayashi (3)

Una gamma completa per il piacere di provare su strada le sensazioni di una guida su pista, ma è doveroso ricordare che le Caterham sono vetture molto spartane che non hanno assimilato nessuna tra le tecnologie di ultima generazione, tanto indispensabili ai guidatori di oggi. Perciò nessun controllo di trazione e di stabilità, neanche l’ABS, per dominarla ci vuole solo la capacità e l’esperienza di chi guida. Due caratteristiche molto rare oggi, ma chi ci riesce, soprattutto sul bagnato, può considerarsi un «buon manico»…

[ Paolo Pauletta ]