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La rivincita dei Brutti Anatroccoli

Snobbate ieri, ricercatissime oggi: da una complessa indagine di Autoscout24 – il portale leader per la vendita e l’acquisto delle automobili – sono emerse le dieci auto che, a dispetto del loro insuccesso da nuove si sono rivelate, nel tempo, un solido investimento per chi le possiede, e un oggetto del desiderio per tutti gli altri

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Le auto sono come le persone. Vanno capite, ma soprattutto conosciute sulla lunga distanza, per poter veramente apprezzarne pregi e difetti. Perché anche per le auto vale quel che succede con le persone: non sempre la prima impressione è quella giusta. E poiché la perfezione non esiste, neanche il mercato automobilistico è un sistema infallibile: può infatti succedere che l’accoglienza prevista verso un determinato modello si riveli, specialmente nei primi mesi, inspiegabilmente fredda da parte della clientela. E può infatti succedere che, dopo uno o due massimo tre anni la stampa specializzata si trovi a scrivere quella parola – «flop» – che gli uffici marketing non vogliono nemmeno sentire. A volte, però, succede qualcosa di inatteso. E che alcune automobili, letteralmente snobbate dal pubblico da nuove,  acquistino col tempo un certo interesse, fino a sfociare nel vero e proprio appeal da auto vintage qualche decennio dopo.

Una ricerca per individuare i successi inaspettati

Ma quali sono queste automobili? Il gruppo tedesco Scout24, leader in Europa e in Italia con il portale Autoscout24 (la piattaforma online dove si comprano e si vendono auto nuove, usate o a chilometri zero) ha voluto approfondire la cosa effettuando, sul mercato italiano, un’approfondita analisi sull’interesse verso questo tipo di vetture. Sono così state prese in considerazione oltre 400 auto con più di 16 anni, e un numero superiore alle 100mila ricerche nell’ultimo anno. Il prezzo medio delle auto esaminate è stato poi calcolato sulla base degli annunci presenti sul sito www.autoscout24.it, al momento dell’attivazione dello studio. È stato così possibile stilare una classifica di quelle auto che, pur avendo una storia problematica alle spalle, e che da nuove fecero pur storcere il naso a più di un automobilista, hanno saputo mostrare nel tempo il loro lato migliore, sapendosi rivelare oggi tra le più amate. Suscitando la gioia in chi le possiede, il desiderio da parte di chi vorrebbe averle, e l’ovvio innalzamento delle quotazioni di mercato. Vediamo a seguire questa curiosa classifica, e il prezzo medio delle vetture che la compongono.

Anche le supercar piangono

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In pole position della classifica dei «Brutti Anatroccoli a quattro ruote» troviamo tre supercar d’eccellenza. E sorprende, a dire il vero, che ben due di esse portino il nobilissimo marchio del Cavallino Rampante. Al vertice della Top Ten troviamo infatti la Ferrari Mondial nella sua prima versione. Quando la Mondial 8 fu presentata al pubblico (correva l’ormai lontano anno 1980) quell’immagine poco consona a una sportiva di lusso, e le prestazioni non proprio ottimali, non convinsero. E il successivo tentativo di rilancio con la «Quattrovalvole» non riuscì a cancellare il ricordo della prima nata. Eppure quella sportiva a quattro posti disegnata dalla Pininfarina sapeva combinare, in modo del tutto geniale, praticità e potenza. Oggi è accessibile a un prezzo medio relativamente basso, circa 40mila euro, ed è molto amata da chi vuole avvicinarsi al mondo Ferrari, rappresentandone una sorta di «entry level».

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A seguire, la nota Maserati Biturbo, la granturismo da sogno destinata a un mercato di massa. Frutto della visione di Alejandro de Tomaso, allora alla guida della Casa del Tridente, incarna come poche altre auto il desiderio di riscatto che animò gli Anni Ottanta. Doveva rappresentare una coniugazione della supercar per tutti, e da usare anche quotidianamente, senza denegare la tradizione del marchio. Lanciata sul mercato nel 1982, sicuramente con troppa fretta e disinvoltura, scontò fin da subito i problemi derivati da una progettazione troppo veloce, dalla componentistica perfettibile e dalla delicatezza della messa a punto.

Emergevano su tutto, a dispetto di queste carenze, quelle linee tese e aggressive disegnate da Pierangelo Andreani che, assieme al potente motore bialbero e alla doppia turbina da cui trae il nome, ne fanno un cult assoluto. Il suo valore medio, al momento, si aggira a un livello di poco superiore agli 11mila euro.

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In terza posizione troviamo un’altra creatura di Maranello: la Ferrari Dino GT4. L’auto porta un nome importante, che sottolinea l’origine legata al giovane rampollo della famiglia Ferrari scomparso prematuramente, a cui fu dedicato l’omonimo marchio. Lanciata nel 1974 come Dino 308 GT4, fu affiancata poi dalla «208», versione dai consumi ridotti in ossequio alle stringenti esigenze scandite dalle meste crisi energetiche mondiali. Purtroppo nemmeno le linee scolpite da Marcello Gandini per Bertone riuscirono a convincere i puristi del brand, ed Enzo Ferrari dovette così riposizionare la gamma del Cavallino Rampante. Oggi la Dino GT4 si è presa la sua rivincita: molto amata dai collezionisti, si aggira a un prezzo medio di 44mila euro.

Correvano i grigi e controversi Anni Settanta

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Il resto della classifica è dominato dalle auto prodotte negli Anni Settanta, decennio minato da gravi disordini di natura economica e sociale, ma fortemente orientato alla sperimentazione. Come testimonia la Volkswagen-Porsche 914, singolare nel riunire in un unico modello le due Case teutoniche. L’accordo tra Ferdinand Piech e una Volkswagen che aveva iniziato una deriva pericolosa (da cui sarebbe risorta poco tempo dopo, con la nuova gamma a trazione anteriore) risale al 1969, e immediatamente dopo ci fu il lancio di quest’agile sportiva tipo targa.

Strano a dirsi oggi, ma il connubio dei due brand, inconciliabili per spirito e costo, non piacque e venne rifiutato dal pubblico, così come nello stesso periodo aveva rifiutato le grosse ma valide VW 411 e 412, gettando nello sconforto il management di Wolfsburg. Questa piccola, originale sportiva si piazza in quarta posizione, ed è oggi proposta, mediamente, a un prezzo di poco inferiore ai 20mila euro.

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Ammiraglie italiane sfortunate

Al quinto posto troviamo una grande ammiraglia italiana: la Fiat 130 rappresentò il tentativo della Casa torinese di raggiungere BMW e Mercedes-Benz sul gradino di mercato più alto. Siamo nel 1969, e lo choc petrolifero è alle porte. L’auto ha una linea in apparenza americaneggiante, ma coniuga in realtà un’interpretazione tutta italiana dei canoni stilistici di oltre Oceano, più o meno come era accaduto venti anni prima con la tondeggiante Fiat 1400. La cilindrata di 2.800 cc prima, e 3.200 poi, è inusuale per un’auto italiana che non sia una Lamborghini, una Ferrari o una Maserati, e il nome del marchio è tradizionalmente associato – in Italia, ma anche all’estero – a valide, economiche utilitarie o a brillanti ma sobrie vetture di gamma media come la diffusissima «128». Malgrado le finiture eccellenti e il comfort di marcia superlativo, le prestazioni appena discrete pregiudicano l’immagine dell’auto, così come i consumi non proprio parchi fanno perdere consensi addirittura prima che scoppi la prima crisi energetica, nell’autunno del 1973.

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La Fiat 130 finirà adottata dalle Istituzioni politiche dell’epoca, conquistando l’immaginario collettivo con la sua classicità innata e rimanendo impressa, nel mondo, come rappresentativa di uno dei momenti più tragici della vita del Paese. Il giorno in cui venne rapito dalle Brigate Rosse, con il tragico eccidio della sua scorta, Aldo Moro viaggiava infatti a bordo di un’auto simile. Era il 16 marzo del 1978.

La «130» di Moro è oggi conservata presso il Museo della Motorizzazione Civile a Roma. Mentre per entrare in possesso di una delle quasi 20mila unità prodotte (fino al 1977) è necessario spendere una cifra media di 8.700 euro.

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Anche la sesta classificata ha, al suo attivo, una storia articolata e complessa: parliamo della grande, elegante Lancia Gamma. La prima ammiraglia prodotta da Lancia, passata nel 1969 sotto la gestione Fiat, apparve fin dal primo momento antiquata, a dispetto di una linea ispirata ai due volumi, che rifletteva gli stilemi più apprezzati del tempo. Qualcuno scrisse che assomigliava a una “donna matura, affascinante, che sa di essere bella e che proprio per questo non ha bisogno di darlo a vedere”.

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La progettazione della Gamma era iniziata già nel 1972, mentre il lancio avvenne nel 1976, quando lo scenario automobilistico e le scelte della clientela era drasticamente mutato, così come il prezzo del carburante alla pompa, passato da 162 a oltre 500 lire al litro. Ancora una volta, fu la grave crisi energetica di quegli anni a segnare il destino di un’auto che avrebbe meritato ben altri onori. Finita impeccabilmente e ricca di accessori, la Gamma era prodotta in doppia versione, berlina e coupé, proprio come l’altrettanto sfortunata Fiat 130, e oggi è possibile acquistarla a un prezzo medio di circa 5.500 euro.

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Settima classificata, un’altra berlina di rappresentanza di produzione nazionale: l’Alfa Romeo Alfa 6, nata dalla matita di Rudolf Hruska nasconde, come altre sue coetanee, un percorso travagliato. Anche la Fiat 130 e la Lancia Gamma ebbero, in pratica, il torto maggiore nel nascere nel momento sbagliato. Denominata «Alfona» per la somiglianza con la sorella minore Alfetta, l’Alfa 6 era stata pensata nel 1969, era pronta da alcuni anni ma sarebbe stata presentata solo nella primavera del 1979.

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La linea, all’atto della presentazione, aveva una sorta di apparente disomogeneità nei confronti dello spirito dell’epoca. Nel suo cuore, tuttavia, batteva il mitico motore V6 realizzato dal maestro Busso. Apprezzatissima dalle Istituzioni (era in dotazione anche alla Presidenza della Repubblica) è oggi molto amata, anche da quegli alfisti più puri che, inizialmente, rimasero diffidenti, ed è reperibile a un prezzo medio di 8.700 euro.

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SM: la migliore Citroën mai prodotta

In scia all’Alfa 6 la Citroën SM, considerata da molti la migliore auto mai prodotta dalla Casa del Double Chevron e frutto anch’essa, come la Porsche 914, di una partnership fra due Case Automobilistiche. La SM era stata realizzata assieme alla Maserati: è una sportiva robusta e potente, penalizzata da un motore delicato e complesso, oltre che dispendioso. Lanciata nel 1970, sopravvisse solo cinque anni, schiacciata anch’essa dalle conseguenze della crisi petrolifera. Chi ancora oggi subisce il fascino delle sue linee affusolate e della raffinatezza dei dispositivi di bordo, deve rassegnarsi a non badare a spese: il prezzo medio per una Citroën SM è infatti di 31.500 euro.

Quell’Argenta era troppo grigia

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La classifica prosegue con un’incursione nel decennio successivo. Gli insuccessi automobilistici degli Anni ’80 sono pienamente simboleggiati dalla Fiat Argenta, la berlina di classe medio alta prodotta da Fiat a partire dal 1981, per sostituire la validissima ma ormai vecchia «132». Ha brillato per poche stagioni: ristilizzata urgentemente nel 1983, cessò di essere prodotta nel 1985 per cedere il passo alla Croma prima serie. I ricchi allestimenti e l’ampia dotazione di accessori, anche di serie (come il servosterzo) hanno rappresentato il meglio che Fiat potesse offrire all’epoca.

Dell’Argenta non piacque affatto il suo voler somigliare troppo alla sua antesignana, e quella certa patina di grigiore austero discordante con la diffusa vivacità del periodo: vivacità che si rifletteva anche nella produzione automobilistica. Non le fu poi perdonata una tenuta di strada di cui, specie su fondi viscidi, meno si diceva meglio era, ma soprattutto le scarse prestazioni della versione 1600. Oggi la si trova al prezzo medio di 3.200 euro.

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Chiude la classifica la Renault 6. Questa onesta vettura francese è stata prodotta, a partire dal 1969, per oltre dieci anni, maturando numeri di vendita discreti ma mai pienamente soddisfacenti. Vissuta sempre all’ombra della sorella minore (la mitica R4) che avrebbe dovuto affiancare per combattere la «nemica» Citroën Ami 8, non riuscì mai a farsi apprezzare del tutto, forse per la sua incertezza esistenziale.

Troppo grande per essere un’utilitaria, era al tempo stesso troppo spartana per essere una vettura media: specialmente con quell’anacronistico cambio al cruscotto, la carrozzeria alta e quel grande portellone posteriore, in un mondo che non aveva ancora fatto diventare di moda le station wagon. Oggi razionalità ed eleganza della Renault 6 conquistano nuovi ammiratori, e i più giovani si sorprendono nel venire a sapere che sia mai potuta esistere. Prezzo medio per vivere l’emozione di averne una, 2mila euro.

[ Alessandro Ferri ]