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Porsche Classic e il restauro d’autore: 911 2.5 S/T

Alla Techno Classica di Essen la Casa tedesca ha presentato il prestigioso restauro della rara 911 2.5 S/T, vettura da corsa costruita in soli 24 esemplari, vincitrice di classe alla 24 Ore di Le Mans del 1972

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In azione al Nürburgring

All’inaugurazione della Techno Classica ad Essen, Porsche ha presentato la 911 2.5 S/T vittoriosa alla 24 ore di Le Mans del 1972, il cui restauro ha richiesto ben due anni di lavoro da parte dei tecnici specializzati di Porsche Classic.

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La base di partenza

La 911 2.5 S/T venne rinvenuta alcuni anni fa da un collezionista statunitense in uno stato di totale abbandono. Il primo esame in officina ha evidenziato non solo un restauro effettuato sulla base del successivo modello (il cosiddetto «G» della 911), ma anche alcuni danni riparati in modo improprio (deformazioni nel tunnel e ai longheroni) cui si aggiungevano i danni (seri) da corrosione alle pareti dei passaruota e sul tunnel mentre il tetto appariva gravemente deformato, forse a causa di giochi infantili.

Il restauro

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I lavori di restauro della carrozzeria, lunghi e complessi, hanno riguardato l’impegnativa ricostruzione e il rifacimento dei passaruota maggiorati (frutto di un parziale intervento artigianale), un nuovo tetto e un nuovo fondo del serbatoio.

911 nella fase di restauro

Terminato il complesso lavoro sui lamierati, la carrozzeria della 911 2.5 S/T è stata sottoposta a cataforesi (KTL, verniciatura catodica ad immersione) e rivestita con uno strato protettivo anticorrosione secondo i più elevati standard attualmente previsti per le attuali vetture di serie nel cui ciclo di preparazione e verniciatura la carrozzeria restaurata è stata appositamente introdotta uscendone nell’originaria tonalità di colore light yellow  (codice 117).

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Alexander Fabig, responsabile di Porsche Classic in Porsche AG, nel ricordare lo stato originario della vettura, ha precisato che “L’esemplare ritrovato è un’autentica rarità: la vettura da corsa è stata costruita in soli 24 esemplari sulla base della 911 2.4 S Coupé.   La fiducia che il cliente ha riposto in noi, affidandoci il restauro della vettura, ci gratifica. Il progetto è a dir poco unico e di grande significato storico”.

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Questa 911 2.5 S/T T è l’evoluzione della 911R del 1967 e rappresenta l’antenata diretta e il precursore tecnico iniziale della 911 Carrera 2.8 RSR che, dal 1973 in poi, consacrò la sigla «RSR» come sinonimo di «vetture da competizione» (letteralmente: racing sport racing car) diventando, secondo la filosofia di Ferry Porsche, la quintessenza del costante sviluppo tecnologico delle vetture da corsa 911 e delle 911 di serie.

L’impiego all’epoca

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Sviluppata per essere utilizzata dai team privati nelle competizioni sportive a loro riservate nel Gruppo 3 (vetture GT di serie) e nel Gruppo 4 (vetture GT modificate), la 911 2.5 S/T venne prodotta in serie limitata a partire dal 1971 dal reparto sportivo della Porsche e venduta al prezzo di 49.680 marchi tedeschi cui si dovevano aggiungere ulteriori 19.000 marchi per l’allestimento «rally»; di quest’ultima versione nel gennaio 1971 ne vennero prodotti 5 esemplari per l‘East African Safari Rally, ma ne vennero iscritti solo 3, uno dei quali pilotato da Bjorn Waldegard che si ritirò a causa di un incidente. Un altro esemplare con il n°19 si classificò al quinto posto.

Porsche 911 S/T. 5°posto_Zasada Sobiesław-Bień Marian_all'East African Safari 1971

Porsche 911 S/T. 5°posto con Zasada Sobiesław-Bień Marian all’East African Safari del 1971

Ordinata al reparto competizioni sportive Porsche dal pilota e giornalista statunitense Michael «Mike» Keyser nel novembre del 1971, la 911 2.5 S/T fu impiegata nella stagione 1972 in numerose gare negli USA e nel Campionato mondiale di durata per conto della sua casa di produzione «Toad Hall Racing» che realizzava evocativi documentari sulle corse.

Michael Keyser

Le immagini dimostrano infatti che con questa vettura realizzò e fu anche regista del film «The Speed Merchants», al quale parteciparono tra gli altri, Mario Andretti con la Ferrari 312P e Vic Elford con la Alfa Romeo T33TT/3, che si prestarono durante le corse per le riprese del film.

«Mike» Keyser durante le riprese (da notare le cineprese poste anteriormente e poster el film alle 6 Ore di Daytona

«Mike» Keyser durante le riprese del film (da notare le cineprese poste anteriormente e posteriormente) durante le 6 Ore di Daytona

Fra i piloti anche Jürgen Barth, allora pilota ufficiale e collaboratore della divisione sportiva Porsche che 44 anni dopo ricorda ancora con emozione quei momenti: “Mike Keyser mi aveva invitato a Sebring e avevamo programmato di partecipare a tutte le gare del Campionato mondiale di durata del 1972. Mike aveva perfino ingaggiato un piccolo team televisivo che lo avrebbe seguito durante la stagione”.

Assieme a Mike Keyser, nel corso della stagione 1972, Jürgen Barth partecipò con la 911 2.5 S/T alla 6 Ore di Daytona (6 febbraio – n.16:  ritirata dopo 2h09m), alla 12 Ore di Sebring in Florida (25 marzo – n°16: ritirata dopo 3h09m), alle 6 Ore Watkins Glenn, alla Targa Florio (21 maggio – n°23: 10° assoluta) e alla 1.000 km del Nürburgring (28 maggio – n°65: 13° assoluta). Infine, l’equipaggio formato dal pilota svizzero Sylvain Garant, Keyser e Barth, affrontò – con la n°41 l’11 giugno –  la 24 Ore di Le Mans, dove il trio ottenne, con i colori del team Louis Meznarie, non solo la vittoria di classe (unica 911 a giungere al traguardo) con le vetture GT di cilindrata fino a 3 litri, ma anche un ottimo 13° posto nella classifica generale.

[ Giovanni Notaro ]