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La guerra francese al diesel: politica utopistica o vero problema?

Il Primo Ministro Manuel Valls, in base ai risultati di un recente studio sugli effetti del particolato, punta a penalizzare questo tipo di propulsione

Premier Exif JPEG

Che tutto il modo (politico) sia paese?: il Governo francese sembrerebbe deciso ad aprire, pesantemente, le ostilità contro il diesel e questo dopo un pluridecennale periodo di politica di incentivazione all’acquisto di piccoli mezzi diesel a minor emissione di CO2.     la diffusione di questo tipo di veicoli è stata per lunghissimo tempo favorita sia con le suddette campagne e sia con un regime fiscale particolarmente favorevole sul prezzo alla pompa tanto da aver portato l’acquisto di questo tipo di propulsori a superare ampiamente quello dei modelli a benzina.

FOTO 2 VALLSLe parole del Primo Ministro francese Manuel Valls sono state chiare: “I motori diesel sono stati a lungo privilegiati e questo è stato un errore. Bisogna progressivamente
ritornare sulla decisione con intelligenza e pragmatismo”…
costruendo un…..”sistema di identificazione dei veicoli in funzione delle loro emissioni inquinanti” per consentire a livello locale lo sviluppo di “politiche che favoriscano i veicoli più puliti” (discorso conclusivo della Conferenza ambientale organizzata dal Governo transalpino).

Entro febbraio prossimo le misure di contrasto saranno già state predisposte ed inserite in un apposito progetto di Legge. 

Il diesel in Francia

Il parco circolante francese è composto per circa il 62% ed il 38% rispettivamente da auto diesel e benzina. Il dato delle immatricolazione nel periodo gennaio /settembre corrente anno evidenzia che le vetture diesel hanno toccato il 64% mentre quello relativo ai consumi di carburante nello stesso periodo sale all’80% del combustibile complessivamente commercializzato, il che evidenzierebbe un ricorso al diesel decisamente superiore rispetto alla propulsione a benzina. 

Cosa dice lo studio

L’irrigidimento del Primo Ministro è dovuto alla recente pubblicazione di un recentissimo studio del CNRS di Orléans sulla qualità dell’aria di Parigi i cui monitoraggi – durati 18 mesi – hanno evidenziato un totale «fuori controllo» delle polveri fini (diametro da 0,2 a 1 micron) prodotte dai veicoli diesel e dalle stufe a legna; a tali polveri è attribuita la responsabilità di 1.400 decessi l’anno nella Capitale che salgono a 42.000 in Francia e, in base all’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (2011) portano a 400.000 i decessi in Europa. 

Cosa faranno oltralpe?

In Francia come in Italia chi si tiene stretta la sua vecchia auto non lo fa per scarsa coscienza ecologica ma, più semplicemente, perché non può permettersene una nuova; la quasi totalità dei veicoli più vecchi ed inquinanti è concentrata nelle fasce di popolazione meno abbienti e quindi la o le misure dissuasive colpiranno inevitabilmente proprio coloro che meno possono spendere (creando un calo di consensi a livello politico) e che, contando su incentivi e minor costo del carburante avevano acquistato proprio l’auto che oggi si vuole colpire.

Di conseguenza, qualunque misura attuerà il Governo francese, qualcuno scontenterà; gli ecologisti se le misure saranno attenuate per non gravare troppo sui più deboli; questi ultimi qualora le misure dovessero rivelarsi pesanti; entrambi nel caso intermedio…

Quel che è certo è che, pur avendo dichiarato Valls che non intende danneggiare i meno abbienti, ha comunque anticipato che verrà adottato un “sistema di identificazione dei veicoli in funzione delle loro emissioni inquinanti”  e che la tassa sul consumo di prodotti energetici (Ticpe) sarà aumentata di due centesimi di euro al litro, il che incrementerà le entrate erariali di 800 milioni di euro l’anno; entrambi gli annunci vanno in realtà contro le fasce più deboli, infatti:

● i 2 centesimi di aumento, colpiranno tutti indiscriminatamente;

● perché mettere in atto il suddetto sistema di identificazione dei veicoli più inquinanti se ciò non serve a penalizzarli in base al principio del più inquino più pago?

foto 3 segoleneAnaloga a quella del Primo Ministro è la posizione del Ministro per l’Ecologia Ségolène Royal che ha a sua volta affermato “Se diamo un impulso forte, ed eliminiamo il vantaggio competitivo dei diesel, ci si orienterà sul trasporto sostenibile e daremo un impulso all’auto elettrica“.

Non è però fuori luogo ricordare, a proposito di polveri sottili, che il Prefetto di Parigi ha recentemente emesso un’ordinanza con la quale vieta a partire dal primo gennaio l’accensione di 135mila camini estendendo tale divieto a 435 comuni della regione Ile-de-France. Sembra, a quanto si legge sulla stampa francese, che tale misura sia stata ispirata dallo studio di cui sopra che ha rilevato che i camini sarebbero fonte, quanto l’auto, dell’emissione di polveri sottili; a differenza però dell’atteggiamento assunto nei confronti dell’auto, Ségolène Royal ha definito la misura “eccessiva” e “ridicola” benché sempre di polveri sottili si stia trattando.

Qualche considerazione

In un intervento trasmesso da France 2, il Ministro ha dichiarato che farà “cambiare questa decisione che va nella direzione sbagliata; ci vogliono far credere che i caminetti inquinano più delle auto diesel. Bisogna essere ragionevoli – ha aggiunto -. Sono contraria ad una società di divieti“; per operare un distinguo del genere è lecito supporre che il Ministro per l’ecologia abbia informazioni e certezze non in possesso dei media che hanno diffuso la sua opinione poiché – in caso contrario – non si comprenderebbe la differenza di atteggiamento verso due diverse emittenti di polveri sottili, visto che la tutela della salute dovrebbe venire prima di tutto.

Tornando all’auto

● Il Ministro dell’ecologia sottolinea come le misure anti-diesel sposteranno l’attenzione verso l’auto elettrica Auto elettrica la quale però non è a emissioni zero a meno che la corrente che la alimenta in fase di ricarica sia generata da fonti rinnovabili; in caso contrario il «rifornimento» genera inquinamento indiretto; rimane poi sempre valido il problema delle emissioni derivanti dalla fabbricazione dell’auto, quello del trasporto e dello smaltimento delle batterie e degli pneumatici, quello derivante dalla rottamazione dell’auto, per la parte di componenti non riciclabili; questo tanto per essere precisi pur condividendo – ovviamente – il fatto che l’auto elettrica è comunque un enorme passo avanti ad un’auto a combustione interna

● Questa battaglia contro i diesel coincide con l’introduzione della normativa Euro6 che abbatte le loro emissioni di particolato e NOxquasi al livello di quelle previste per i motori a benzina; per i futuri diesel Euro6 sarà infatti obbligatorio il trattamento degli NOx la cui quantità rilasciabile sarà non superiore a 80 mg, contro i 60 dei motori a benzina; sembrerebbe a questo punto logico pensare che la campagna di penalizzazione anti diesel non colpirà questi ultimi (oppure, per coerenza, dovrà colpire anche i benzina…) anche perché se ciò dovesse essere, la misura colpirà in primis le Case costruttrici che tanto hanno investito per poter ottemperare al dettato della normativa Euro 6.

Il vero problema

Il problema non lo creano i diesel in generale, dunque, ma i vecchi diesel. Secondo l’autorevole quotidiano francese «Le Figaro», “è sul parco circolante che bisogna concentrarsi, ma lo Stato non ha i mezzi finanziari per incentivare il ritiro dalla circolazione dei diesel più anziani”.

L’osservazione non può che essere condivisa e ci fa capire come, in questo campo, i problemi francesi, tanto di inquinamento quanto di politica, siano del tutto analoghi ai nostri. 

L’atteggiamento delle Case automobilistiche francesi

FOTO 4 TAVARES UFFCarlos Tavares, numero uno di PSA Peugeot-Citroën, lo scorso ottobre, in occasione del Salone dell’auto di Parigi, ha decisamente preso posizione a difesa dei nuovi diesel francesi, caratterizzata da cilindrate, consumi e conseguenti emissioni decisamente ridotti, progettati anche in funzione della campagna di incentivi statali basati sul sano principio del meno inquini meno paghi.

E d’altra parte Tavares fa intendere che dopo decenni di orientamento consolidato, non si possono sovvertire le regole di mercato, per osservare le quali i costruttori hanno impostato investimenti e ottenuto risultati corroborati dai limiti alle emissioni imposti dalla normativa Euro6 e precedenti.

Vedremo come andrà a finire.

Giovanni Notaro