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Formula Uno: luci e ombre

Il lato oscuro della competizione più avvincente. Dietro le quinte di un business, il carosello dei  ruoli, delle responsabilità e dei poteri. Ed ora, il cambiamento…

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Le informazioni – da tempo ed in ogni campo – girano in real time e si susseguono con ritmo e quantità tali da rendere non facile la visione del quadro d’insieme sia pure riferito ad un singolo tema, nel nostro caso lo sport automobilistico. Vediamo allora di riassumere, in brevi flash, i cambiamenti o le novità che hanno caratterizzato la fine 2013 ed i primi giorni di questo 2014: sarà sufficiente per rendersi conto del quasi-tsunami che sta attraversando i vertici politici, finanziari e tecnici della categoria principe dell’automobilismo. 

Sport e giustizia

L’ottantatreenne ma dinamicissimo Bernie Ecclestone, una delle figure più carismatiche dalla Formula Uno, sia nelle sue indubbie luci che nelle contrapposte ombre in quasi 40 anni di regno indisturbato, è stato accusato di “corruzione” nei confronti di Gerhard Gribkowsky dirigente della Banca pubblica tedesca Bayern LB già condannato a 9 anni per evasione e frode fiscale, in relazione alla cessione dei diritti commerciali sulla Formula Uno nel cui sfruttamento la banca era subentrata a seguito del fallimento del Gruppo Leo Kirsch.

Ecclestone ha quindi rimesso il mandato di Direttore del CdA della “Delta Copco Ltd” che altro non è se non veicolo operativo di CVC Capital Partners, il fondo di investimento che controlla ogni aspetto commerciale derivante dalla Formula Uno, in primis lo sfruttamento dei diritti televisivi, un affare da sette zeri l’anno, sempre tanti, sia in euro che in dollari.

Il procedimento (che non sarà né semplice né breve vista la sua complessità e la sua natura internazionale) si terrà, a partire dal mese di aprile, presso il Tribunale regionale di Monaco di Baviera, e le cronache giudiziarie ci informeranno al riguardo. Nel frattempo a Londra, il patron del Circus, di fronte all’Alta corte di Londra nel corso della sua testimonianza per lo stesso capo d’accusa, ha fatto esplicito riferimento anche alle maxi-tangenti da 10 milioni di dollari versate nel ’98 a Alain Prost, Eddie Jordan e al capo della Arrows Tom Walkinshaw in cambio del voto necessario per l’approvazione del “Patto della concordia” per rinnovare l’accordo commerciale con le scuderie e mantenere il controllo della Formula Uno.

Per andare oltre la notizia nuda e cruda e comprendere la portata dell’avvenimento – a beneficio di quanti (in primis i più giovani) non siano addentro alla storia politico-economica della Formula Uno degli ultimi 40 anni – occorre meglio comprendere il meccanismo messo nel tempo in piedi da Bernie Ecclestone; ovviamente NON ci riferiamo all’oggetto del processo ma agli interessi che gravitano nel e attorno al mondo della Formula Uno.

L’influenza dei soldi

Se andiamo a ritroso nel tempo, occorre per prima cosa registrare come al crescente potere di Ecclestone, si sia nel tempo sempre più apertamente opposta la FOCA (Formula One Constructors Association, una compagine formata dai Costruttori (sottolineiamo la definizione: costruttori, NON assemblatori, vale a dire Case che attualmente – o in passato più o meno recente – hanno costruito integralmente le monoposto che poi hanno direttamente gestito nello svolgimento di questo o quel Campionato di F1: in testa la Ferrari, a seguire Mercedes, Renault e Honda) che da tempo pretendeva una maggiore compartecipazione ai diritti televisivi e, con essa, un maggiore coinvolgimento nei destini della Formula Uno, richieste che Bernie Ecclestone aveva sempre ostinatamente combattuto.

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Fermo restando che sulla carta esiste, particolare per la Formula Uno, una netta divisione tra il potere tecnico-politico, detenuto dalla FIA, e quello commerciale, detenuto appunto dalla “Delta Copco Ltd”/CVC, in realtà, come in tutte le cose della vita di oggi, gli aspetti economici hanno sempre più marcatamente inciso sulla vita politica e pratica della massima Formula, “amalgamando” – in talune circostanze – gli aspetti tecnico-sportivi (appannaggio della FIA) con quelli commerciali (di competenza della Delta Copco Ltd). Tanto per citare gli aspetti più pregnanti, parliamo di:

• “evoluzione” dei regolamenti tecnico-sportivi: si è tenuto non poco conto della necessità di “fare spettacolo” in modo da mantenere/aumentare l’audience televisiva ed il numero di spettatori presenti in tribuna, complicando, attraverso regolamenti tecnici sempre più complessi e rigidi, la realizzazione delle monoposto ed aumentando i relativi costi a dismisura;

• aumento – probabilmente eccessivo – del numero dei Gran Premi da disputare nel corso della stagione (più GP = più diritti TV da incassare); Bernie Ecclestone, nel costruire la moderna Formula Uno, ha sapientemente sfruttato il desiderio di molti paesi di essere compresi nel suo calendario, mettendo vecchi e nuovi organizzatori in concorrenza in modo da spuntare cifre sempre più consistenti, da versare alla Delta Copco Ltd, sotto forma di diritti di partecipazione al Campionato (da aggiungersi a quelli legati allo sfruttamento dei diritti televisivi…);

• progettazione delle piste (nell’ultimo decennio appannaggio pressoché esclusivo dell’architetto Hermann Tilke, fiduciario della FIA, che in nome della sicurezza ha firmato piste veramente sicure ma spesso accusate dagli stessi piloti (oltre che da addetti ai lavori ed appassionati) di essere prive del fascino e del mordente di quelle piste oramai quasi tutte escluse – ad eccezione dei Gran Premi di Monza, Monaco e Spa – dal Campionato mondiale F1; parliamo ad es. del vecchio Nürburgring – in effetti ben più pericoloso di altre – di Goodwood e di Brands Hatch, ecc.) – che hanno fatto la storia della massima formula e che, in alcuni casi, avrebbero probabilmente potuto essere ricondizionate forse con costi minori rispetto a quelli sostenuti per la realizzazione ex-novo di altre piste in paesi diversi.

La lotta per il potere e non solo

Sono anni che si assiste ad un braccio di ferro tra “Lui” e i Costruttori… per una rivista suddivisione dei diritti televisivi ed oggi tanto l’età di Ecclestone (che malgrado i suoi 83 anni non aveva, anzi non avrebbe, alcuna voglia di abdicare) quanto il procedimento a carico di quest’ultimo, con i pesanti riflessi negativi sull’immagine della Formula Uno, potrebbero aver fornito un’arma in più all’Associazione dei Costruttori nella sua rivendicazione di maggior ruolo politico, economico e probabilmente istituzionale nell’ambito di una Formula Uno della quale occorre rilanciare l’immagine oggi un po’ appannata riguadagnando quindi consenso, oggi in declino per le ragioni anzidette.

In realtà Bernie Ecclestone ha sempre dichiarato ai media che le pretese dei Costruttori (Fiat-Ferrari, Mercedes-Benz, BMW, Renault e Ford che qualche anno fa avevano fondato la Gpwc) rimanevano solamente dichiarazioni di principio e che questi, di fronte a precise offerte di partecipare al o rilevare il business “F1” si sono sempre tirati indietro; può darsi che questo momento di (seria) difficoltà di Ecclestone, consenta loro di ottenere molto a prezzi se non di saldo, perlomeno più convenienti rispetto alle pretese del coriaceo Bernie. Chi vivrà vedrà.

La possibile successione

Marco Piccini, il possibile successore

Marco Piccini, il possibile successore

Poiché del successore di Ecclestone se ne parla oramai da quasi un decennio, ricordiamo che nel 2008/2009 si faceva cenno a Briatore ma la candidatura tramontò; in tempi più recenti si è parlato del Team Principal della Red Bull Christian Horner ma il Presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo, ha definito tale possibilità “uno scherzo” e lo stesso Ecclestone, in una recente intervista rilasciata alla CNN, minimizzò tale voce. Con l’occasione va inoltre rammentato che la Ferrari è l’unica squadra che possiede il diritto di veto ed ha quindi la concreta possibilità di opporsi alle proposte di Ecclestone e della FIA.

Il nome che circola dai primi di dicembre con maggiore insistenza rispetto ad altri è quello dell’ex D.S. di Maranello Marco Piccini il quale ha la caratura e la preparazione tanto finanziaria quanta sportiva ed ancor di più istituzionale (è stato fra l’altro Ministro degli Esteri del Principato di Monaco) per poter occupare con autorevolezza il posto di Ecclestone. Non va inoltre dimenticato il fatto che, dopo il lungo periodo in Ferrari, Piccini ha occupato posizioni di responsabilità in seno alla stessa FIA e siede tutt’ora nel CDA della Ferrari; infine è – per dichiarazione esplicita – gradito allo stesso Ecclestone.

Non resta che attendere.

Giovanni Notaro