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Meno morti sulle strade, ma più incidenti. Il rapporto Dekra Italia: gli smartphone sono i responsabili

In Italia cala la mortalità sulle strade (-4,2%), ma cresce la diffusione dell’«Homo smartphone»: il rapporto annuale Dekra ha infatti dimostrato che la crescita degli incidenti stradali (+0,7%) dipende, nella gran parte dei casi, dalla distrazione

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È stato presentato a Roma il «Rapporto sulla sicurezza stradale 2017 – Strategie per la prevenzione degli incidenti sulle strade europee»: la pubblicazione annuale curata da Dekra Italia (filiale dell’organizzazione mondiale di consulenza sulla sicurezza per i settori «automotive, industrial e personnel») ha rilevato, quest’anno, come la mortalità per gli incidenti stradali, in Italia, si stia effettivamente riducendo (-4,2%), ma anche un rilevante aumento del totale degli incidenti (+0,7%). Diminuiscono, fra le vittime, motociclisti (-15%) e pedoni (-5,3%), ma aumentano scooteristi (+10,5%) e ciclisti (+9,6%): è un riscontro inevitabile del crescente grado di utilizzo, specie in ambito cittadino, di questi mezzi di trasporto.

Il dato più preoccupante di questa pubblicazione, a cura è quello dell’«homo smartphone» alla guida. L’uso improprio di telefoni, smartphone, tablet e qualsiasi dispositivo per la comunicazione (navigatori inclusi) è infatti al primo posto nelle cause di incidenti stradali. Oltre agli Amministratori Delegati di Dekra Italia, Toni Purcaro e Alberto Da Silva, hanno preso parte alla tavola rotonda il Sottosegretario alle Infrastrutture ed ai Trasporti Umberto Del Basso De Caro, il Presidente della Commissione Lavori pubblici e Telecomunicazioni del Senato Altero Matteoli, e i Parlamentari Michele Meta, Debora Bergamini e Paolo Gandolfi. 

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Lo smartphone è sul banco degli imputati

 “È fondamentale limitare l’uso dello smartphone, considerando che il 90% degli incidenti è determinato da comportamenti errati del conducente. E di questi, l’80% è rappresentato dall’utilizzo dello smartphone”. Intervenire per prevenire comportamenti scorretti è quindi una delle best practice al volante, ha sottolineato Toni Purcaro, ribadendo l’utilità degli strumenti per rilevare il tasso alcolemico del sangue, e dei dispositivo alcol-lock (che impediscono l’avviamento del veicolo se tale livello è oltre un certo limite). “È importante anche l’uso delle cinture di sicurezza, specialmente per i sedili posteriori, e la possibilità di avere un’installazione più ampia dei sistemi dispositivi di sicurezza attivi alla guida, che possono salvare una vita su due. Ovviamente – termina l’AD di Dekra Italia – è utile anche verificare periodicamente il funzionamento di tali dispositivi”.

Toni Purcaro, Amministratore Delegato Dekra Italia

Toni Purcaro, Amministratore Delegato Dekra Italia

Nazioni «buone» e nazioni «cattive»

 “In Italia i numeri relativi alle morti per incidenti stradali stanno migliorando. Ma c’è ancora molto da fare, e molte proposte sono sul tavolo”, aggiunge Purcaro. L’Italia si posiziona a metà classifica per quanto riguarda il livello di sicurezza stradale: Norvegia, Svezia e Regno Unito, sulla base del rapporto Dekra 2017, sono i Paesi europei più virtuosi. La maglia nera, quest’anno, viene assegnata alla Bulgaria. Nei Paesi dell’ex Est Europeo l’incidentalità stradale costituisce tuttora un grave problema sociale, anche se i miglioramenti sono consistenti, e piuttosto rapidi. È infatti da segnalare l’esempio positivo della Lituania, la nazione che negli ultimi anni, nella riduzione delle vittime della strada per numero di abitanti, si è dimostrata la più virtuosa. Nel 2014 era in assoluto la nazione più critica nell’incidentalità, mentre soltanto nel 2016 è riuscita a ridurre il numero di vittime del 22%, grazie a un’intensa opera di controllo sulle strade (velocità, tasso alcolemico, stato del veicolo, ecc.) e alla capillare attività di prevenzione attraverso l’informazione: specie verso i guidatori più giovani, affrontando in modo particolare il delicato nesso di incompatibilità tra la guida, e l’assunzione di bevande alcoliche.

 

Problemi a livello comunitario

Va ricordato che la situazione, in Europa, non è rosea per nessuno: il 2016 è stato il terzo anno consecutivo di delusione sul fronte della sicurezza stradale. Sulle strade del Vecchio Continente, infatti, sono morte 25.670 persone; l’equivalente di una cittadina di provincia. Rispetto al 2015 il calo è stato appena del 2%. Ed era stato proprio il 2015 da considerarsi come l’anno peggiore, con la mortalità stradale del nostro continente addirittura cresciuta dell’1%, dopo il pareggio del 2014. Dopo l’obiettivo mancato, si è poi assistito negli ultimi tre anni a una recrudescenza del fenomeno dell’incidentalità, certamente dovuta anche al sempre più frequente uso (scorretto e, come detto, improprio) degli smartphone al volante.

Se l’Europa piange, gli States non ridono

foto: Alberto Mariani

foto: Alberto Mariani

E dire che l’Europa nel 2010 si era data l’obiettivo di ridurre del 50% in dieci anni il numero delle vite perse sulla strada. Per raggiungere tale obiettivo sarebbe stato necessario un tasso annuo di riduzione del 6,7%. Invece fino a oggi si è viaggiato sul -3,4%, con il conseguente abbassamento delle vittime sulla strada del 19% nei primi sei anni del decennio.

Ora la situazione è più dura, visto che nei tre anni di tempo utile che restano per centrare l’obiettivo, bisognerebbe ridurre i decessi dell’11,4% l’anno. Il paragone tra Europa e Stati Uniti resta, comunque, impietoso: solo nel 2016, infatti, sulle strade americane vi sono stati 40mila morti in più rispetto all’anno precedente, con un tasso di crescita del +15%. “La speranza – commenta Toni Purcaroè arrivare a una «vision zero» dei morti su strada”.

[ Alessandro Ferri ]