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«Bisiluro»: dall’OSI al Pegaso

Storia di un mezzo italiano e di uno spagnolo. Continua il nostro breve viaggio nel mondo delle auto da record con carrozzeria a doppio scafo

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OSI Silver Fox 

Rappresentò il secondo tentativo – datato 1967 – di partecipazione di un bisiluro alla 24 Ore di Le Mans. Progettato dall’ing. Sergio Sartorelli e realizzato dalla torinese OSI – Officine Stampaggi Industriali (una delle tante eccellenze artigianal-industriali italiane scomparse), l’auto, costruita anche per conseguire alcuni record di velocità sulla distanza, sfortunatamente non ebbe modo di esprimere il suo potenziale a causa dell’improvviso decesso del co-titolare dell’OSI, ing. Luigi Segre e della conseguente cessazione, nel 1968, dell’attività aziendale iniziata solo 8 anni prima.

Struttura e meccanica: la struttura pur perpetuando l’impostazione concettuale dei suoi predecessori, constava in questa nuova versione i due telai distinti composti da due scocche antero-centrali che, primo caso nella storia dei bisiluro, contenevano ciascuna una nicchia per la seduta di pilota ed ipotetico passeggero.

foto osi 5Queste due scocche erano collegate da tre elementi tubolari trasversali posti il primo alla base del parabrezza (che a differenza degli altri bisiluro si estendeva per l’intera larghezza dell’auto), mentre il secondo e terzo collegavano le parti terminali superiore ed inferiore delle due scocche; da queste ultime e dai due elementi tubolari appena menzionati dipartivano due tralicci tubolari posteriori fra loro collegati da un traliccio inferiore ad andamento curvilineo che, una volta rivestito, si sarebbe trasformato in un elemento aerodinamico deportante.

Il motore, infine, era un Renault Alpine A110 da 956 cc, posizionato trasversalmente dietro il sedile del passeggero in modo da bilanciare il peso del pilota il cui abitacolo era situato nel siluro opposto. Interessante infine la collocazione dei due radiatori che, posti in punta ai due siluri, dietro ai gruppi ottici, prendevano aria fresca da una sorta di presa «Naca» posta al di sotto dei fari, mentre l’aria calda veniva scaricata attraverso due feritoie poste dietro ai radiatori e ricavate nella parte superiore di ciascun siluro.

L’aerodinamica: il Silver Fox presentava linee più squadrate rispetto al passato, probabilmente anche in omaggio agli stilemi allora vigenti. La grande cura progettuale e l’attento studio dei flussi aerodinamici produssero un corpo vettura molto ben profilato, caratterizzato da alcune soluzioni allora d’avanguardia, dalle due code tronche ad andamento leggermente rialzato allo studio dei flussi correnti fra i due scafi sul quale vale la pena soffermarsi.

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L’elemento alare anteriore presente nel «Tarf II» venne attualizzato sul Silver Fox ampliandone la superficie e collocandolo in posizione appena arretrata rispetto all’asse dell’avantreno; la sottigliezza di quest’ala orizzontale minimizzava la divisione dei flussi che venivano incanalati al di sotto del padiglione centrale il cui profilo inferiore partiva appena sotto l’attaccatura del parabrezza ed era leggermente discendente verso la coda.

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Il flusso, scivolando al di sotto del parabrezza, veniva così diretto verso la parte posteriore dell’auto e, impattando sulla carenatura deportante dell’elemento centrale del telaio posteriore, spingeva il retrotreno verso il suolo, aumentandone l’aderenza: in pratica un alettone posteriore inferiore ben più esteso ma con funzione del tutto analoga a quello, visto in tempi successivi, che caratterizzò la coda della Fiat barchetta.

Il Silver Fox, pur nell’impossibilità di onorare gli obiettivi per i quali era stato costruito, sigillò un’epoca di profonda trasformazione del design e dei processi industriali, epoca nella quale non ancora stretti da logiche di mercato, budget e diagrammi, una realtà tutto sommato semi-artiginale come l’OSI poteva tradurre lampi di genio in realtà. 

Bisiluro Pegaso 

A nostro avviso condivide l’impostazione estetica, in maniera però meno estrema, del bisiluro DaMolNar.

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Costruito in Spagna nel 1953 (la Pegaso era un’industria automobilistica locale di primo livello) in base al regolamento della categoria sport allora vigente, questo bisiluro spagnolo venne progettato da W.P. Ricart dopo aver lasciato incarichi di grande prestigio ed importanza tecnica all’Alfa Romeo.

 

 

Come il «bisiluro» di Taruffi, anche quello Pegaso era stato dotato di due pinne stabilizzatrici verticali posteriori mentre il freno aerodinamico, che poi vedremo sulle Mercedes 300 SLR Sport del 1955, era una sua peculiarità. Questo bisiluro spagnolo fece la sua prima comparsa nel maggio del 1953 sul circuito di Monthlery testato da Celso Fernandez e dal Principe di Metternich in vista della partecipazione alla 24 Ore di Le Mans, seguita da una seconda uscita nel settembre dello stesso anno nei pressi di Barcellona in vista del tentativo di record poi effettuato su un tratto dell’autostrada belga che collegava Ostenda a Gante, dove riuscirono a battere, osteggiati da diversi problemi tecnici, solamente i record sul chilometro e sul miglio lanciati alla media di 243,079 km/h (il chilometro) e 241,602 (il miglio) superando ampiamente il precedente record, detenuto da una Jaguar XK 120 rispettivamente con 238,88 e 237,64 km/h.

Questo bisiluro venne realizzato con carrozzeria sia in alluminio che in vetroresina e le frammentarie informazioni reperite non hanno chiarito con quale delle due siano stati ottenuti i due records. Ed ecco il link ad un breve filmato dell’epoca:

https://www.youtube.com/watch?v=vw8PVZ_zl0A 

Modellismo 

 

 

 

La particolarità di questi veicoli li ha fatti riprodurre in numeri tutto sommato limitati e tra i vari modelli prodotti ricordiamo:

● Pegaso: la Z 102 Bisiluro 1953 di AMR 1/43 ed i 400 esemplari slot in scala 1/32 della CJ-21.

● OSI SilverFox: il modello 1/43 della Provence Moulage del 1967 e quello nella medesima scala dell’italiana Politoys, delle vecchie riproduzioni-giocattolo in plastica della Penny e quella della Speed-Mercury in scala 1/66 trasportabile su vagone ferroviario.

Bisiluro Taruffi: modello in metallo bianco FDS in scala 1/43.

● Bisiluro DaMolNar: MPH Models scala 1/43.

Giovanni Notaro